discussione pesante, ieri sera.
si tratta dei lutti familiari, miei e del mio compagno.
e due visioni lontane di queste esperienze.
poi mentre in casa tutti dormivano mi sono chiesta un pò di più, o più a fondo, come mi rapportavo io a questa realtà.
la risposta è la stessa da 13 anni, ossia da quando è morto mio padre.
è vero che mi manca, con la sua presenza fisica, con la possibilità di dargli un colpo di telefono e chiedergli consiglio: “ciao, come si fa quella cosa” o di fargli conoscere le sue nipotine.
sarebbe stato una nonno fantastico, capace di costruire grandi sintonie con i bimbi, così come quand’era giovane.
ma … appunto ma!
ma mi ha lasciato intatta la possibilità di trattare e trattenere tutto ciò che ha saputo darmi, tutto ciò che mi ha insegnato e che mi ha mostrato.
un patrimonio enorme di saperi, che ogni giorno utilizzo.
quindi non non solo la fisionomia e i colori o la forma delle mani ma la fantasia e la creatività delle soluzioni improbabili ma che funzionano.
o il fatto che alla fine una soluzione si trova.
c’è anche l’amore e la passione civile e quella per la provocazione, anche qui cose che offrono sguardi improbabili ma che aiutano a vivere e a trattare con gli altri… questo e molto altro ancora.
ma … il punto è che non mi ha lasciato imbrigliata nel dolore senza fine e senza fondo dell’assenza, del lutto e del dolore.
mi ha lasciato anche le parole per raccontare il dolore ma soprattutto per parlare di lui.
per incontrarlo nei miei gesti, nelle mie passioni, in ciò che ho condiviso ( e che condivido) con lui e con ciò che me ne differenzia.
mi ha lasciato in eredità tutto quello che mi ha offerto di se, in una intera vita da padre, fondamenta e cemento per costruire la mia vita e la mia realtà.
(così è stato poi per la successiva morte di mio nonno.)
non so come si persegua quest’arte.
che è prima ancora che un arte di morire è un arte di vivere. ed è anche offrire agli altri la possibilità di attraversare il lutto senza farsene travolgere, lasciare agli altri la possibilità di trattenere – o meno – ciò che volevamo offrire.
offrire senza trattenere.
mostare.
esserci.
accettare che il morire ci appartiene, che è una dimensione della nostra vita.
accettare che la nostra assenza permette agli altri nuove esperienze.
accettare che nell’andarcene non ci portiamo via nulla ma lasciamo tutto agli altri.
lasciamo spazio a nuove vite e nuove storie…
monica