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12 thoughts on “lezioni di pensiero: parole e parole

  1. c’ho fatto la tesi, sul bilanciamento tra il diritto ad informare e il diritto ad essere informati. ci si potrebbero scrivere pagine e pagine, sopra (appunto, io c’ho scritto un librazzo). ma qui il problema non è quello. non è il bilanciamento tra due diritti costituzionalmente tutelati. il problema è il voyeurismo. la prurigine. la voglia di dire la propria dall’alto del pulpito. è un male schifoso, che la televisione nutre: i reality, se ci fai caso, sono un esempio lampante di quanto il cittadino abbia voglia di conoscere la vita degli altri. e, se nel caso del reality, lo trovo solo sciocco, in porta a porta e sulle prime pagine lo trovo disgustoso. è un’offesa a noi che leggiamo. e a noi che scriviamo. e a noi che quelle cose le viviamo tutti i santi giorni. anche senza arrivare alla messa alla gogna di quella poveretta (che già – lo sappiamo – non dimenticherà mai l’orrore di quella notte), basta pensare agli sciacalli che inseguono, microfono alla mano, il genitore, il coniuge, il figlio, il parente, amico o quel che sia che piange, dopo la tragedia, per chiedergli di dire al pubblico come si senta.
    io detesto dire parolacce a casa d’altri e ti capirò se toglierai il mio commento. ma a tutti quelli che si fingono giornalisti, che storpiano così una professione che avrebbe una grande utilità, che calpestano chiunque pur di fare audience, e a quel branco di idioti che li ascolta, non posso che urlare, con tutto il fiato che ho in gola, un sonoro vaff…
    di cuore, davvero.

  2. c’ho fatto la tesi, sul bilanciamento tra il diritto ad informare e il diritto ad essere informati. ci si potrebbero scrivere pagine e pagine, sopra (appunto, io c’ho scritto un librazzo). ma qui il problema non è quello. non è il bilanciamento tra due diritti costituzionalmente tutelati. il problema è il voyeurismo. la prurigine. la voglia di dire la propria dall’alto del pulpito. è un male schifoso, che la televisione nutre: i reality, se ci fai caso, sono un esempio lampante di quanto il cittadino abbia voglia di conoscere la vita degli altri. e, se nel caso del reality, lo trovo solo sciocco, in porta a porta e sulle prime pagine lo trovo disgustoso. è un’offesa a noi che leggiamo. e a noi che scriviamo. e a noi che quelle cose le viviamo tutti i santi giorni. anche senza arrivare alla messa alla gogna di quella poveretta (che già – lo sappiamo – non dimenticherà mai l’orrore di quella notte), basta pensare agli sciacalli che inseguono, microfono alla mano, il genitore, il coniuge, il figlio, il parente, amico o quel che sia che piange, dopo la tragedia, per chiedergli di dire al pubblico come si senta.
    io detesto dire parolacce a casa d’altri e ti capirò se toglierai il mio commento. ma a tutti quelli che si fingono giornalisti, che storpiano così una professione che avrebbe una grande utilità, che calpestano chiunque pur di fare audience, e a quel branco di idioti che li ascolta, non posso che urlare, con tutto il fiato che ho in gola, un sonoro vaff…
    di cuore, davvero.

  3. ha ragione ci sono molti distinguo da fare, e ci sarebbero molte altre tesi da scrivere (BELL’ARGOMENTO IN OGNI CASO EH!!) …
    mi sembra che la nostra società sia ormai dominata dal guardare (tv, cinema, pc) e il voyerismo è una deviazione del guardare.
    ma se è vero che il pubblico vuole guardare la tv spetterebbe a chi la costruisce il compito di trasformare lo sguardo sbavoso in osservazione attenta.
    in fondo siamo esseri curiosi, ci intriga il sapere, ma abbiamo il diritto dovere di filtrare il sapere che ci arriva.
    maggiore responsabilità spetta a chi quel sapere/notizia lo traduce in tv/o nei giornali….
    passami il paragone ad un giudice spetta maggiore lucidità e lungimiranza di giudizio rispetto all’imputato, grazie alla disparità di ruoli.

    stessa distanza mi aspetterei da chi produce informazione, pensiero, riflessione, narrazione, presa di distanza per mostrare l’umano – nella sua complessità – non la banalizzazione dei fatti …
    per altro una possibilità di fermarsi prima c’è, ogni programma è preceduto da riunioni in cui “pensare” … se non lo fanno sono evidentemente degli stronzi …
    e con ciò chiudo e così legittimo le tue parolacce!!! :-))

  4. ha ragione ci sono molti distinguo da fare, e ci sarebbero molte altre tesi da scrivere (BELL’ARGOMENTO IN OGNI CASO EH!!) …
    mi sembra che la nostra società sia ormai dominata dal guardare (tv, cinema, pc) e il voyerismo è una deviazione del guardare.
    ma se è vero che il pubblico vuole guardare la tv spetterebbe a chi la costruisce il compito di trasformare lo sguardo sbavoso in osservazione attenta.
    in fondo siamo esseri curiosi, ci intriga il sapere, ma abbiamo il diritto dovere di filtrare il sapere che ci arriva.
    maggiore responsabilità spetta a chi quel sapere/notizia lo traduce in tv/o nei giornali….
    passami il paragone ad un giudice spetta maggiore lucidità e lungimiranza di giudizio rispetto all’imputato, grazie alla disparità di ruoli.

    stessa distanza mi aspetterei da chi produce informazione, pensiero, riflessione, narrazione, presa di distanza per mostrare l’umano – nella sua complessità – non la banalizzazione dei fatti …
    per altro una possibilità di fermarsi prima c’è, ogni programma è preceduto da riunioni in cui “pensare” … se non lo fanno sono evidentemente degli stronzi …
    e con ciò chiudo e così legittimo le tue parolacce!!! :-))

  5. Passavo per ringraziarti anche qui in casa tua della citazione, e leggo con molto interesse il commento di lerinni ed il tuo di risposta. Avete ragione, è questa morbosità, questa voglia di (scusate la volgarità) “farsi i cazzi degli altri” che uccide l’informazione concreta, a scapito della formazione della coscienza ed a vantaggio della insensibilità di massa. Quei microfoni in mano, quell’indugiare sulle riprese delle abitazioni che diventano, nel giro di pochi giorni, mete del turismo domenicale…ma davvero siamo tutti pazzi, o cosa?
    Pietà l’è morta, si diceva un tempo: non avrei mai creduto potesse avvenire a colpi di microfono o telecamere.

  6. Passavo per ringraziarti anche qui in casa tua della citazione, e leggo con molto interesse il commento di lerinni ed il tuo di risposta. Avete ragione, è questa morbosità, questa voglia di (scusate la volgarità) “farsi i cazzi degli altri” che uccide l’informazione concreta, a scapito della formazione della coscienza ed a vantaggio della insensibilità di massa. Quei microfoni in mano, quell’indugiare sulle riprese delle abitazioni che diventano, nel giro di pochi giorni, mete del turismo domenicale…ma davvero siamo tutti pazzi, o cosa?
    Pietà l’è morta, si diceva un tempo: non avrei mai creduto potesse avvenire a colpi di microfono o telecamere.

  7. questo è un voyeurismo che ha un preciso obiettivo annullare la dignità delle donne. me ne convinco ogni giorno di più

  8. questo è un voyeurismo che ha un preciso obiettivo annullare la dignità delle donne. me ne convinco ogni giorno di più

  9. vedi piattini, c’è la trasversalità costante della questione femminile che resta fintamente a livello quote rosa. il contentino alle stupide… che tanto il femminicidio continua ed è un piano

    e poi c’è un media che non sa ancora gestire le potenzialità comunicative e metanarrative, cosa che invece il cinema ha imparato a fare …..

  10. vedi piattini, c’è la trasversalità costante della questione femminile che resta fintamente a livello quote rosa. il contentino alle stupide… che tanto il femminicidio continua ed è un piano

    e poi c’è un media che non sa ancora gestire le potenzialità comunicative e metanarrative, cosa che invece il cinema ha imparato a fare …..

  11. a questo proposito ri-cito me stessa ospitata altrove:

    http://www.studiodedalo.net/blog/?p=74#comment-137

    (non è un delirio megalomane, chiedo scusa lo stesso per mandare a leggere altrove)

  12. a questo proposito ri-cito me stessa ospitata altrove:

    http://www.studiodedalo.net/blog/?p=74#comment-137

    (non è un delirio megalomane, chiedo scusa lo stesso per mandare a leggere altrove)

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