I programmi tv dell’ora di pranzo non possono certo brillare di luce propria, così direi polemicamente che brillano per pressapocaggine e casualità …
Nulla di male in fondo.
Ieri sentivo parlare di anoressia, la solita ex anoressica, la psico, lo psico, la modaiola impeninete, lo stilista iconico, quella che dice la sua un pò a casaccio.
Sul rogo a bruciare insieme all’anoressia, la sofferenza individuale, la famiglia (sempre un pò colpevole di tutte le colpe dei figli), si salvano, in corner la moda, le modelle anoressiche. Finiscono in purgatorio le tette rifatte e le veline.
Insomma l’anoressica lo è per colpa di mamma e papà, e se finisce così, non dipende dalle forti pressioni all’immagine, allo sguardo, al mostrarsi ancor prima di aver capiti chi si è, chi si sta diventando, ma la causa è la poveretta che sta male.
Insomma problemi di famiglia, problemi personali, nulla che un pò di terapie non possano prendersi in carico…
Quindi tutto ok.
No?
Ma se rifiliamo, as usual, la colpa a mammà, al sistema familiare patologizzante (i sistemici ci sguazzano nei sistemi familiari malati, nei pazienti prescelti e così via), ai non detti, risolviamo il problema pilatescamente, lavandocene le mani.
Torniamo un pò in dietro:
i dati epidemiologici dicono che l’anoressia è una malattia in crescita dal mondo ricco ed opulento, del benessere, dell’occidente, dell’oversize, ed è ormai maschile come femminile.
i dati dicono che il mondo dell’immagine che ha perso il contatto con l’immaginario, con l’immaginazione, e ha svuotato il corpo del senso e del mistero.
il corpo è oggetto di trasformazione esteriore, chirurgica, da fitness e da ormone, è corpo ipersessualizzato ma privo di emozione, patos, sensualità.
Allora l’anoressia è un problema psicologico familiare ed individuale oppure è indicatore di un malessere sociale più profondo, che comodamente inseriamo in una categoria dignostica della psicologia, per evitare che ognuno si faccia carico del mondo che va a costruire; siano essi gli psico, le signorine modaiole, gli stilisti icona, le mamme, i giornalisti, chi produce immagine, chi fa cultura, chi ricostruisce le tette, gli educatori, i pensatori, gli scienziati.
La malattia spesso ha il grandissimo pregio di mettere lontano il problema, enucleandolo, rendendolo magari visibile, magari curabile, mentre tacita il malessere o il modo di vivere insano che lo sottende.
Questo non nega poi la sofferenza individuale ma espone la domanda sottostante, ossia se questa sofferenza non stia parlando molto di più di un mondo che non vuole accettare la sfida di guardarsi in faccia e vedersi cambiato …
Un mondo obeso, un mondo che si strafoga di cibo/cose/oggetti non riuscendo a cibarsi di “altro”, un mondo che per ritrovarsi si deve scavare a ritrovare la struttura di muscoli ed ossa, per trovare una base da cui partire.
E cercare un modo più equilibrato per ritrovar se stessi, no?
26 Maggio 2009 alle 11:24
giusto. e vero. non posso che concordare con te. e grazie anche per i due video di pubblicità che hai messo accanto ai post: dovrebbero vederli in tante (o in tanti, pure).
sei sempre toccante, ponti. grazie
26 Maggio 2009 alle 11:24
giusto. e vero. non posso che concordare con te. e grazie anche per i due video di pubblicità che hai messo accanto ai post: dovrebbero vederli in tante (o in tanti, pure).
sei sempre toccante, ponti. grazie
26 Maggio 2009 alle 13:38
Grazie Monica, sono molto sensibile a questo tema e trovo molto giuste le cose che dici. Troppo facile buttare tutte le colpe addosso alle madri (o ai padri, a seconda delle filosofie) ignorando a quali pressioni sono sottoposte le bambine, le ragazze, le donne. Grazie davvero per le tue riflessioni.
26 Maggio 2009 alle 13:38
Grazie Monica, sono molto sensibile a questo tema e trovo molto giuste le cose che dici. Troppo facile buttare tutte le colpe addosso alle madri (o ai padri, a seconda delle filosofie) ignorando a quali pressioni sono sottoposte le bambine, le ragazze, le donne. Grazie davvero per le tue riflessioni.