medea:
“credo che sapessimo entrambi che ero in trappola.
anche lissa lo spaveva.
mi ha congedato stamattina presto con un viso bagnato di lacrime, irato, non era bene che salutassi i bambini.”
medea – c. wolf – e/o ediz. –
ci mancano i miti che predicono il destino di alcune delle madri.
di quei miti, ne abbiamo perso le voci narranti, quel dire sottovoce l’indicibile delle madri folli, che inquietano e costruiscono paure. e pure il carattere universale, che ad ognuno raccontava una sfaccettatura e a tutti apparteneva …
ci restano le franzoni, nude nella loro povertà televisiva, che nulla insegna della follia.
non del timore di ognuno di avere in sè quella mostruosità tanto umana, tanto indicibile.
manca chi insegni e trasmetta, narrando, mostrando, sollevando appena il velo e aiutando ognuna, nella solitudine delle madri, a non aver timore del mostro, a blandirlo, scacciarlo, vederlo, evitarlo, ignorarlo, combatterlo, sfuggirlo, evitarlo, distruggerlo con una profonda ironia ….
anche in ciò la televisione è cattiva maestra. si finge un tribunale che giudica e non insegna, che oscenamente mostra ciò che non va mostrato e non narra ciò che deve esser narrato.
medea di euripide
CORO: M'addentrai fra sottili argomenti
bene spesso, fra dispute gravi,
piú di quanto convien che ne cerchi
donnesca progenie.
Ché abbiamo una Musa anche noi,
che vive con noi, che c'ispira saggezza.
Non tutte; ma pure
talune (forse una fra molte
trovarne potresti)
non sono di senno inesperte