la signora porta la crocchia, i capelli raccolti. una testa ordinata e precisa, nonostante stia in casa.
gli occhiali, offerti dalla miopia, le incorniciano gentilmente il viso.
nella distanza, mascherata dalla siepe di ligustro, sembra bella.
attraversa il giardino, il minuto orticello dietro casa, che sfocia nel patio assolato e punteggiato da cemento e vasi di gerani.
rossi, sono solo vasi di gerani rossi.
un colpo di vento impertinente solleva un angolo della veste da casa, che si usano ancora, a quanto pare, offrendo alla vista una porzione di gamba, e la espone al sole caldo di giugno.
la donna riduce il passo, con un gesto indolente sistema la gonna; quasi a rallentatore, come se una femminilità inesausta le permettesse di godere ancora un attimo dello sguardo e dell’abbraccio del sole.
non ci sono spettatori al gesto, che ricorda la confidenza con il corpo e il gioco della seduzione.
la donna, a ben vedere, avrà una settantina d’anni.
forse allora, anche io, vorrò ricordarmi che sono una donna, con i piccoli gesti che ricordano la confidenza con il corpo e l’amicizia con esso, a dispetto di ogni età…