DISCLAIMER
non sono ostile al decreto del comune di milano che vieta il consumo di alcolici agli under 16 e in un certo senso lo approvo.
ma facendo i dovuti distinguo.
non sono contraria alla pubblicità e anche quelle che citerò, in alcuni casi, mi piace come fatto “estetico”.
non ho nulla contro le regole e le leggi, purchè siano fatte pensando e per restituire consapevolezza di un vivere sociale e civile.
Intanto convengo abbastanza con ciò che dice fille rouge soprattutto quando indica ciò è utile e necessario fare quando ci si pone il problema dell’educare qualcuno.
UNO.
Intanto penso che dobbiamo (non che dovremmo ma dobbiamo, proprio, farlo) occuparci su cosa e come la pubblicità stimola il nostro stile di vita e stili di consumo (il marketing 2.0, e marketing intelligente dovranno passare dalle forche caudine dell’etica, per legittimarsi davvero). Perchè il modello dei consumi di alcol nella pubblicità veicola fortemente uno stile di vita, modaiolo, glamour, innegabilmente figo.
Le ragazze magari vorranno uscire con il tipo dalla voce terribilmente roca e sexy, che viaggia in moto solitario, e beve rum nei peggiori bar di XXXX, oppure essere accolte ed adorate da una folla festante e invitate a bere robe sprizzzzzzzzz sedute sul tettuccio della propria auto.
Noi ‘ste immagini (passate il gioco di parole) ce le beviamo … sono belle, glamour, e ci fanno immaginare serate festanti, divertenti, belle.
Certo meglio del dormire, per 100 anni, in una torre di un castello incantato ed addormentato, circondato da rovi, o in una bara di cristallo circondata da 7 nanetti ….. in attesa del principe azzurro…
Ci cambiano l’immaginario collettivo e se a 30 anni sappiamo bene o male governarlo, lo sapranno fare i ragazzetti di a 16? 15? 14? 13? 12 anni?
Allora chi legifera e chi educa, genitore e/o professionista, non può non porsi il problema dell’ incremento dei consumi di alcol, e del perchè esiste il fenomeno.
Non certo perchè è possibile acquistare alcol ovunque e comunque.
DUE.
Evidentemente anche quando avevo 16 anni esisteva la possibilità di uscire e bere una birretta, o a seconda del gruppo di appartenenza farsi una canna. Ma era chiaro che si trattava di trasgredire alla regole nel secondo caso (cannabis) o di bere davvero una biretta da qualche parte; peraltro c’era anche il piacere di sperimentare le varie birre, in fondo si sentiva ancora la cultura del bere bene, per il gusto del palato e della scoperta.
Meno frequentemente si beveva per lo sballo totale. Il tessuto sociale ancora teneva e indicava comportamenti alternativi, culture che accompagnavano i consumi.
Oggi stando ai media la cultura che accompagna il bere dei giovanissimi è questa: divertirsi sballando. O sballare tout court in assenza di consapevolezza, e di contesto.
Vero o no, questo è l’altro pezzo del nostro immaginario collettivo.
Ad occhio e croce anche di questo dobbiamo occuparci.
TRE.
E’ gioco forza tornare alla politica, e sinceramente mi spiace il razzolare nella vita sessuale del cav, s.b. ma è di quello che ci parlano, è quel modello che funziona, quello vincente nella vita, è l’aspirazione evidente del 50% dei votanti italiani … Immemori o inconsci che quel modello viene passato ai figli, a cui in genere vorremmo riservare il meglio in qualità …
E’ un problema nostro anche questo … mah…
Immagino si potrebbe anche proseguire con l’elenco ma bisogna ritornare alla faccenda del vietare, le regole e i divieti indicano dei limiti che è opportuno avere; di fatto sono i no che delimitano la competenza del fare, della civiltà, del rispetto e della convivenza civile possibile.
Laddove evidentemente non è possibile agli individui sapersi autoregolamentare.
Magari lo fosse, ne fossimo capaci! Avremmo la tanto vituperata e idealizzata società anarchica che sa autonormarsi, perchè civile e rispettosa…. vabbè!!
In ogni caso non mi pare insensato che dei limiti vengano fissati a chi è ancora minore e alcune cose non deve o dovrebbe fare: bere, fumare, guidare auto al di sopra di una certa cilindrata (almeno fino a che non si è in grado di farlo), possedere un arma.
Insomma non avere un range di comportamenti per i quali non si è ancora maturi.
In teoria i genitori e la società dovrebbero avere già in mente e a priori quali comportamenti sono possibili e quali no, dovrebbero indicare i limiti, e gli step di maturazione che permettono un transito ad una età più matura e quali sono le soste necessarie.
Un divieto siffatto (quello del comune milanese) si prende la responsabilità che i genitori non colgono o non vogliono, e non tiene conto del contesto che produce il fenomeno, e che la cultura stessa che produce il divieto è un primo complice/connivente del comportamento che vieta.
Milano da bere, ricordate?
Questo è il limite di una legge che vieta, perchè non indica, non nomina, non restituisce davvero tutte le responsabilità che hanno da essere rese: ai genitori, agli educatori, ai politici stessi, ai produttori di alcolici, ai pubblicitari, ad una società che fa del glamour e del velinismo cultura egemone, e quindi anche ai ragazzi …
in questo senso, il divieto milanese segnala un ulteriore e nostro fallimento sociale …
non dice c’è un problema, una corresponsabilità … affrontiamolo insieme.
dice solo non si fa, questa è la sanzione.
sulla responsabilità, su altri temi, ma è sempre fille rouge che sollecita a pensare ….
22 luglio 2009 alle 10:20
non posso che dire che hai scritto quello che avrei voluto dire io.
brava, monica.
22 luglio 2009 alle 10:20
non posso che dire che hai scritto quello che avrei voluto dire io.
brava, monica.
27 luglio 2009 alle 10:33
cara monica, du esperienze di vita vissuta:
1) in Italia è vietato vendere le sigarette ai minori di 16anni. due anni fa, facendo il giornalino della scuola, i ragazzi hanno voluto fare un reportage-inchiesta sul fumo tra i loro coetanei. li ho spediti anche a fare gli "inviati di guerra" e a comprare le sigarette nelle 4tabaccherie del paese: tutte, tranne una, hanno venduto un pacchetto di sigarette a dei 13/14enni.
2) indicazioni per la gita di due giorni (II media), un alunno si stupisce della proibizione di portare alcoolici, perchè a casa sua ne fa abitualmente uso. o meglio, non si rende nemmeno conto che ciò che i suoi genitori gli lasciano tranquillamente bere e offrire agli amici durante le festicciole (i cosiddetti alcoolpops) sono alcolici con la stessa gradazione di una birra.
basterà un divieto? e, soprattutto, verrà fatto osservare?
27 luglio 2009 alle 12:17
@lanoisette … intanto bella la faccenda "giornalino" perchè da modo ai ragazzi di riflettere sulle incongruenze adulte vietare per legge .. ma il commerciante è più furbetto.
per esperienza so che le riflessioni così aiutate dai ei miei prof alle medie mi hanno aperto il range dei pensieri possibili …(ci facevano ogni sera e a turno fare sintesi del telegiornale, che andava riletto in classe e poi commento).
due paese dei furbetti, una legge più o meno buona va a fondo per qualcuno che si ritiene sempre al di sopra o al di fuori della legge (e ripenso che siamo il paese della mafia…)
tre… e i genitori?
comodo dare la colpa ad altri quando non ci si fa carico dei comportamenti propri.
certo ch la legge può essere discutibile, e avrebbe anche più senso se sollecitasse un pò tutti, anche nel criticarla in parte o in toto a riflettere sui messaggi che poniamo a chi cresce …
diciamo che se solo incintassae a pensare saremmo aventi 100 anni….
verrà fatto osservare?
verrà osservato?
oppure finirà sempre che il problema finale sarà come spesso accade dei servizi sociali? dei noa? e di chi raccoglie il 14 enne in coma etilico???