lo so e in parte me ne scuso, il tema è decisamente ridondante, ma fare finta che quando un fatto di cronaca ha fatto notizia il problema si sia risolto è oggettivamente un atteggiamento idiota.
non possiamo continuare a vivere costantemente erotizzati dalla notizia esplosiva e sentire il problema nell’urgenza impellente e non procrastinabile dettata dai media, e poi lasciarlo sparire come bolla di sapone. pouf!
così ne parla L’orma e qui ripubblico il mio commento al suo post, non me ne voglia ma mi sembra importante amplificare la cassa di risonanza…..
concordo con tutte sulla faccenda della solitudine delle madri, che secondo me, riflette le molte responsabilità che in molti non si assumono. (anche se resta il fatto che non va dimenticato che attimi di follia materna esistono da sempre, a partire dal mito di medea). e forse non è solo la depressione post partum, non quando la madre uccide un bimbo che ha più di un anno. ci sono respinsabilità piccole e grandi, l’assenza di informazione vera e propria sulla reale fatica di crescer un figlio, le mamme che ci mostrano non sono mai stanche, mai arrabbiate, con case perfette e mariti amorevoli …
è la realtà questa? no, è ovvio.
i mariti /compagni possono essere disattenti, gelosi, egoisti (togli qualcosa a me per darlo al bimbo), immaturi e pretendere dalla moglie o compagna energie che lei ha già visto limare via dall’assenza di sonno. ed è disperante ricevere rimbrotti quando si vorrebbero sorrisi…. o dover litigare quando si avrebbe bisogno di attenzioni.
perchè i giornali femminili alla fine ci dicono che le donne tolgono attenzione agli uomini … poverini??
ma la cura di un figlio fa crescere una coppia se c’è davvero aiuto e sostegno … e la sessualità trova spazio comune se c’è incontro, sostegno, e magari quando si è dormito un pò.
Oppure si vuole la mamma perfetta e la moglie gheisha/puttana a letto, la casa pulita e il 2 stipendio in casa…
ma quando sembra che all’uomo non spetti che di pretedere la gheisha … qualcosa non gira… il lavoro poi, dove lo mettiamo: precario, insicuro, spesso malretribuito che non permette di pagare il nido, o la scelta di qualche anno di part time (che ti salva la vita davvero, se c’è più di un figlio).
altre forme di sostegno economico alla maternità ce ne sono poche, ancor meno di forme di altro sostegno.
una volta qualche struttura faceva corsi di accompagnamento durante il primo anno di vita del bimbo (colloqui con psicologi, incontri di automutuoaiuto, corsi di baby massage), ma oggi in assenza di soldi per tutti, credete che sia ancora una priorità … la prevenzione… ? in fine – vera propria ciliegina sulla torta – c’è una società sempre più disgregata, disomogenea, che accoglie sempre più con i distinguo, alla ricerca del vicino perfetto, dove alcuna differenza ci deve turbare (no al bimbo disabile, non al meridionale, non al bimbo povero, no al bimbo di separati, no al bimbo nero e via dicendo …) E’ facile essere madre a queste condizioni???
il privilegio di avere un blog, di essere donne che hanno superato il proprio digital divide, permette in parte di condividere la fatica, comunicarla, incontrarla nei post, nelle complicità con le altre donne, nel saper dei loro scleri e delle loro fatiche, le paure, dei giorni no e dei giorni si.
ma non basta.
ovviamente.
non basta in assoluto, perchè non toglie agli altri il dovere di assumersi le responsabilità che spettano loro, perchè non tutte le donne possono o vogliono avreea un blog, perchè ci si può confidare ma poi se lo stipendio non arriva .. il problema è tuo.
la blogosfera può attivare il confronto, una parte di sostegno, è certo.
ma poi occorre altro.
ma, per ora, assopiamo il tutto.
fino alla prossima madre che uccide, fino a che la cronaca nera che potrà finalmente ri-pascersene e bearsene.
(ragionamento che varrebbe anche per le morti sul lavoro, ad esempio. anche se lì qualcosa a livello legislativo s’era fatto qualcosa in più, vabbè lo si è anche smontato)
30 luglio 2009 alle 10:24
Quello che più mi ha colpito è che la mamma suicida sembrava una donna di successo, una bella famiglia, un ottimo lavoro ben retribuito e riconosciuto, insomma il classico caso "aveva tutto", eppure anche lei era schiacciata da ciò che ci si aspetta da una mamma che lavora e non ce l'ha fatta. Soprattutto non è riuscita a chiedere aiuto.
L'altra mamma, forse, non pensava nemmeno che si potesse chiedere aiuto…
Spesso mi sono sentita e mi sento tutt'ora in difficoltà nell'essere madre e moglie e lavoratrice perdipiù precaria… Lo sclero è facile quando sei lì che fai i conti per il fine mese e allora è proprio lì che devi cercare di avere ancora un maggior controllo di te e qualche volta è così facile lasciarsi trascinare dalla fatica di vivere…
E' giusto amplificare e parlarne il più possibile al di là della cronaca, purtroppo temo che bisogna restaurare un minimo di controllo sociale, per autoaiutarsi, anche se la paura dell'estraneo da sè impera.
30 luglio 2009 alle 12:18
I fatti di cronaca sono usciti a tavola, oggi, con i colleghi/e. Io, l'unica madre. Non ho voluto tacere, questa volta. Ho detto che le madri non vanno lasciate sole, ho detto che non è cosi' difficile da credere che in un momento di profondo sconforto si possa giungere all'irreparabile. Ho detto che i figli non sono solo delle mamme e che non si puo' dare per scontato che esse siano in grado sempre e comunque di occuparsene. Non so quanto possano aver capito, ma spero di aver instillato un dubbio. Non dobbiamo tacere piu'.
30 luglio 2009 alle 13:36
Sai che ne parlavo ieri con la mamma V.mentre si beveva un caffè fredod al bar? Ci stavamo prendendo i 5 minuti di respiro prima di reimmergerci nel mondo bambino? queste mamme che non vanno mai abbandonate, che vanno ascoltate, aiutate, supportate, parlo da nonna, parlo da persona che più di 30 anni fa quando ha partorito ha dovuto mettere sù la maschera della donna felice, che a volte riversava sulla figlia i suoi problemi, perchè 30 e passa anni fa non c'era nessuno che parlava di questa maledetta depressione post-parto, come non ne parlano ora, nessuno ne fa cenno, tutti a farti credere che il partorire, il metter al mondo un figlio sia la cosa più bella del mondo, e tutte le lacrime che ti senti dentro sono tutte storie, le donne hanno sempre partorito e nessuna ha mai avuto tutte le fisime di cui si parla adesso. Tutte balle, le hanno sempre avute, ma è più comodo far finta di niente, di nulla, fingere che sia tutto bello, che questo bambino che è arrivato sia una benedizione, quando invece, a volte, è una maledizione, ma basterebbe poco per trasformarlo in un vero dono, in una gioia.
Quanta tristezza per tutte queste povere mamme lasciate sole nel marasma del mondo bambino.