non si intende qui esprimere un giudizio a favore o contro la guerra o contro l’esercito, ‘ché dedicherei all’argomento un post più sostanzioso, in caso. tuttalpiù una riflessione sull’uso delle parole.
Ci sono uomini che hanno scelto di fare, per lavoro, i soldati; non sindachiamo sui se e i ma, nè sui perchè, non ci attardiamo a formulare giudizi personali o politici.
Restiamo lì, di fronte a gente che ha scelto un preciso ruolo professionale e sociale.
Immaginiamo anche che costoro lo abbiano scelto perché si trattava di un lavoro interessante o di un certo fascino; fare la vita militare. Insomma lavoratori come lo sono i carabinieri, i vigili del fuoco, o i finanzieri.
Perciò spesso quando si parla dell’esercito italiano si parla di professionisti, gente seria e qualificata, e pagata per un lavoro. Non sono i più diciottenni d’antan alle prese con il Car e la leva obbligatoria.
Salvo che, poi, quando qualcuno spara addosso loro, come capita da chi va in guerra, diventino “i nostri ragazzi”; insieme a quel “ragazzi” la professionalità e la competenza scompaiono. Di colpo ci si ricorda che mettono a rischio la loro vita e allora sono i figli di tutti, i giovani, i nostri ragazzi.
E perchè quest’uso linguistico non lo si utilizza per i vigili del fuoco, che ugualmente mettono a
repentaglio vita e salute? I vigili del fuoco restano professionisti anche nel rischio.
Ecco questo io non lo capisco, ma forse si.
In ogni buon conto sembra un uso volutamente fuorviante e deviato del linguaggio.
30 luglio 2009 alle 13:26
Secondo me più che un uso deviato del linguaggio è un uso opportunistico della vecchia retorica da fronte militare di trincea, una roba da '15-'18 che deve servire a riportare sul piano della passione militare e nazionalistica quello che in realtà è tutt'altro.
/graz
30 luglio 2009 alle 19:06
Senza voler entrare nel merito se sia giusto o no essere militare, io lo chiamo "opportunismo di pancia". Quando si tratta di fare scelte che pongano i nostri militari a livello tecnologico simile a quello delle altre nazioni i nostri politici si imboscano. Tranne farsi fotografare poi vicino alla famiglia dei caduti, o sul campo a esprimere il cordoglio per l'evento, traendone i dovuti vantaggi mediatici.