Ma a tal proposito ne scrive ben più egregiamente michele serra. ma aggiungo anche ciò che arriva dal il sole 24 ore (mica il manifesto)
In più d’uno si chiedono se non sia il caso che anche il ministro Brunetta, come il suo capo, affronti un lungo percorso di psicoanalisi. Non saprei dire.
Nel dubbio però ora mi posso beare del mio elitarismo. Certo è ben strano che la politica di oggi spesso sia diventata luogo di cura (??) in cui stanno radunate una accozzaglia di personalità sofferenti.
Sbaglierò, magari anche io, ma è difficile vedere in certi isterismi, istrionismi, in certi ululati alla luna … il segno di persone che pensano prima di agire; visto che a loro sono affidate le sorti del paese, le leggi e alcune decisioni importanti per la nostra vita. Se a Brunetta non piace la sinistra, è legittimato a parlarne; ma lo si vorrebbe vederlo fare in modo critico e approfondito, lucido, anche corrosivo, anche potente, sarebbe persino una sferzata di energia; ma il berciare è da bar, durante la partita a scopa o dopo un congruo numero di bianchini.
Altrimenti uno non sembra più un politico ma uno … un pò fuori di testa.
La confutazione è una bella arte, delle quale bisogna – però – essere esperti, o almeno capaci; ultimamente un mio formatore spiegava che la critica per essere importante, va fatta alla parte intelligente del discorso dell’altro, non agli scarti del pensiero, alle parti ovviamente più deteriori.
Magari Brunetta fa bene a segnalare alla sinistra che la sua funzione di opposizione serve anche al governo per poter contare su una contrapposizione, che inevitabilmente finisce per mostrare tutte le criticità e per legiferare meglio.
(Certo faccio fatica ad immaginarlo possibile oggi con questo governo, fragile, ossessionato, isterico e berciante).
Dire “merda” “andate a morire ammazzati” e via dicendo non corriposnde proprio ad un esercizio di pensiero, non dico di intelligenza, dico proprio e solo pensiero: attivazione neuronale minima….
Per la prossima esternazione, sennò, ci toccherà ascoltare un infantile “non mi hai fatto niente faccia di serpente, non mi hai fatto male faccia di maiale” ma anche “cacca, puzzi, scemo, culo, cicca cicca, faccia di palta” e via a seguire
20 settembre 2009 alle 20:52
Così ho letto anche Serra, grazie, e guarda, sulle tue ultime righe subito ho riso, poi ho pensato”stai a vedere che arriveremo che lì…”
21 settembre 2009 alle 07:34
Sono nervosi: hanno paura che il giocattolo si rompa ed hanno perso ogni freno inibitorio. Fanno a gara a chi la spara più grossa, hanno bisogno di visibilità, viene fuori la parte peggiore di ognuno. Pensare che come cittadini siamo nelle loro mani è, prima di tutto, deprimente.
[bella, la casa nuova, sai?]
21 settembre 2009 alle 07:42
@marilde … ci siamo vicini. l’uomo piccino picciò si sente cos’ furbo ad insultare e lo rivendica pure! ma è politica questa?
lavorare per il bene della polis? aver cura della cosa pubblica?
mah!
21 settembre 2009 alle 07:45
@masso
grazie per la visita e il complimento …
sono d’accordo sul fatto di aver paura, il capo ha perso il capo e gli altri sbandano …
ma la paura acefala è ancor più pericolosa … no?
21 settembre 2009 alle 08:28
Leggiti questo (e Massimo Fini non è certo un bolscevico…)
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Berlusconi, un delirio che parte da un complesso d’inferiorita’
«Sono il miglior presidente del Consiglio che l’Italia abbia avuto nei 150 anni della sua storia». Per quanto scavi nel passato, recente e remoto, non ricordo qualcuno che si sia espresso in questi termini su sè stesso. Nessun regista, per quanto sommo, Ingmar Bergman o Federico Fellini o Orson Welles, ha mai detto di sè: «Sono il migliore fra tutti quelli che si sono cimentati con la macchina da presa». Nessun attore, sia pur straordinario, un Lawrence Olivier, un Vittorio Gasmann, un Dirk Bogarde, ha mai osato affermare: «Sono il meglio fico del bigoncio». Nessun atleta, si chiamasse Fausto Coppi o Pelè, si è mai dichiarato il primo in assoluto. Nemmeno Maradona, che pure era un po’ “svitato”. Neanche Rudy Nureyev, che era un narciso per temperamento e professione, ha mai detto: «Sono il più grande ballerino di tutti i tempi». E lo era. Forse solo Carmelo Bene ha detto qualcosa del genere, ma in termini ironici e autoironici («Sono apparso alla Madonna»). Invece nelle affermazioni di Berlusconi e in tutto il suo atteggiamento non c’è mai un briciolo di ironia e, tantomeno, di autoironia. Si prende sempre e tremendamente sul serio. Come quelli che in manicomio credono di essere Gesù Cristo.
Questo delirio di onnipotenza maschera in realtà, come sempre, un proporzionale e irrisolto “inferiority complex”. Se uno è davvero convinto di essere il migliore, non ha bisogno di affermarlo, ci sono i fatti a dimostrarlo. Da che cosa gli derivi questo complesso di inferiorità è impossibile dire. Ci vorrebbe un analista. Un plotone di analisti.
A me Berlusconi, come uomo, per certi versi fa anche tenerezza. Neanche diventare padrone del mondo placherebbe questa sua ansia, questo bisogno inesausto di conferme. Se non gliele danno gli altri, sente l’urgenza di darsele da solo. Per dirla con le parole di una canzone di Sergio Endrigo, gli “manca sempre una lira per fare un milione”. E, per la verità, in questa sua ossessione non gli si può dare tutti i torti.
Nonostante nella sua vita abbia fatto cose notevoli (e lasciamo perdere, per una volta, i mezzi molto discutibili che ha usato per affermarsi, anche perché migliaia di altri si sono serviti degli stessi mezzi ma non hanno avuto la sua riuscita), non è stato mai preso veramente sul serio. È stato un grande imprenditore, nel settore immobiliare e dei media, ma non è mai entrato nel “salotto buono”. Stefania Craxi mi ha raccontato che una volta suo padre e Berlusconi andarono a trovare Gianni Agnelli nella sua villa di Saint Moritz. Agnelli ricevette Bettino, ma fece attendere due ore Berlusconi in anticamera. Come politico ha successo in Italia, ma il resto del mondo, dall’Europa agli Stati Uniti al Giappone, ride di lui. Per farsi notare nei meeting internazionali ha bisogno di ricorrere a scherzi infantili, da “asilo Mariuccia”. I suoi colleghi lo sopportano perché non possono far altro, per “dovere istituzionale” per dirla con Zapatero.
Io credo che Silvio Berlusconi abbia perso una formidabile occasione per diventare un grande uomo di Stato. Aveva tutto: esperienza, ricchezza personale, una batteria di media a disposizione, un consenso fortissimo e un’opposizione ridicola. Era considerato, e con buone ragioni, “l’uomo della Provvidenza”. Solo Benito Mussolini si è trovato con un potere altrettanto forte in mano. Ma mentre Mussolini aveva in testa un’idea di Stato e di Nazione che realizzò con coerenza e ha fatto buone cose (l’Iri, la creazione di una burocrazia efficiente, le bonifiche, per spulciarne solo alcune) prima che la sconfitta bellica liquidasse il fascismo, Berlusconi è su piazza da quindici anni, 2500 giorni li ha passati come capo del governo gli altri come capo indiscusso dell’opposizione, ma sfido chiunque a dire che in questo periodo l’Italia sia migliorata di un ette. La sola cosa che è riuscito a fare è spaccare il Paese in due. E adesso sta venendo in uggia anche ai suoi alleati e a parte dei suoi seguaci.
Penso che sia stato proprio il suo debordante narcisismo a perderlo. E di lui, oggi, si potrebbe dire, malinconicamente, quello che Leone Trotzkij, in un famoso discorso, disse dei menscevichi: “Avete sprecato la vostra parte, ritornate nella spazzatura della Storia”.
Massimo Fini
Fonte: http://www.massimofini.it/
Uscito su “Il gazzettino” il 18/09/2009
21 settembre 2009 alle 09:24
Una riflessione decisamente interessante,e in parte condivisibile. ma se l’uomo da arcore non ce l’ha fatta a diventar statista è segno che qualcosa di importante gli mancava e manca (compresa la visone del senso dello stato). e in effetti ci si auspica ritorni da dove è giunto …
21 settembre 2009 alle 15:03
ho aggiunto anche un simpatico editorialino del sole 24 ore …. non si sa mai….