Il famoso desian, un babbo blogger che fa dell’osservazione scientifica sulla babbitudine non convenzionale una prassi abituale, “possiede” una stimabilissima collezione di blog babbi che scrivono ed agiscono con cura la professione di babbo attivo.
Proponendo spesso un nuovo modo di essere babbo. Mi chiedevo e chiedo a lui, e/o ai babbi passanti … ma il nuovo modello e l’analisi e la babbitudine tenera transita prima da una uguale riflessione sul rapporto uomo donna?
E’ una diretta conseguenza di un rinnovamento anche nel modo di condurre la coppia oltre che la famiglia?
E qui ingaggio anche le donne passanti-pensanti, ma a voi come vanno le cose?
Per conto mio vedo che il nuovo modello di babbità non è parallelo ad un novo modello di interazione uomo donna. Mi sembra, da un osservatorio femmineo e soggettivo e parziale e personale, che gli uomini si stiano riappropriando più velocemente di un modo diverso di stare con i figli, prima che con le loro compagne…
4 ottobre 2009 alle 20:03
Sante parole. In realtà da noi la situazione è molto più sfumata di quanto dici tu, però si, in effetti.
Bella come riflessione, adesso ci penso su e cerco di dirti meglio.
6 ottobre 2009 alle 06:11
attendo 🙂
4 ottobre 2009 alle 20:12
forse perche’ e’ tutto sommato piu’ facile? Va bene uguale comunque, a volte penso che quando vogliamo dei compagni diversi quello che vogliamo e’ averli che pensano come noi, le stesse preoccupazioni, le stesse priorita’, piu’ che le stesse mansioni in casa. E se queste sono le premesse, non arriveremo mai a nulla.
6 ottobre 2009 alle 06:08
è vero questo fa parte del percorso di consapevolezza che tocca anche a noi donne, modificando le aspettative verso gli uomini, ma la faccenda funziona se, come osserva desian, il lavoro è in parallelo, se gli uomini cominciano a lavorare su di se ….
perchè non è che non lo facciano, ma in molti lo fanno in ambito non familiare. (lavoro per esempio, for,mazione o in analisi)
4 ottobre 2009 alle 21:06
Lo sussurro perché quando parlo della relazione tra me e il padre dei miei figli mi sento sempre come una rara eccezione, tanto che dal vivo ho smesso di parlarne. Ne parlo più volentieri nei blog dove riesco meglio a contestualizzare. Spesso incrocio amiche, conoscenti nella classica età del richiamo biologico e sono disperate al pensiero di non avere figli. Chiaro che capisco il sentimento ma poi entro nel tema del “padre” e chiedo loro se non sia più plausibile disperarsi di non trovare l’uomo giusto con cui avere un figlio. Se non sia prima necessario entrare in sintonia con una persona con cui condividi valori ed esperienze per arrivare poi a capire che con lui è possibile fare famiglia.
La mia complicata esperienza personale mi ha fatto maturare questa consapevolezza, che prima ci fossimo noi come coppia e poi dopo le nostre estenzioni. Spero di essermi spiegata e che risponda in parte al tuo quesito.
6 ottobre 2009 alle 06:11
è chiaro che non si può fare una statistica che comprenda tutte le eccezioni, ma tu e poi desian e poi cautelosa parlate di casi sporadici.
belle eccezioni di uomini e donne che hanno avuto voglia e forza e curiosità per farlo.
come, quanto e perchè viene voglia di farlo?
che percorsi sono necessari…?
4 ottobre 2009 alle 21:09
Cara Monica, gran bella sollecitazione questa tua, come sempre (e anche quella su Veremamme). La raccolgo al volo.
Sono stato un maschio educato da maschio (quindi “educato male”, dico io) che ha faticosamente imparato un nuovo modo di vivere in coppia: interagire uomo-donna con parità, non abbiamo ruoli e/o mansioni divisi per genere. Faccio la lavatrice (e la stendo) oppure porto i bambini dal dentista oppure vado a scuola a parlare con le insegnanti ecc ecc ecc, così come lo fa la profe. Se non ci sono io c’è lei e viceversa.
Ma, lo ripeto, non è questione di mansioni: io occupo parte del mio tempo con la gestione della famiglia perché mi piace.
Non reputo che lei mi debba nulla “solo” perché è donna e storicamente “condannata” a fare qualcosa in più. Caso mai tocca a noi maschietti scrollarci di dosso strane idee che hanno sempre circolato (e continuano tranquillamente a circolare!!!): l’uomo piccolo non ha spazi che alla donna grande sono stati negati perché è maschio. Non intendiamo crescerli secondo differenze di sorta: non esistono in casa locuzioni (né pensieri sottostanti) tipo “questo è da maschio”, “questo è da femmina”.
Il mio modo di rapportarmi è comunque il risultato di un lungo percorso del quale sono strafiero perché fatto in un contesto sociale assolutamente ostile che tiene conto di tanti passaggi, di tante acquisizioni di senso (capire cosa non andava e cambiare atteggiamento). E’ il percorso che cambia le cose (o le rivoluzioni, se vuoi, anche fatte sul sé) e credo sinceramente si possa e si DEBBA fare. Un percorso va sempre fatto.
Scusami il caos, ma ho buttato giù pensieri sparsi a un’ora un po’ tarda. Torniamoci, se vuoi.
6 ottobre 2009 alle 06:12
la discussione la trovate in fase di sviluppo su vere mamme al link citato sotto….
5 ottobre 2009 alle 08:09
@ per tutti mi prendo qualche ora per pensare e attendere qualche altra risposta … le risposte sono belle e stimolanti… ho bisogno di tempo … per il rilancio… :-))
5 ottobre 2009 alle 12:10
per approfondire il discorso si sta sviluppando anche qui
http://www.veremamme.it/veremamme-blogcafe/2009/10/2/parlo-di-voi-attendo-tsunami.html
e qui
http://mammaincorriera.blogspot.com/2009/10/in-piu-di-unoccasione-le-donne-della.html
5 ottobre 2009 alle 20:19
Tra me e mio marito (classe 1948), sposati dal gennaio 1976, c’è stato (e c’è) un rapporto paritario e non solo per quanto riguarda mansioni domestiche e cura dei figli, nelle quali siamo stati veramente intercambiabili..
Noi siamo partiti come “coppia”, che al momento del matrimonio non aveva messo in bilancio di avere dei figli (ma abbiamo cambiato idea dopo poco più di un anno…) e il nostro rapporto a due si è rafforzato quando i figli sono cresciuti e sono diventati indipendenti e autonomi.
Siamo tornati fidanzati, dico spesso.
Per fortuna condividiamo ancora idee, esperienze, ideali e voglia di stare assieme…
6 ottobre 2009 alle 06:15
come dicevo a mamma cattiva la variabile che dobbiamo prenedre in carico è proprio che esistono coppie, come la tua e le atre già qui citate che hanno fatto e stanno facendo questo passaggio e capire come questo percorso può essere attarversato un pò di più dalle coppie, dalle famiglie, dai genitori e dai singoli (maschi e femmine) per crescere …