http://www.veremamme.it/il-giornale-di-bordo-veremamme/2009/10/11/sulla-maternita-suggerite.html
fermo restando che io al massimo mi definerei monica 2.0 e non mamma 2.0 🙂
ma se si deve stare on topic nell’articolo ….
davvero non mi riconosco come solo una mamma 2.0, troppo poco amo una definizione a priori, ma ciò che qualifica l’esperienza è la co-costruzione di una sapere sulla maternità, nella sua massima accezione, dagli acquisti intelligenti, alla condivisione delle paure, alla narrazione delle proprie storie e delle conquiste dei cuccioli, dalla pretesa di leggi più tutelenti, alla necessità di essere anche lavoratrici e trarne comunque profitto, senza perdere il proprio sentire di madri e di donne, tenendo anche la traccia storia degli affetti di madre in figlia, di nonna, di nipote, in un continuum di tracce al femminile. E da qui ripartire per l’incontro tsunami/maschile che giustamente desian ha sollecitato.
incontro che auspico davvero avvenga e cresca, anche da questo blog.
ma cos’è lo specifico della blogosfera, cos’è che questo contenitore cambia nelle regole del gioco del narrare femminile, vecchio come il mondo?
io credo che il fatto che un blog sia un luogo della narrazione scritta implichi che (finalmente) dalle parole si possa lasciare una traccia scritta più potente, meno volatile, che diventi una forma di sapere trasmissibile, un blog come luogo di cultura prodotta, anche partendo dai fondamentali: come si partorisce e via di seguito…
perchè il mondo al femminile smetta di essere detto e si dica, si produca con suoi modi e mezzi un punto di incontro e di sosta.
ma un punto che a questo punto è, c’è, ed inequivocabilmente non può più essere ignorato.
mi sembra una sfida sufficiente. l’uomo antropologicamente parlando ha fatto la storia cominciando al disegnare sulla caverne e narrare la caccia.
il web è la caverna per le donne e le madri, o almeno uno degli strumenti possibili per raccontare una storia diversa …
12 ottobre 2009 alle 14:20
LO TSUNAMI MASCHILE ? Mi sa che i blog stanno perdendo un po’ di forza, ormai si va verso la stringa, il concentrato di parole: emozioni poche …
12 ottobre 2009 alle 21:04
Che dire? Io sono una mamma e ho un blog, ma questo non fa di me una mamma blogger. Non riesco ancora a riconoscere in che direzione si stanno muovendo le mamme blogger, se c’è una direzione (a me sembra di no). E mi sembra, al di là dei numeri, degli articoli e dei passaggi in tivvù, ancora assolutamente irrisorio l’impatto dei blog (dei blog in generale, figuriamoci quelli delle mamme).
Ciò non toglie che molte persone che hanno un blog mi piacciano, così a naso, e che parecchie di queste siano anche mamme.
12 ottobre 2009 alle 21:47
molto bello Monica, grazie. siccome sollecitavo delle riflessioni per un mio intervento in un incontrò su maternità e web venerdì a Roma, penso proprio che ti citerò.
13 ottobre 2009 alle 22:45
Flavia: spero che tu non abbia letto nel mio commento alcuna critica a quello che fai. Il problema è mio: i miei figli sono più grandicelli, e io ho superato la fase in cui avrei avuto bisogno di supporto e condivisione dei problemi legati a parto, allattamento o robe del genere – e ne ho avuti di pesanti, forse per questo ora voglio rimuovere.
Se ora mi chiedessero dove indirizzare le energie delle mamme blogger, risponderei: nella costruzione di un modello femminile alternativo a quello che ci opprime (winx, veline, escort). Sono spaventata dai modelli che hanno gli adolescenti, sono terrorizzata dal fatto che ormai l’adolescenza finisce verso i dodici anni – e mia figla ne ha dieci-. Però sono anche consapevole che le adolescenti ora sono su Facebook a cazzeggiare, a insegnarsi trucchetti per “fare impazzire il tuo uomo”, e non mi sembra di avere molti strumenti per entrare in contatto, nè come mamma, nè come blogger, nè come niente. Nei miei deliri di onnipotenza, sogno che le mamme blogger un giorno decidano di boicottare le winx, la televisione e facciano la rivoluzione, poi mi sveglio e vado a lavorare.