La figlia grande, visto le contingenze climatiche, indossa il suo poncho. Lo faceva anche l’anno scorso.
Ma l’anno scorso non era in prima media, ma alle elementari, e una certa disomogneità nell’abbigliamento era ancora possibile, anzi era ancora motivo di incontro e curiosità.
Ieri un compagno la interpella chiedendole se indossi una coperta. Stamattina mentre l’accompagno a scuola mi chiede se sta bene, con addosso quel poncho. Ieri sera si sentiva pronta a difendere il suo poncho, regalo di papà. Stamane è meno sicura.
Anche se è vero che fa tanto una via di mezzo tra ragazzina di sinistra con poncho etno e Cappuccetto rosso.
Solo che questa menata sull’abbigliamento, per me, e per la mia generazioni è arrivata solo con le superiori; quando fu necessario trovare una identificazione con le mode e l’idea/ideale di appartenenza ad una idea politica. Sicuramente anche allora ci si voleva omologare e riconoscere in un gruppo, uno stile.
Ma ad undici anni mi sembra ancora troppo presto, dover scegliere e difendere la propria identità, ancora in fieri, dalle mode che ci omologano e trattano come tutti uguali, sapersi disancorare dalle pressioni del gruppo che vuole che ci piacciano a tutti le stesse cose …
18 ottobre 2009 alle 09:18
Purtroppo i criteri dell’abbigliamento per i ragazzi delle medie sono diversi. Non appartenere o non essere accettati dal gruppo che valuta solo in base alle mode è un impatto forte. Mi sento di dirti di affrontare l’argomento chiedendole cosa ha provato quando il compagno le ha detto quella frase. C’è il rischio che quell’emozione l’ha infilata sotto un mattone e stia lavorando dentro i lei magari imputridendo. Ciao
18 ottobre 2009 alle 11:45
proverò anche a dirle queste, per ora ho allagato la prospettiva dicendole che è tipico dell’età l’esigenza di conformarsi e/o la richiesta di essere uguali …
e che c’è anche il bisogno di non dissolversi in questa omolodazione…
18 ottobre 2009 alle 16:40
Credo che tu abbia usato le parole giuste anche se l’urgenza di sentirsi parte di un gruppo sia forte già a quell’età. Anzi, forse a maggior ragione visto che sono ancora piccoli ma purtroppo non lo sono più.
Ti direi di non farle trapelare una grossa pressione a distinguersi giusto perchè non lo faccia per compiacere te condannandosi ad un ruolo di scarsa integrazione.
Coltiva l’essere originali ed individui a dispetto dei gusti della massa ma con delicatezza.
Probabilmente non serve dirti tutto questo, saprai già da te come muoverti anche in considerazione del carattere di tua figlia. Io con la princi è una vita che debbo far attenzione a camminare sulle uova …
/graz
19 ottobre 2009 alle 18:32
mica tanto… un conto è saperlo e un conto è ricordarsi che ci vuole delicatezza nel non essere un modello troppo forte. e io lo sono, per fortuna e purtroppo.
a camminare sulle uova mi sa che mi ci metterà lei, prima o poi …. spero solo che il suo percorso sia meno tortuoso del mio….