Un paese vecchio e un vecchio paese.
Ascolto la radio, ore 9.00, si parla dell’italia che non si rinnova e che non rinnova i finanziamenti alla ricerca, o crea quelli per le fonti rinnovabili, non facilita l’uscita dalla crisi (per quella che è dichiarata una delle grosse risorse del paese) per la piccola e media impresa. Niente spazio alla new economy, o alla green economy.
Sembra che tutto ciò che è nuovo debba venire abbattuto, prima che succeda quelcosa. Per questo mi sembra un paese vecchio e per vecchi, di quella vecchiaia che vuole conservare, tenersi strette cose poco utili (vecchi elastici e bustine di plastica inutili per misura e praticità =come faceva la mia bisnonna).
Paese vecchio che sostiene imprese e progetti vecchi, pesanti, vetusti, polverosi e si perde ciò che c’è di innovativo, ciò che è motore propulsore.
Paese vecchio che si tiene le baronie universitarie e ospedaliere e tiene i giovani allo sbando progettuale, di vita, e di fantasia.
Che prende e non da, che ha paura di vivere, di vedere i cambiamenti necessari, o quelli folli e innovativi.
Paese che non legge tra le righe, non sogna, ma sonnecchia pigro, indolente, indifferente, collocandosi tra la depressione e l’apatia; tirandosi la pelle con la chirugia per sembrare ciò che non è. Vecchio.
Lasciando i veri vecchi a morir di fame e di silenzio.
Paese che non impara. E pur credendo di farlo nemmeno insegna.
17 novembre 2009 alle 11:08
me lo chiedo pure io …
18 novembre 2009 alle 15:48
@antonio c’è qualcosa di più imbecille? sono pronta a ricredermi …
oh!
🙂