accadono giornate, che sono nominabili solo come giornatacce, in cui tutto piomba giù in modo grezzo e volgare, ogni cosa si trasforma e si traduce in gesti brutti e pesanti.
ad un certo punto di quella giornata senti la rabbia che sale, e l’affetto per i figli non basta più a proteggerti e proteggerli dalla tua giornata nera.
ti arrabbi malamente.
ti senti una cattiva madre, una mamma cattiva.
poi cerchi qualcuno e ne parli, come se ciò ti assolvesse, togliendoti quel gusto amaro, di giornata spenta e sgradevole.
cose se le parole bastassero a consolarti, a redimerti verso una giornata migliore e redenta dal male che senti e temi.
alla fine mentre lavi i piatti … sai che chi ti dirà non è vero, sei una brava persona, le cattive madri sono altre,
sai … sai fino in fondo che quelle parole non bastano.
nessuna vera assoluzione.
solo il giorno dopo si può (puoi) ricominciare a lottare per non farti abbattere da una giornata dal gusto greve, e gommoso, indigesto come un rospo freddo.
che sia quella la ricetta per non degenerare verso una serie di giornate assurde, vuole ed assolute?
23 dicembre 2009 alle 10:01
io ho un motto, ed e’ che i giorni in cui sei una ‘mother earth’ sono li’ soltanto perche’ tu possa permetterti di sopportare i giorni in cui sei una medea. L’importante e’ sapere che passeranno. E l’importante e’ anche sapere che non ne sei immune, e che ritorneranno. E passeranno di nuovo. Love.
23 dicembre 2009 alle 16:50
Siamo icone o esseri umani? E per i nostri figli, vogliamo una vita a due dimensioni, o quella che è?
Meglio che si abituino con noi di cosa le giornate no riescono a fare a una persona. E soprattutto, meglio che con calma, a giochi chiusi, glielo spieghiamo e ci spieghiamo e chiediamo a loro un consiglio.
Che ne sanno più di noi, a volerli ascoltare.
25 dicembre 2009 alle 21:42
Non temere. I giorni zavorra rendono gli altri più leggeri e i nostri bambini leggono in noi quello che non vedono chi ci definisce una cattiva madre. Parlarne fa bene.