Piccola premessa e Disclaimer: quest post non vuole in alcun modo sollevare l’annosa questione se sia meglio o peggio allattare al seno, e questo chiude il discorso.
Sono benvenute tutte le riflessioni portate sull’argomento: corpo che cambia, in relazione al figlio, alla maternità, alla fisiologia, alla chimica e via discorrendo.
Una amica che attende un bimbo mi sollecita con una domanda sull’allattamento, una ginecologa le ha detto che si tratta di una faccenda assai dolorosa, che durerebbe circa 40 gg. Così da qualche parte si riaprono i files, nel mio cervello, sull’allattamento della grande e della minina .. riparto dalla risposta alla mia amica per ripensare ad un tema che mi è caro: il rapporto con il corpo, il nostro, il nostro quendo sta in relazione con altri corpi, cosa fa, come muta, come comunica.
Sarà … ma quello che questa ginecologa ha detto, alla mia amica, sembra più la narrazione di una propria esperienza che una valutazione professionale, mi suona come una nota molto riduttiva.
Ma se si tratta di una riflessione personale posso provare a contrapporre la mia esperienza di bi-mamma. 🙂
… partiamo dalla grande, allattata 11 mesi, cioè fino a che ha dichiarato indirettamente “basta tetta”, e lo ha fatto semplicemente, smettendo di ciucciare !!
1. la montata lattea mi ha dato fastidio più che male: è imprevista, bizzarra, non capisci subito che è il latte che arriva ma insomma arriva la pappa per il pupo: sta nell’ordine delle cose.
2. attaccamento al seno: qui è stata importante una buona ostetrica che spiegasse come la pupattola doveva prendere il seno (la posizione per la suzione più adatta per lei e per me). Ma la grande aveva capito subito benissimo come fare anche da sola, succhiando ogni volta e con impegno, così io non ho mai avuto male!! Come sarà successo, come lo sapeva? Mah!
3. imparare: dopo qualche tempo ho imparato a riconoscere il seno che si preparava all’arrivo del latte, appena 4/5 min prima che la grande partisse con la sirena del pianto che diceva “acc … mammaaaaaaaa ………voglioooooooooooo mangiareeeeeeeeeeeee!!!”. Questo alla fine mi ha dato la certezza che la fabbrica della pappa funzionasse proprio bene, anche se talvolta la sensazione di essere la mucca carolina pesava un pò. Ma la soddisfazione di allattare e vederla crescere era piuttosto compensativa, anzi molto!
4. Mastite!!! Se capita sono ***zi amarissimi; allora si che senti davvero male! Febbrone a 40 e antibiotico! Ma anche lì una brava ostetrica può insegnarti ad evitare l’ingorgo e la mastite (a me lo avevano spiegato molto bene le infermiere della nursery). Una volta la mastite me la sono beccata, ma il mio medico con un buon dosaggio di antibiotico (non fastidioso per bimba) mi ha rimesso in sesto e non ho dovuto smettere l’allattamento. Solo da quel momento ho applicato con maggiore solerzia le tecniche che mi avevano insegnato in ospedale per evitare la mastite.
A parte questo, non mi pare di aver vissuto dolori inenarrabili. E se provo a fare un analisi un pò più distaccata segnalerei solo la “fatica” di entrare in contatto con il tuo corpo, e il suo esser pronto ad allattare fisiologicamente; lasciando che il corpo della mamma e del bimbo si incontrino; in ogni caso lui sarà presumibilmente già attrezzato alla suzione e alla “fame-fame-fame-fame”!! La fatica o la complessità stano nel creare/accettare il dialogo con i cambiamenti che il corpo impone, e in un lasso di tempo assai breve, subito dopo il parto. A me sono state i grande aiuto le indicazioni delle ostetriche e le infermiere della nursery di un piccolo ospedale della provincia torinese, scelto per il parto in acqua e la forte impronta culturale e organizzativa date alla naturalità/fisiologicità del parto. Quindi un gruppo di operatrici pronte ad accogliermi (accoglierci come madre/figlia/neofamiglia) e ascoltare le mie fatiche, ad assistermi nel cambio del primo pannolino, a rassicurarmi che era tutto molto normale … affidarmi al loro sapere è stato importante e altrettanto significativo e di aiuto è stato vedere come loro avevano proprio voglia di fare quel lavoro. Questo mi ha trasmetto molta fiducia anche in me stessa.
Con la minina è stato tutto più complesso e credo che questo abbia complicato l’allattamento, la villocentesi e il suo esito che ci ha comunque tenuto in allerta per un pò e soprattutto me, il parto indotto e una montata lattea poco funzionale (credo per il parto indotto e credo soprattutto per il mio stress pregresso). Il tutto si è intrecciato con una neonata diversa: lei ciucciava troppo e attaccata male, perchè aveva troppa fame, perchè era leggermente piccina alla nascita e quindi cercava di compensare subito subito… insomma ho avuto le ragadi e il latte era poco, e dopo nemmeno due mesi ho smesso di allattare.
La stessa accoglienza di un grande policlinico è assai diversa, diversa per stile e cultura e nella quale i parti sono già più medicalizzati (e in quella parte sono comunque molto tutti bravi, l’ostretica fantastica e via dicendo); ecco che lì la zona nursery diventa meno accogliente, anche per gli elevati numeri di nati. Quello stile di rapporto con le madri, così diverso da primo, erano più lontani dai miei bisogni. Ad oggi credo che se la minina fosse nata nello stesso luogo e se ci fosse stato lo stesso stile di sostegno all’allattamento la situazione si sarebbe risolta in modo più positivo.
Non lo so, ma mi poace pensarlo.
In ogni caso mi rendo conto che i consigli offerti al mio primo allattamento e il modo di affrontarli, da parte di chi mi insegnava, è stato necessario a darmi serenità e fiducia, nel mio corpo e nelle potenzialità, parallele e sinergiche, della neonata.
Finire di allattare la minina dopo soli due mesi (o meno) è stato un dispiacere, che ho provato nei suoi confronti ma anche nei miei.Con la grande l’allattamento è stato un periodo molto piacevole e rilassato, dettato da tempi dediti alle coccole, lentissimo, di grande sinergia tra il suo corpo e il mio, e di grande pace di me con il mio corpo, un corpo scoperto capace di fare con facilità la cosa più facile/difficile al mondo …
La minina un altro viaggio e un altro capitolo, che implica ed ha implicato una scoperta del corpo nella maternità fatto attraverso altri canali, altri tempi, altre strade dell’affetto e delle coccole già conosciuto.
Ma … infine, la mia personale visione dell’allattamento è positiva, come di un evento rispondente alla fisiologia di due corpi che si sono già incontrati e si re-incontrano, e sul momento si tratta di affinare l’incontro, accettarlo, renderlo plausibile.
28 gennaio 2010 alle 17:30
Allattare, per me, è stato molto bello.
Spero lo sia stato anche per mia figlia.
Infine, spero lo sarà anche per la tua amica, alla quale consiglierei di cambiare ginecologa.
28 gennaio 2010 alle 17:56
Che il tema allattamento sollevi dei gran polveroni, è indubbio. Pare essere uno dei terreni privilegiati su cui si combatte “l’essere una buona madre”. Con tutte le derive del caso, ma davvero, pur avendone sentite di tutti i colori, le parole della ginecologa mi lasciano allibita. Personalmente ho allattato il primo figlio per qualche mese senza nessuna difficoltà; i gemelli per pochi giorni e poi latte in polvere. Nessuna difficoltà nemmeno lì. Ho un ottimo ricordo di entrambi i modi di nutrire. Ciao!!
28 gennaio 2010 alle 18:28
@thumper e marilde … dite entrambe due cose che mi sembrano davvero importanti e che si collegano:
non sappiamo come i figli vivano o si godano, o meno, l’allattamento (al massimo lo presumiamo/desumiamo da come reagiscono)
mentre noi madri spesso ci giochiamo l’asprissima battaglia della buona madre.
magari non è così necessario … tanto più che i figli nulla ci dicono del come stanno ….
:-))
28 gennaio 2010 alle 21:26
Io ho avuto due cesarei e ne sono stata molto dispiaciuta, mi sono sentita come se tra la gravidanza e l’essere madre non ci fosse nessuna transizione. Che poi il dolore del parto naturale porterebbe a pensare ‘troppa grazia!!’ in quanto a transizione 😉 ma questo è un altro discorso …
Se non fossi riuscita ad allattare al seno mi sarebbe quindi dispiaciuto assai, oltre a ciò la sindrome da mamma perfetta ce l’avevo di sicuro e quindi mi sarei sicuramente sentita di aver fallito da qualche parte.
In entrambi i casi l’allattamento è stato molto ‘funzionale’, senza particolari problemi nè di montata nè di ragadi. Entrambi i pupi non hanno avuto vezzi strani nel ciucciare e non mi hanno martoriata più che tanto. Insomma era una roba naturale senza particolare fatica e senza particolari estasi.
Avrebbe quindi funzionato tutto bene se non avessi avuto lo stress del ‘mangerà abbastanza’? Voglio dire, la princi è nata d 2,6kg e alla fine del primo mese pesava un pò più di 5kg. Tutto solo con il mio latte. Aveva dei rotoli di grasso attorno alle gambine da sembrare davvero l’omino michelin. Ed io??? ad ogni piè sospinto mi chiedevo ‘avrò abbastanza latte?’. Figurarsi quando la poveretta ci provava a piangere un pochino …. Ricordo che una sera telefonai preoccupatissima al pediatra, uomo di grande pazienza e calma, il quale mi rispose ‘Signora, lei prepari un biberon poi se bimba piange prova a darglielo: se lo mangia vuol dire che aveva fame e lei non ha abbastanza latte, se non ha fame non lo mangia …’ debbo averlo proprio smaronato poveretto.
E la princi era la seconda. Figurarsi con il primo! Facevo la doppia pesata e se era previsto che il pupo mangiasse 140gr non c’erano versi! 140gr doveva mangiare costi quel che costi!
Ora, considerando che le cose stavano andando bene, senza davvero nulla da segnalare .. questa insicurezza priva di fondamento mi sembra sia indicativa di quanta sovrastruttura io mi fossi lasciata mettere in testa …
/graz
28 gennaio 2010 alle 22:48
grazie mamme blogger! (sono l’amica di pontitibetani con la gine dolorante)
tra l’altro non è neppure la mia gine la quale mi ha abbastanza rassicurata ma la tizia che mi ha fatto l’ecografia del 7°mese.
vi farò sapere tra un paio di mesi…sono già enorme ma manca ancora del bel tempo!
28 gennaio 2010 alle 23:27
ne ho allattati tre ed è stata sempre una cosa splendida… con i problemi di cui avete parlato e anche altri (dopo un paio di mesi avevo latte solo da un seno, pare che nell’altro non ci sia una grande ghiandola mammaria, cosa scoperta con la mammografia tanti anni dopo) ma sempre bellissima. sono convinta che anche a loro sia piaciuto. vedere quelle faccine beate succhiare voracemente i primi minuti e poi fermarsi a guardarti, magari con un sorrisetto… come pensare che non fosse una goduria anche per loro? e poi è così comodo: ho allattato ovunque senza problemi e senza pudori…
ma se per qualche motivo non succede di avere latte non c’è nessun problema: siamo mamme splendide lo stesso! :-))
29 gennaio 2010 alle 00:09
Per Anna:
mi hai fatto ricordare che colei che mi fece l’ultima ecografia a 15gg dalla data di parto mi fece perdere 10 anni di vita perchè cominciò a fare uhm!uhm! dicendo che il bambino aveva la testa così grossa!! ma così grossa!! e vediamo i ventricoli di qua e misuriamo il diametro di là …
Senza ovviamente sapere che il padre di cotanta creatura aveva una malformazione arteriosa vicino al cervelletto e che aveva seriamente rischiato di andare al creatore grazie ad un idrocefalo.
Storia lunga, lasciamo perdere.
La morale del mio commento? mandala a hahare e fidati di colei che ti conosce. (con tutto il rispetto, eh! che io nell’ecografia ci ho solo sempre visto delle gran macchie nere per cui chi ne capisce più di me … tanto di cappello, neh!!)
/graz
29 gennaio 2010 alle 14:06
Auguri, Anna.
E sappi che qualsiasi cosa è più facile se affrontata con serenità.
29 gennaio 2010 alle 22:06
Anche io ho fatto tutti cesarei, con la differenza che la prima volta per vedere la bambina, che era due piani di ospedale sopra di me, ho dovuto puntare i piedi. Morale, l’ho vista il giorno dopo la nascita, ho insistito per provare ad allattarla, mio marito le ha dato il primo biberon -di latte artificiale. Non ho mai avuto latte a sufficienza, siamo andate avanti con l’allattamento misto fino a un anno. Però a quel poco non ho mai voluto rinunciare, ed è stato, per me, importante, piacevole, mai doloroso. Era quel poco che mi consentiva di passare serate fuori casa, con lei, senza avere il problema di portarmi l’amba aradam del latte artificiale, oppure di tranquillizzarla la notte se aveva fame…Abbiamo smesso perché la pediatra continuava a ripetere che non serviva a nulla.
Con piccole variazioni, è andata così anche per gli altri due. Solo che è durato molto di più 😉
30 gennaio 2010 alle 22:27
Mi ha sempre colpito questa cosa che dici della villo, Monica. Sei stata “costretta” a farla? Perché conosco molte donne che non la farebbero mai e non la fanno.
31 gennaio 2010 alle 13:25
E’ vero.
Non sono stata davvero costretta con una pistola puntata alla tempia, ma pressata si dal senso di responsabilità che pare si debba avere oggi verso i figli, pressata dall’età (44 anni), dall’analisi dei rischi che l’età comportava.
Ho lavorato troppi anni con l’handicap per non pormi il problema e per non afforntare la valutazione di un eventuale aborto, ci sono forme di disabiltà tali che la domanda se fare nascere quel figlio va posta … (e non parlo di disabilità relativamente facili come la sindrome di down, l’autismo o altre sindromi abbastanza conosciute…).
ma il mio senso di maternità, quello biologico e di pancia, quello più istintivo si è sentito costretto dalla parte razionale e dal corollario di voci ad accettare la scelta più logica. emotivamente mi è costata .. però.
non avrei voglia di rifarlo.