Oggi è la giornata della grande città. Noi dal paesello ci si trasferisce laggiù (diciamo) a lavorare, per qualche ora.
Si trattava di mettere insieme la pedagogia interazionale, che pur sempre pedagogia è, e il corpo.
Il corpo che siamo noi, nel mentre lavoriamo e viviamo.
Quel corpo che c’è sempre, è sempre anche quando ne dimentichiamo l’esistere.
Un corpo che è.
Si è parlato di molte cose , anche della trasformazione dei corpi, ad opera della chirurgia estetica.
Magistralmente un collega, indicava nella prassi della chirurgia estetica il tentativo di passare da uno stadio cristallizzato, senza lasciare al corpo la possibilità di vivere i suoi naturali cambiamenti, che significano imparare, crescer, mutara, arricchirsi di nuovi saperi.
E i “fatti” e “strafatti” da chimiche ed alcol, in discoteca, rispondono allo stesso imperativo categorico, che imbriglia le palestrate, la ventiquattrenne di 64 anni, le sciure un pò fighe della mia palestra? Li obbliga a fare di se stessi qualcosa di altro, e di non sentire i dinamismi del corpo?
Professionalmente non ho mai lavorato con la tossicodipendenza, sulle cui dinamiche originarie confesso una forte ignoranza pratica, ne so solo la teoria libresca; quella teoria che però è svuotata dell’esperienza, dell’incontro professionale con chi “è fatto”, un incontro che non ho mai fatto. E non mi pare di saperne abbastanza.
So qualcosa dei rituali magici nell’uso delle sostanze, usate per provocare cambiamenti di stati di coscienza, uso circoscritto ad un ambito magico-sciamanico-rituale, e questo mi suggerisce altre possibilità.
Mentre l’uso massiccio che se ne fa oggi, mi ricorda invece l’uso dalla chiurgia e della chimica per farsi, cambiarsi e non sentire. Farsi e rifarsi per non accogliere i divenire del corpo, per non viverli, sperimentarli, narrarli, emozionarsi, sentirli, toccarli, vederli, assaggiarli …
Resto a galleggiar nei miei dubbi in divenire, sono ben venuti suggerimenti ed idee …
25 aprile 2010 alle 13:22
hai centrato perfettamente il punto, tutto oggi è compulsivamente finalizzato all’anestesia totale rispetto al “sentire” – e quindi al sentirsi…
http://unaltradonna.wordpress.com/2009/12/16/vedersi-o-sentirsi/
25 aprile 2010 alle 13:30
bello il tuo blog/progetto.
riesce a fare vedere anche una parte del sentire, che da vita ai corpi. è una delle magie della fotografia ben usata …