Alcuni anni fa quando insegnavo con più frequenza il massaggio infantile, mi sono trovata per passare la tecnica ad una giovane coppia che aveva una bimba di 9 mesi.
La bimba in seguito ad un sofferenza nel momento della nascita aveva un problema di spasticità ai 4 arti. Mi ricordo come la mamma, cercando di spiegarmi le difficoltà della bimba a muoversi e mentre ragionavamo del massaggio e delle possibilità di rilassamento connesse, guardava la sua bimba. La piccola aveva agitato le braccia, così la mamma aveva cominciato a muoverle nello stesso modo, come ad imparare il movimento di sua figlia, come ad interiorizzarlo, farlo proprio sino infondo. Impararlo per capirlo, capirlo per poterla aiutare nel modo necessario, adeguato ai sui bisogni.
Il movimento della mamma era elegante e soffice, la sua emozione potente, come era forte il bisogno di imparare a muoversi come la sua bimba, prima ancora di pretendere che la bimba si muovesse in modo “normale”, uguale agli altri.
Sembrava un volo, una danza, una capacità di dialogare con il corpo dell’altro, nell’imitazione, nell’empatia, nella comunicazione di una vicinanza e una intenzione forte di fare strada insieme.
Una esperienza toccante, davvero.
E al solito resta l’ammirazione per certe persone, e per la capacità del corpo di andare e arrivare prima della parole
6 aprile 2010 alle 07:30
Non sapevo che tu insegnassi il massaggio, ho più volte pensato di fare il corso per insegnante, ma ho saggiamente deciso di rimandare a quando la mia bimba sarà un pò più grande.
Nel frattempo, dopo essere passata da qui più volte per regalarmi un’emozione, ti dico che questo è il post più bello che io abbia letto negli ultimi tre giorni.
Mi acciungo a lavorare con un gruppo di madri, e il pensiero che mi guida è esattamente quello che tu scrivi nelle ultime righe.
6 aprile 2010 alle 09:04
A me è piaciuto tantissimo (il corso di massaggio) anche come mamma. In effetti l’ho fatto quanto M. la figlia grande aveva un paio di anni, e per un pò ci siamo divertite tantissime a giocare con il massaggio.
E insegnarlo è stato decisamente una bella esperienza, averi continuato volentieri ma occorreva più tempo e non lavorare a tempo pieno. Le mamme “del massaggio” mi hanno spesso regalato emozioni intense e significative.
p.s tu cosa farai con le mamme?
ciao
grazie per il commento, sono contenta di essere riuscita a ritrasmettere l’emozione che avevo ricevuto da quella mamma, me la porto dietro da tanti anni (credo una decina) e adesso l’ho liberata …
m.
6 aprile 2010 alle 14:47
le mamme dei bimbi speciali sono speciali davvero. ne conosco: hanno una forza, una capacità di adattarsi, di lottare… di amare. sono speciali.
6 aprile 2010 alle 22:00
La riflessione che fai a proposito della capacità del corpo di arrivare prima delle parole è preziossima.
7 aprile 2010 alle 12:13
Un bellissimo post. Aereo e alato come la foto, ma anche capace di colpire. Grazie.
8 aprile 2010 alle 14:21
boh…che dire?
grazie a voi … 🙂
8 aprile 2010 alle 17:31
Ciao M.,
non ho trovato il tuo indirizzo email sul blog, se mi dici come contattarti ti parlo di me e del mio progetto.
8 aprile 2010 alle 23:30
Ero all’inizio della mia prima gravidanza, e frequentavo spesso il laboratorio di analisi della clinica ostetrica a causa di un problema pregresso.
Ero di casa ed il percorso parcheggio-ingresso ospedale-sala d’attesa lo facevo senza neppure più guardarmi intorno.
Quel giorno lascio la macchina, mi incammino e sul marciapiede mi vengono incontro madre e figlio, per lo meno penso che lei fosse la madre ma poi alla fine magari non è nemmeno così importante.
Il piccolo avrà avuto un quattro o cinque anni e teneva per mano la mamma con il braccino alzato come fanno i piccolissimi che ti chiedi sempre se non gli vengono le formiche, se lo facessi tu ti verrebbero per certo. La mamma lo guardava e gli parlava.
Io mi sono fermata perchè mi è praticamente mancato il fiato: la corrente di amore che passava in quegli sguardi era così forte e calda e intensa, lo sguardo del bambino trasmetteva una fiducia infinita, un’affidarsi totale. Lo sguardo della madre era accoglienza, era tranquillo, era un mare caldo, era un sorriso felice.
Un’immagine bellissima che ho ancora scolpita negli occhi come se la vedessi ora.
Era un bimbo Down ed io da quel momento non ho più avuto paura di avere un bimbo Down.
/graz
11 aprile 2010 alle 15:23
@graz
infatti a me pare che i genitori che riescono ad accettare i figli in toto e per ciò che sono, con handicap o meno, sono fortunati.
L’handicap è una grossa fatica e non solo, ma nel lavoro ho spesso trovato che vi erano genitori che accettavano, amavano i loro figli a prescindere, a prescindere anche dalla gravità dell’handicap, riuscivano a trasmettere amore e ironia a se stessi e ai loro figli.
Certo ci sono alcuni handicap, alcune malattie che producono vite quasi impossibili, eppure qualcuno sfugge ad un destino pesantissimo e quella storia diventa altro da una lunga tragedia.
la mia non è una risposta professionale, senza dubbio, eppure quell’amore sereno (come anche tu lo racconti) sembra essere la strada migliore ….