vorrei scriverle davvero lo sconforto davanti alla sue recente intervista in tema di maternità e lavoro.
Devo necessariamente premettere che la mia posizione politica non mi consente di apprezzare il suo operato in quanto Ministro, ma siccome lei è uno dei pochi Ministri donna del Governo di questo paese, mi ritrovo nella situazione paradossale di dover pensare che è importante che lei faccia il suo lavoro in quanto donna.
Credo sinceramente che una molteplicità e moltiplicazione dei saperi, competenze, professionalità femminili nei contesti di lavoro non possa che produrre risultati migliori.
Forse non è questo il luogo per argomentare estesamente e documentare una mia riflessione che si appoggia ad un fiorire di studi, teorie e ricerche piuttosto importanti in materia, ma questi ci sono ed indicano che da più parti il problema è sentito e promosso.
Ma torniamo alla questione della sua intervista. In quanto donna, madre e persona sono convinta che sia importante che la maternità sia tutelata almeno tanto quanto la possibilità di manterere il lavoro, ma i dati recenti ci raccontano che in Italia, le donne quando diventano madri rischiano il posto di lavoro, se non quando addirittura terminano la loro carriera professionale dopo il parto. Sappiamo che mancano molti strumenti per facilitare e conciliare l’attuazione di questo snodo: maternità e lavoro; mancano i sostegni economici e quelli logistici.
Sono convinta della necessità che lei stessa avrebbe dovuto poter continuare a godere della sua maternità, anche in modo flessibile, perchè il mondo del lavoro “politico” dovrebbe rappresentare il mondo reale. Un mondo che è fatto da donne che lavorano e che fanno figli, e che devono attraversare al meglio i due ruoli senza essere necessariamente obbligate a fingersi dei cloni maschili. Maschi che non devono mai attraversare la gravidanze, il parto, il puerperio, il riassetto ormonale, le notti insonni e tutta la parte pur bella,emozionante, esaltante e necessaria, ma faticosa; esperienza che molte donne conoscono nel diventare madri.
Quando sento qualche madre che descrive solo la parte esaltante della maternità mi sento dubbiosa, esattamente come mi ritraggo da una madre che descrive una maternità solo brutta … sappiamo bene che le eccezioni confermano la regola. Ma nella maggior parte dei casi come genitori finiamo per condividere una cosa dell’avere figli: questa non è mai una esperienza unidirezionale, è complessa, emotivamente sconvolgente, ed investe di una trasformazione assai potente noi come persone. Parlando di persone intendo qui anche citare anche i padri, che con la compagne sono attraversati da questi cambiamenti epocali ma che non rischiano mai la perdita dell’identità professionale.
Data la sovraesposizione mediatica che è connessa al suo ruolo di Ministro, le sue riflessioni rimbalzeranno di qui e di là, come palline di gomma impazzite, di nuovo a generare confusione. Confusione in chi tenta di migliorare la propria posizione lavorativa, in chi vorrebbe star con i figli e non più, in chi ha perso il lavoro perchè diventata madre, in chi vorrebbe conciliare un lavoro di prestigio con la possibilità di esser madre ma in Italia (paese piuttosto arretrato in tema di conciliazione), in chi sta decidendo se può fare il salto e diventare madre, in chi (datore di lavoro) capirà che in fondo la tutela della maternità è una fregatura e non un “bene” su cui investire e pertanto si sentirà libero di andare avanti licenziando quelle che restano “incinte”.
Il suo ruolo e anche una sua analisi delle criticità connesse ad un ruolo di grande responsabilità nazionale, come quello di Ministro, se spese con maggiore chiarezza e onestà (rispetto anche alla fatica necessaria di restare al proprio posto, alla necessità di doversi dividere tra la prima figlia e un lavoro importante) forse avrebbero avuto un valore diverso, nel risvegliare una politica troppo appiattita su se stessa, rilanciando un tema che in fondo è anche molto caro a destra, sinistra e centro.
Le sue parole invece mi sono suonate come una sorta di involontario sbeffeggio rivolto alle altre donne, non partecipe e non capace di progettazione e analisi critica.
Insieme a noi, ha perso anche lei, questa opportunità.
Come donna, come madre, come professionista.
3 Maggio 2010 alle 23:59
Che dirti Monica, io la vedo in modo un pò diverso. Quanto ho letto l’articolo del corriere le parole di meristar mi hanno confermato nell’idea che la signora non è esattamente pico della mirandola. Poi chissà cosa ha detto davvero e cosa le han fatto dire che qua ormai il gioco è al massacro e solo i numeri delle vendite spiegano e giustificano quel che viene pubblicato.
Il tono della tua lettera mi piace molto e mi piace il tuo punto di osservazione alle brillanti osservazioni della signora in questione (tra l’altro il sito dei docentiscapigliati oggi la dava a 153mila e rotti euro anno – alla faccia delle bebisitter, eh??).
Resto però del parere che costoro non sono nemmeno di destra, sono solo degli ignoranti ed arroganti arricchiti, questi si che sono servi del padrone. E di un padrone pazzo per di più. Ed in quanto tali come puoi pretendere che dicano cose che abbiano un senso? o che si preoccupino dell’eco delle proprie parole (se non in termini di campagna promozionale)?
Non avrei mai pensato di provare un moto di interesse e di stima per le parole di un fascista d’antan come il signor Fini ma costoro davvero me le fanno rimpiangere le anime nere …
Bleah
/graz
4 Maggio 2010 alle 15:05
concordo in pieno con ogni parola, compreso l’interesse sincero per la pecora “nera” (ah bel gioco di parole) gianfranco fini.
sulla ministra, graz, infatti mi astengo da altri giudizi politici, e spero che riusciremo a fare un pò di mail bombing tra socialnetwork e blog etc etc perchè non credo che potremo mai cavare sangue dalle rape …. ma fare massa critica anche tra le mamme che non si sentano troppo rappresentate da quei modelli … plasticosi …tipo gelmini super mamma ad ogni costo …
comunque hai ragione c’è ancora in giro caligola e i cavalli senatori
4 Maggio 2010 alle 06:21
Aspettavo anche il tuo commento a questo tema. Concordo pienamente, Monica.
La maternità è multisfaccettata, ed è impossibile ricondurla a modelli univoci e a semplicistiche formule risolutive.
Come ho detto ad un’amica, la maternità (come l’allattamento) ha a che fare col corpo, un corpo che spesso, nella nostra società, per stare in agorà dev’essere ignorato. Il punto è che col corpo non posso esserci regole, nessuno può dirci come viverlo, se non noi stessi: è questa la vera Libertà (è una scelta rispetto al sentire). Bauman non parlerebbe di società liquida se non fossimo arrivati a questo, e le patologie di oggi si muovono in questa direzione: corpi negati; modelli omologati che danno sicurezza; ideali non propri e al di fuori della propria specificità e (splendida) unicità. Ma questo la Ministra non lo sa.
4 Maggio 2010 alle 15:08
bauman .. devo leggerlo è lì in attesa che possa dedicargli un tempo “attento”, come lo devo a tanti altri libri. (ufff!!)
è un peccato per lei, la ministra, che non riesca nemmeno a pensare un millimetro fuori dagli schemi, perdendo davvero una sua (prima che altre) possibilità di crescita.
4 Maggio 2010 alle 08:49
io son stata meno fine, sul mio blog, ma, se penso che, col lavoro che faccio io, sono tornata a lavorare quindici giorni dopo il parto con tutti e due (nel senso che me li infilavo nella fascia e andavo), se penso a tante donne normali, alla fatica di gestirsi, al senso di abbandono e impotenza che spesso si prova in queste situazioni… ecco, mi torna in mente, di nuovo, solo quello che le ho scritto da me: improperi. e decisamente poco eleganti anche per una donna normale.
4 Maggio 2010 alle 15:09
ci vuole anche l’ineleganza, siccome il mio blog è in chiaro un pò mi limito, in privato però riesco a trovare splendide parolacce … e non solo quando guido!!! 😉
5 Maggio 2010 alle 19:35
condivido tutto quanto scritto e vorrei tanto che la Gelmini si fermasse a leggere o comunque ad ascoltare e cercare di comprendere quanto suscitato dalle sue imbarazzanti affermazioni….
mi soffermo soprattutto su quando scrivi:
“Data la sovraesposizione mediatica che è connessa al suo ruolo di Ministro, le sue riflessioni rimbalzeranno di qui e di là, come palline di gomma impazzite, di nuovo a generare confusione. Confusione in chi tenta di migliorare la propria posizione lavorativa, in chi vorrebbe star con i figli e non più, in chi ha perso il lavoro perchè diventata madre, in chi vorrebbe conciliare un lavoro di prestigio con la possibilità di esser madre ma in Italia (paese piuttosto arretrato in tema di conciliazione), in chi sta decidendo se può fare il salto e diventare madre, in chi (datore di lavoro) capirà che in fondo la tutela della maternità è una fregatura e non un “bene” su cui investire e pertanto si sentirà libero di andare avanti licenziando quelle che restano “incinte”.”
Ecco, lei pubblicamente e politicamente ricopre una funzione di grande responsabilità, funzione che mi pare svolga in maniera molto poco consapevole. Mi pare che anche la sua “entrata” nella dimensione più personale legata alla funzione materna sia altrettanto inconsapevole…diciamo che, in questo senso, ha almeno il dono della coerenza. Bocciata in entrambe le materie, quindi… 😉
5 Maggio 2010 alle 19:45
tra psico e consulenti pedagogiche la abbiamo bocciata …. insomma
🙂
7 Maggio 2010 alle 20:07
…guarda, ammetto giusto un attimo di indecisione tra la bocciatura e il rimando a settembre…ma credo che serva una “scossa”…così da favorire il “risveglio”….i bravi maestri non sanno forse quando è il momento giusto???? 😉
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