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Noi Allattiamo cosi’ …

13 commenti

Purtroppo non riesco a mettere link per il solito problema – uso iPhone per postare e linkare diventa un problema di tempistiche e praticità d’uso – ma appena posso ci provo. Vorrei poter documentare alcune posizioni che ho letto su facebook e che rimandano a siti ed iniziative che si dicono favorevoli e promuovono l’allattamento al seno – in pubblico etc etc etc…

Ho già avuto modo di dire la mia, in un blog di ecogenitori, ricevendo qualche improperio; pertanto faro’ miglior uso del mio blog, dicendo ciò che penso.

Allora premetto che non ho nulla in contrario all’allattamento pubblico di in bimbo, con la prima bimba mi e’ capitato di allattarla così qualche volta ( credo al max una decina di volte in 11 mesi) e in situazioni in cui non era possibile fare altro.

Restano pero’ una serie di dubbi e questioni che voglio tener in luce.

1.Allattare in pubblico rischia di essere una sfida provocatoria, che ha poco senso o intelligenza se rappresenta solo una sfida, sembra una prova da adolescenti.

2. Indica un cambiamento culturale sull’allattamento che vuole – nel bene e nel male – le donne più dinamiche e meno centrate sul fare il nido attorno al neonato. Sembra essere testimonianza di una società più itinerante.

3. Privilegia la funzione nutritiva dell’allattare a quella relazionale comunicativa ( vedasi gli studi di rudolph shaffer su interazione comunicativa e i precursori della cominicazione mamma bimbo nell’allattamento). Cioe’ diventa più importante avere con se il bimbo, per nutrirlo, che non avere un contesto neutro in cui cominciare a comunicare. Al di la dei giudizi non e’ possibile che allattare in pizzeria, tra folla e rumore, non abbia alcun impatto sulla comunicazione che sara’ ovviamente soprattutto epidermica e meno vocale…
Inoltre la mamma non potrà estranearsi completamente da un mondo esterno che la circonda e le si impone al suo sguardo e al suo udito, per entrare in sintonia piu’ interiore con il bimbo. Sara’ – come lui e con lui – già parte del mondo.

4. Occorrerà che qualcuno si chieda il senso di questo mutamento nella relazione madre bambino, che escono dall’ intimità familiare e casalinga dell’allattare e sono già “del” mondo. Forse e’ un indicatore di un mondo più interconnesso e che ha spostato su altri piani la dimensione dell’intimita.

Infine penso, ma e’ il mio sentire, una riflessione molto personale e aneddotica: ho allattato la seconda figlia con il biberon per necessita’ e non per scelta. Ed e’ stato inevitabilmente più semplice muovermi o essere attiva, ma la comunicazione – cosi’ come la avevo avuta con la prima figlia (allattata al seno per 11 mesi) – e’ stata meno intuitiva ed immediata e ho dovuto ricostruirla nei mesi successivi.
Credo che costruire saperi intorno a queste iniziative possa contribuire ad una consapevolezza migliore attorno alla maternità e alla paternità. Non ci sono scelte migliori in assoluto. Ci sono libere scelte e conseguenze e responsabilità diverse, conoscerle e’ un passaggio culturale significativo, direi imprescindibile.

13 thoughts on “Noi Allattiamo cosi’ …

  1. c’e’ da dire che allattare fuori e’ comunque la cosa che capita una volta ogni tanto, non e’ che una dice ‘oh, devo allattare, mo fammi uscire che vado in pizzeria’ 😛

  2. Supermamb mi ha rubato il commento 😉
    Io con tutti e tre mi sono intestardita a proseguire mesi e mesi con l’allattamento misto (il piccolo fino a tre anni), e quindi è capitato diverse volte di allattare fuori, soprattutto al parco, o in occasioni sociali. Ma ti dirò che è capitato spesso anche a molte mie amiche, non è particolarmente provocatorio. Più imbarazzante starsene sulla spiaggia con un nano che tenta di strapparti il costume per attaccarsi al seno 😉

  3. Trovo molto utili i tuoi spunti di riflessione, condivido in pieno tutto ciò che riguarda gli aspetti della comunicazione, ovvero della relazione, nonché dell’intimità madre-figlio, ma non posso fare a meno di ricordare quei momenti in cui non c’era uno spiraglio nelle mie giornate, e precludermi anche quelle rarissime occasioni in cui per motivi fortuiti mi sono trovata ad allattare fuori sarebbe equivalso ad una prigionia ancora più intollerabile!

  4. @ tutte aggiungerò altre voci :))

    cmq tutte segnalate una evenienza, una necessita’, non necessariamente una bandiera
    ( per la cronaca ho anche allattato in un angolo di un ristorante egiziano a Milano, circondata da amici che proteggevano la mia intimità … E il giorno delle nozze con il papa’ della grande, appartata in auto mentre gli invitati attendevano la sposa!!!)
    ma c’è questa americanizzazione del tutto fuori, tutto esposto, visto, tutto deve essere fatto perché lo voglio io, tutti devono vedermi liberamente in ciò che faccio – ( il che e’ assai diverso da quel che dite voi o ho fatto io). Ora va di moda la tetta pubblica, e va bene. Capiamo solo lo scenario in cui ci collochiamo, non facciamone una bandiera a prescindere. E questo il mio auspicio…

    @lgo bello il pupo rapitore di tette mammesche, che invece vorrebbero solo stare a riposare in in bikini :))

  5. Supermambanana ha lasciato un commento proprio super…è inutile tentare di eguagliarla. Io ho avuto imbarazzo ina ereo che avevo seduto di fianco un tipo e non volevo tirargli fuori la tetta così in faccia, allora avevo chiesto alla hostess di farmi sedere altrove.
    Altri luoghi la pizzeria e il bar del bagno al mare. Era estate e si stava bene.

    Non ho notato maschi che slumavano… però dovrebbero esistere più locali pubblici con angoli appartati per le mamme. Adesso ci sono i cinema in alcune città, tipo Parigi e Londra, in Italia solo a Roma. Chiediamo alla Carfagna….
    non scrivo più niente altrimenti mi becco una denuncia 😀

  6. penso, al di la’ delle americanizzazioni (che anche se vivo in un paese anglofono sento molto aliene – e sinceramente mi fanno alzare un sopracciglio queste campagne dettate da esigenze altrui, quando ho allattato in pubblico – e io ero una di quelle che non tentava neanche di nascondersi, mettevo il pupo sotto la maglietta e via – nessuno mi ha mai detto nulla neanche in inghilterra, anzi soprattutto in inghilterra), che la bandiera nasce da una esigenza. Quando allattare in pubblico verra’ visto come normale, la bandiera la si sventolera’ di meno.

    PS sto cercando da qualche minuto di trovare su youtube una scenetta di una trasmissione satirica UK sul tema ma non la trovo, nel caso ripasso

    • @supermam … Abbi pazienza se mi intestardisco, anche perché so che con te non e’ tempo sprecato … So che riesci ad avere uno sguardo lucido e critico da aprire a nuoveanalisi … Per cui ti sfrutto …. :))

      battaglie? Resto dell’idea di una battaglia di moda e poco critica, nessuna che scrive -Su questo post – non narra di aver rivevuto alcun rifiuto o critica pubblica.
      Beh… Non e’ che il mio blog faccia tendenza ;))
      ma se non erro alcune di noi hanno anche figli più grandi ( più che
      decenni) e mi viene da pensare che il problema allora non si sentisse ??!!

      insomma non sembra un problema da dover assurgere
      a bandiera … Imho

      quando ci sono questioni forse più pressanti, tipo
      scarse forme di sostegno economico o psicologico alla maternità / genitorialita’ ,
      asili nido insufficenti per i bimbi che potrebbero andarci, latte artificiale piuttosto caro, fatica materna a restare nel mondo del lavoro …

      In un momento di crisi (che investe molti settori) servirebbero battaglie più incisive, e su temi più urgenti … Tanto per non sprecare forze …

  7. OK se mi provochi, io mi ci metto 😛

    allora, alcuni punti di base per iniziare a ragionare.

    Primo – come gia’ detto mi rende perplessa questa adozione incondizionata e non ragionata di una battaglia che proviene da oltremanica. Il fatto che Kim vattelapesca si sia indignata su playboy e’ una faccenda talmente lontana da noi che mi fa davvero sorridere questo prenderla a cuore. E’ vero che siamo in un villaggio globale, ma questo mi pare fuori luogo. Quindi non mi piace, nel link che posti sopra, il fatto che si parta da un problema senza capire se davvero ci appartenga, io lo avrei preso come spunto per verificare se in italia la cosa fosse analoga e poi eventualmente partire con la campagna, prima di mobilitare tutti col simbolo. Detto cio’ come disclaimer iniziale, proseguiamo.

    Secondo – da quello che invece leggo dagli USA, mi pare che invece li’ sia una cosa importante e sentita, cioe’ non faccio fatica (per i pochi contatti che ho) ad immaginare che in un locale una donna che allatti venga ostracizzata. Se questo ci fa alzare un sopracciglio e dire ma ‘sti mmeregani, vi metto sul tavolo, a fronte di questo fatto, la carta di una notizia che leggevo ieri mi pare di una bimba autistica che e’ stata allontanata da un locale in italia, perche’ “allarmava i clienti”. Io a dire il vero metto le cose sullo stesso piano. C’e’ un comportamento naturale, o per meglio dire una ‘condizione’ naturale, quella di essere madre, quella di avere un problema, o anche semplicemente uno stato d’animo particolare, che la societa’ ritiene inguardabile. So perfettamente che ci siete, madri che allattate, persone con problemi, ma non vi voglio vedere, voglio far finta di niente. Da cui la mia approvazione per lo sventolio della bandiera, di cui parlavo sopra (dicevo bandiera non battaglia): della serie, ohe vedete che ci siamo e non ci provate a far finta di non vederci. Siamo qui, guardateci. Una volta che il ‘guardare’ diventi un dato di fatto, si potra’ smettere di sventolare la bandiera.

    Terzo – come vedrai questo non ha molto a che fare con l’atto per se, non e’ un movimento per far capire come dovreste allattare (tutti in pizzeria, o niente, come scherzavo prima) ma per la sua accettazione. Non sono, credo, contestate le tue osservazioni sul rapporto madre figlio che si instaura con l’allattamento eccetera, le sottoscrivo anche io, ma non e’ quello l’argomento di discussione.

    Quarto, e piu’ importante per me. – L’esigenza di cui al punto secondo e’ legata a molti altri fattori, sui quali non vorrei aprire un dibattito perche’ ancora una volta non sono questi in discussione ma solo per menzionarne due.
    Un fattore e’ quello della promozione dell’allattamento al seno. Se ammettiamo che e’ una cosa buona e giusta (presa con tutti i grani di sale del caso, senza estremismi) allora la campagna pro allattamento in pubblico, e quindi pro accettazione della vista di una madre che allatta come fatto naturale, diventa importante per fugare dubbi e perplessita’ che societa’ come quella americana, e in un certo qual modo quella anglosassone, hanno creato nelle generazioni precedenti, e quindi eredidata anche da questa generazione di madri. Se l’ ‘imbarazzo’ di far sapere che allattano (e virgoletto imbarazzo, ma dal corso prenatale mi e’ parso di capire che la societa’ inglese degli anni passati vedeva l’allattamento come una cosa sconveniente che le ragazze di buona famiglia dovevano evitare) e’ uno dei fattori che creano perplessita’ sull’allattamento, allora cerchiamo di eliminare questo fattore. In modo plateale. Niente come la sisterhood funziona bene in certi casi.
    Un altro fattore che mi sentirei di mettere in mezzo, con dovuta precauzione soprattutto perche’ mi mancano dati, e’ quello della questione femminile. L’obiettivo a lungo termine (e qui vengo al tuo punto sul non sprecare forze su problemi piu’ urgenti) e’ quello di combattere la visione della donna come “like a man, but cheaper” come faceva notare uno dei piu’ bei cartelli della campagna elettorale in UK di quest’anno, l’immagine della donna che sul lavoro fa esattamente cio’ che fa l’uomo, e tutto il resto lo fa “di nascosto”. Dimenticatevi che sono una madre, che allatto, eccetera, a voi la cosa non riguarda, io sul lavoro “funziono” come un uomo. Se questa era la visione protofemminista, e’ anche la cosa che al momento ci ammazza di piu’ sul piano lavorativo e personale. La promozione di una visione olistica della donna (per dire, il tuo punto 2 sopra e’ una cosa che mi augurerei sinceramente) non puo’ che far bene a tutta una serie di cose, e se questo aiuta in questo senso ben venga.

  8. un tema a me caro….per niente ideologico, almeno per me, ma molto importante per il bambino, la mamma e, soprattutto, per la relazione tra loro.

    Anch’io ho allattato fino ad un anno di età della “cucciola” (13 mesi per la precisione) ed è stato per me sorprendente in primo luogo avere così tanto latte e poi la danza magica che c’era con la mia bimba.

    Nel tempo mi sono posta anch’io alcune domande…io tendenzialmente ho allattato in casa o comunque cercando di creare uno spazio che, forse esagerando, mi verrebbe da definire “sacro”, insomma speciale (tranne quello dei primi tempi della poppata notturna…fatto con me “in coma”…!).

    Credo che il “come” passi dalla cura della relazione che va anche un po’ protetta da invasioni eccessive (rumori eccessivi, persone con cui non hai confidenza con i quali un gesto in sè naturale lo diventa molto meno….il caldo afoso in spiaggia…giuro che mi è successo di vederlo alle 14,00 sotto l’ombrellone a circa 30 gradi e pensare “assaggia già il formaggio, il pupo…” ecc).

    Insomma, un come che tenga conto della specificità relazionale, del momento “speciale”…anche per chi magari assiste all’allattamento…altrimenti, e parlo per me, senza generalizzazioni, io mi sarei sentita forse più una distributrice automatica di latte “a prescindere” dalla relazione magica con la bimba….e, a me, la cosa non garbava molto…

    pochi giorni fa ossevavo un’amica che con un figlio che ora ha un anno e che è ancora allattato (oltre che svezzato) e lì mi è capitato di pensare che fosse il momento di fermarsi…chissà se la mia bimba fosse stata un bimbo..qualcosa sarebbe cambiato?

  9. Ciao, ti leggo ed e’ la prima volta che commento : )
    Mi sembra che sia piu’ qui in Italia dove allattare al seno sia cosi’ penalizzato, cioe’, non e’ che per allattare ci si mette in mostra come le modelle delle pubblicita’, non ho mai visto tante tette in giro come qui in Italia -tv, giornali, pubblicita’ in strada, ecc.- ma e’ il paese dove ho visto meno mamme allattando in pubblico anzi, dove pare che chi decide di allattare al seno deve soffrire una specie di prigionia e vita monacale mentre allatta.
    Vengo da una cultura dove l’allattamento al seno ha un senso, diciamo, meno tabu’. Quasi tutte quelle che diventiamo madri abbiamo visto allattare la propria madre, le zie, le vicine e, in certo modo, creo che siamo mentalmente preparate per farlo e tirarci fuori la tetta dove serve, si fa senza tanti ragionamenti. Insomma, che un figlio ha bisogno di sua madre ovunque, sia per nutrirsi che per coccolarsi.
    Mi sembra molto peggio che qui in Italia non ci siano spazi da nessuna parte dedicati ai neonati e bimbi piccoli (toddler). Sono rarissimi i ristoranti dove offrono seggioloni, i servizi igienici in giro sono ridicoli, come si fa a cambiare un neonato se i bar hanno solo la turca?!?, oppure, se si e’ in giro con un bambino che sta imparando a lasciare il pannolino e lo porti a conoscere una turca… mah… ho visto molte mamme che fanno fare i bisogni ai propri figli in strada, nei parchi giochi e roba del genere. I proprietari dei ristoranti impallidiscono appena vedono entrare un passeggino, mica se ne andra’ via tutta la clientela perche’ c’e’ un neonato dentro anzi, quello li’ e’ un potenziale cliente e i genitori, se trattati con rispetto, tornerano con piu’ gusto perche’ si sono trovati bene.
    E poi non e’ che quando e’ ora della poppata si va fuori a posta, per carita’, si allatta in giro in casi di necesita’, bisognerebbe soltanto essere meno morbosi.
    Insomma, gia’ diventare mamma in Italia e’ una specie di alienamento sociale, ora se si deve restare in casa sempre perche’ dobbiamo allattare… mamma mia!.
    Comunque ognuno la pensa a modo suo, personalmente, io e mia figlia ci organizziamo cosi’, anche lei e’ parte di questo mondo e piano piano impara come funziona.

    • e’ verissimo sui servizi pro-piccoli, viaggiare per gli aeroporti italiani e’ un incubo. Senza dire che anche quando ci sono le zone cambia-pannolino, sono soltanto…. nei bagni delle donne! Ma che senso ha, se un papa’ viaggia da solo (e mio marito lo ha fatto spesso) che deve fare?

  10. non sono mamma, ma ho letto tutti i vostri commenti con interesse.

    comunque, io credo che sia un eccesso sia lo “sbandieramento” dell’allattamento al seno in pubblico (credo che chiunque preferisca, per soddisfare alcuni bisogni fisiologici, anche per mangiare, un luogo “privato” – voglio dire, tutte le mamme educano il proprio figlio a fare pipì nei bagni, ma se sono al parco ed è urgentissimo, gliela fanno fare dietro un cespuglio – e non ci trovo nulla di male) sia lo “scandalo” che può provocare la vista di una mamma che allatta (immagine che io trovo splendida).

    è vero, un tempo si riteneva disdicevole che le ragazze di buona famiglia allattassero (diffusissime le balie), ma questo era legato anche al fatto che si riteneva meglio che le donne tornassero imediatamente fertili e potessero fare molti figli.
    penso che la questione di fondo sia il modo con cui una società vive il corpo – sessuato – di una donna. e il seno, anche il seno materno che allatta, lo è per antonomasia.

    qualche tempo fa, ero fuori con mia nonna (86 anni) e abbiamo incrociato una donna col pancione: era estate, e lei indossava pantaloni chiari e una normale maglietta rosa che le fasciava la pancia. mia nonna si è scandalizzata alla vista di un pancione messo in bella mostra e ha commentato ma varda tè, ma la se vergogna minga? perché ai suoi tempi – ma anche a quelli di mia madre – le donne incinte portavano solo ed esclusivamente abiti premaman che nascondevano i segni della gravidanza.
    io penso che le cose stiano cambiando, anche se molto lentamente, ma il modo in cui è vissuto il corpo delle donne resta ancora molto ambiguo.

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