Sono noiosa, lo so, ma lo ritengo necessario. Perché i distinguo sono importanti quando si tratta dei diritti e dei doveri delle persone.
Faccio una premessa che e’ inequivocabile:
e’ un fatto gravissimo che vi siamo uomini che uccidono le donne, perché incapaci di collocarsi fuori dalla cultura di stampo maschilista che vede la donna come un oggetto di possesso e con meno diritti,
trovo gravissimo essere incapaci di rigettare, se maschi, una superiorità fittizia ma muscolare, fisica e violenta e pertanto più forte.
Tanto dovrebbe bastare per consentirmi dei distinguo senza incorrere in errori o polemiche.
Trovo, inoltre, che le derive maschiliste nelle società si nascondano in molte altre pieghe culturali, molto più sottili e sfuggenti, molto meno dette e che non facciano che concorrere alla parte deteriore della società, ma e’ un altro discorso su cui non mi dilungo ora.
Leggevo un paio si mattine fa su una newsletter, che mi giunge da un gruppo “neofemminista”, un articolo che recita così: ” – il caldo di questi giorni può influire sull’umore e provocare questi
danni – cosi’ pochi giorni fa, il tg4 ha commentato gli ultimi casi di
violenza contro le donne” …
Ordunque mi riesce faticoso stimare lo stile giornalistico del tg4, ma non lo trovo migliore dell’appiattimento culturale sottostante al movimento che ruota attorno alla questione donne, in alcune sue facce on line, quelle che seguo con maggiore vicinanza.
Insomma e’ in parte vero che nel periodo estivo avvenga un numero diverso di omicidi/femminicidi, come si deve chiamarlo. Anche se lo dice il tg4.
I distinguo vanno fatti, sempre:
e’ una questione etica, culturale, e di intelligenza e sensibilità. Se vogliamo tutelare o valorizzare il sapere e il modus del famminile possiamo farlo (imho) a partire dal molteplice, e non dalle contrapposizioni dualiste.
Vale a dire che forse non tutti gli uomini che uccidono le donne sono uguali, tant’e’ che la legge di suo pone già dei distinguo.
E quindi vado di riflessioni sparse che avrebbero la pretesa (si fa quel che si può) di allargare il campo…
L’ epidemiologia psichiatrica -se non erro- parla di un incremento delle varie sintomatologie nei periodi di maggiore stress e nel periodo estivo, mentre e’ discusso ma controverso l’aumento di violenze verso le donne in estate ma in ogni caso i fattori di stress (es. Rientro dalle ferie) sono invece ben connessi al tasso di omicidi al femminile come al maschile.
Questo comporta anche vedere i cosidetti femminicidi, in una ottica sociale più complessa.
Un uomo affetto da conclamata patologia psichiatrica e’ diverso dal padre/padrone che uccide moglie e figli, un omicida che poi si suicida rappresenta ancora una altra casistica.
Nei casi di tali patologie, mi viene da aggiungere, occorre aggiungere lo sguardo sulla malattia mentale che esprime altro, e che chiede interventi di cura preventivi, e servizi allertati ed efficienti, e che ci dice inoltre e per fortuna che la nostra società ancora sa differenziare chi uccide per stato di malattia.
Leggevo ieri che dei recenti omicidi perpetrati verso donne, quasi sempre “colpevoli” di voler lasciare i propri uomini, quasi tutti erano omicidi/suicidi.
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Non si tratta di svalutare queste morti, anzi ma indagarle al massimo in una ottica preventiva, e di comprendere i perché sociali, culturali, psicologici che li sottendono.
Inoltre andrebbe indagata la violenza fisica che e’ più tipica del maschile, senza dimenticare che la violenza si esprime differentemente anche al femminile; ma questa non si esprime in modo fisicamente violento, e non pone fine alla vita altrui (escludendo la casistica delle madri che uccidono figli piccoli) ma agisce usando diversi strumenti che danneggiano emotivamente.
Non posso pensare che uccidere sia meno grave di una violenza psicologica perpetrata per anni verso un figlio, ma gli esiti sulla vita di quell’individuo saranno pesanti.
Dovremmno fare una campagna mediatica contro le madri assassine, e parleremmo di infanticidio con la stessa pervicacia? Dovremmo fare una campagna mediatica contro le madri anaffettive o disturbate che danneggiano la psiche di chi le circonda, causando dolori e costi sociali?
Oppure, come mi piacerebbe, potremmo ragionare sulle derive violente di alcuni uomini, sulle culture della disparità, sulle forma di violenza conclamate e subdole, che socialmente non riusciamo ancora a fermare, prevenire.
Parliamo della violenza che portiamo dentro e fermiamo, prevenendo i femminicidi, gli omicidi, gli infanticidi, grazie alla prevenzione. Rallentiamone o conteniamone il numero, pArlando di tutto cio’ che accresce la violenza.
Complichiamoci la vita, i pensieri, moltiplichiamo i dubbi, comprendiamo le cause, discriminiamo, facciamo fatica.
E’ questa fatica che, credo, sia lo snodo culturale.
Non limitiamoci a indicare il sintomo…
Ed infine, ora che lo scenario sulle modalità maschilliste che ancheggiano nei media, nelle pubblicità, nei numeri scarsi di dirigenti donne, negli appiattimenti culturali, accade che le donne si risveglino su questi temi. Ma e’ già ora di andare oltre a cogliere proprio la molteplicità di temi che attorniano le questioni, e farli crescere.
Perché non ci si limiti ad una società di assassini e di suffragette.
26 luglio 2010 alle 09:28
mi piace molto quanto dici in questo post. E se, come credo, susciterà un dibattito, avrà centrato il bersaglio.
Dalle mie origini contadine ho ereditato un’ostinata ma rispettosa tendenza alla coltivazione…coltivare idee è faticoso come (insomma, assomiglia a…)coltivare la terra. Significa cura, attenzione ai dettagli ma anche alla visione di insieme, significa seminare e distinguere l’erba buona dalla zizzania.
Quanto dici sui gravissimi episodi di donnicidio ci ricorda quanto sia utile utilizzare uno zoom che aiuti a calibrare lo sguardo, per non tenere insieme cultivar diverse quando ho bisogno di entrare in profondità il giusto per “dare frutto”. Imaparare è faticoso…e la conoscenza è parte di un processo di apprendimento, altrimenti è solo esercizio retorico o sfogo fine a se stesso.
Intendiamoci, c’è tutto il motivo di indignarsi e arrabbiarsi…ma forse ci dovrebbe anche essere un altro tempo.
Anch’io penso che una delle chiavi per cambiare piano sia il “molteplice”. Altrimenti è come se di fronte all’appiattimento da stereotipo mettessimo in atto un controappiattimento altrettanto rigido…chessò alla velina contrappongo la suffragetta (che ha avuto senso e molto, ma ora ha ancora lo stesso significato?)
Inoltre, talvolta ho la sensazione che taluni sfoghi rischino di diventare il principale collante del femminile: cioè coalizzandosi contro il “maschio cattivo”…mentre l’alleanza è davvero un’altra cosa.
Il femminile (e in maniera diversa il maschile) sono complessi ed imparare questa complessità credo possa aiutare a non entrare in un loop che faccia ripetere sempre le stesse storie. In questo caso, storie bruttissime.
27 luglio 2010 alle 20:45
Che dire di altro….
Speriamo che il post abbia seguito… Magari a fine agosto lo rimetto in circolo… Ora le energie si muovono su abbronzanti e viaggi…. 😉
26 luglio 2010 alle 11:53
un commento che meriterebbe una risposta ponderata ma non ho molto tempo, mi spiace. Ma voglio rispondere. Come avrai visto ci sono state molte discussioni in rete nei giorni passati sull’argomento. Con commenti disparati. Io, fermo restando tutti i distinguo sulla condizione femminile, non riesco a trovarmi a mio agio nel concetto dell’uomo violento e brutale e la donna innocente e che subisce. E sono molto a disagio nei siti che inneggiano alla “mattanza” e invitano a sottoscrivere appelli. Non e’ nelle mie corde, io voglio tutti ma tutti tutti i distinguo del caso, voglio capire, voglio parlare, credo sia passato (e non dico non sia servito) il momento della ‘lotta’, ora e’ il momento delle parole, del capirsi a vicenda. Ad ogni modo, mi sono andata (perdonami se ripeto qualcosa che ho gia’ detto altrove) a vedere delle statistiche, in Italia ma anche in UK dove vivo e in US. I dati sembrano concidere in un modo o nell’altro sulla violenza femminile, ma io volevo vedere oltre, cosi’ per parallelismo (forte che aggredisce il debole, fisicamente intendo) mi sono vista le statistiche sulle violenze sui minori. Dall’aggressione verbale (la classica gridata) allo schiaffo, al caricatone di mazzate, alle conseguenze piu’ drammatiche, da parte di genitori o di tutori. Beh, il dato che mi ha colpito maggiormente e’ che non sembra esserci, da quanto ho capito io, una differenza statisticamente significativa fra i sessi dei genitori: mamme e papa’ si comportano allo stesso modo insomma. Il che, con una estrapolazione del tutto a-scientifica mi rendo conto, a me fa pensare che il mito della donna angelica non esiste, se davanti ci sta uno piu’ piccolo, uno “sopraffabile” anche le donne sanno menare, e anche di brutto. Quello su cui bisogna lavorare, dunque, secondo me, e’ il contesto in cui avviene. Sia per le donne aggredite, sia per i bambini aggrediti, si sta parlando di una reazione violenta ad un comportamento che non si accetta, che non rientra in un canone che l’aggressore si e’ prefisso, che sia la fedelta’ della donna, o che sia l’ubbidienza del bambino. Lavoriamo sullo stravolgimento questi canoni quindi, senza accusarci l’un l’altro di essere bestie e senza parlare di mattanze. (spero abbia senso, non ho molto tempo per rileggere).
27 luglio 2010 alle 20:37
@supermam… Io avrei avuto piacere di corredare il post con alcune info, anche io faccio lo “spulcio ” in rete ma la difficoltà di fare tutto via iPhone mi limita, perché come giustamnte fai notare i dati dicono anche altro…
E non voler vedere che il maschio cattivo sa di stantio..
Oramai ho rinunciato a partecipare con le parole scritte ai forum che sbandierano appelli e mail bombing, riproponendo per uscire dallo stereotipo uno stereotipo altrettando rigido e bloccato…
27 luglio 2010 alle 20:55
fai bene, devo farlo anch’io. Non ne seguo molti di questi blog, praticamente un paio, e rispondo quasi esclusivamente ad uno solo di questi, che in un certo senso mi “tira le parole di bocca” soprattutto quando mi tocca su altri punti (tipo la ricerca) che per me sono altrettanto parte del mio essere del mio sesso, se non di piu’. Guarda caso, un post in questi giorni. Aaaarrrgghhhhh! Come dici tu, magari basta non leggerli piu’ 🙂
27 luglio 2010 alle 21:04
Non e’ che non leggo più (il fascino dell’abisso) ma sto cercando di non scrivere più … Evidentemente e’ meglio il montematico: e’ meno faticoso … E come spesso ci insegnano e’ più populistico…
27 luglio 2010 alle 10:06
di solito ti leggo ma nn commento (nn ho mai nulla da aggiungere….) ma stavolta parli di una cosa che mi fa riflettere da molto tempo.
a me la cosa che colpisce di più è che spesso l’omicidio arriva a conclusione di una lunghissima serie di piccole violenze, di minacce e di situazioni di cui sono a conoscenza le forse dell’ordine.
prevenire si può eccome.
bisognerebbe chiedersi xkè nn si fa.
qualche anno fa mio amrito è intervenuto nel pestaggio di una ragazza extracomunitaria da parte dei suoi genitori: era colpevole di essersi innamorata di un italiano, credo.
finche mio marito si metteva in mezzo e veniva strattonato anche lui finalmente sono arrivate le forze dell’ordine
nn possiamo intervenire, gli hanno detto, sono cose di famiglia.
l’anno dopo la ragazza è morta x mano di suo padre…incidente.
dimmi un po’ tu se nn fa venire una rabbia tremenda questa cosa
27 luglio 2010 alle 20:31
@emily … Rimando la risposta, o meglio la riflessione che mi hai stimolato ad un post più esteso… Comunque labfaccenda e’ appunto capire cosa e come prevenire….
28 luglio 2010 alle 10:01
un articolo a caso, repubblica di oggi, le maestre di genova (http://genova.repubblica.it/cronaca/2010/07/28/news/maestre_maltrattamenti-5885382/?ref=HREC1-10 ). La loro difesa: “I video, secondo loro, sarebbero stati male interpretati e le violenze sarebbero invero frutto di metodi educativi ben collaudati.”. Capisci il mio punto di sopra?