Grazie a ondaluna, che grazie al suo blog e ai suoi post mi permette di ricollegare una esperienza e reimmetterla in circolo.
Incontrare la figlia piccolina è una impresa titanica, è stata una strada in salita, e lo è tutt’oggi; perchè tra una mamma iperattiva e una bimba veloce come il lampo l’incontro non è facile.
Non è stato facile perdonarmi la stanchezza e la fatica dei primi mesi, contrappasso per l’ubris di aver avuto e voluto una figlia a 44 anni, per la paura difficile da governare dopo l’esito della villocentesi, per il timore di esser stata stanca, sfinita, lontana, razionale … insomma una mamma a pezzi.
Incontrare me è stata una impresa titanica, fare pace con l’imperfezione, chiedere davvero aiuto a chi mi è vicino, amarne le umane imperfezioni.
Eppure per la piccolina, oggi c’è un amore che non è maliconico e straziante, come se evocasse echi di fatiche lontane. E’ vivo e morbido, vellutato e pieno di artigli come un gatto, pronto a graffiare e fare le fusa.
Pronto a tendersi come la corda di un’arco, e pronto a scoccare frecce che, in una visione zen, finiscono sempre per colpire un solo bersaglio. Se stessi.
Che dire? Ultimamente mi fa bene dire queste cose.
17 settembre 2010 alle 17:44
Ma tu stai ancora a rimproverarti… cosa, esattamente? no sbaglio, non te lo rimproveri più, e io ho pure fatto lo stesso. Però penso che i nostri figli ci conoscono qui ed ora, e mica lo poteva sapere che tu di solito non eri stanca ed appassita? Per lei eri la mamma, la tetta, ‘la bolla di sapone nel mondo e poi sempre la mamma ma nell’evoluzione del vostro rapporto che sempre quello è, ma che avrà forme diverse nel tempo.La cosa del gatto e del velluto mi piace da matti.
E risentiamoci per quelle storie di genitori.
18 settembre 2010 alle 05:24
E’ emozionante quello che scrivi.
Capisco il senso di quel “rimproverarsi” che è “starci male” per riuscire ad andare “oltre”.
E’ vero, l’amore per i figli è qualcosa di terribilmente vivo.
Come il tuo bisogno di raccontare queste cose, sembra 🙂