Partiamo dal link seguendolo potrete accedere ad un articolo e quindi alla intera ricerca sulle mamme 2.0. E comincio io condividendo parte del testo. Lascio a voi capire e lasciarvi spazio per dire qualcosa in proposito …
a voi …..
Dice Etnografia Digitale
“Come si è visto attraverso le loro conversazioni attorno ai prodotti e ai Brand per l’infanzia la web tribe delle Mamme 2.0 da corpo ad un’intensa e peculiare attività di produzione culturale. Attraverso tale produzione culturale le Mamme 2.0 riescono ad ingaggiare, in maniera implicita, un’azione di resistenza simbolica nei confronti del contesto sociale che le circonda, e soprattutto verso gli stereotipi e le forme di dominio prodotte ed imposte dal suddetto contesto. Nello specifico possiamo affermare che la web tribe delle Mamme 2.0 pone in essere due strategie di resistenza culturale: una di chiusura e l’altra di apertura.
Da un lato la web tribe si chiude su se stessa, in maniera quasi settaria, dando vita, grazie a e tramite i forum online, ad una sorta di società segreta, dotata linguaggi e“codici iniziatici”propri, all’interno della quale le mamme/utenti si riappropriano del loro diritto di narrazione su se stesse e sulla maternità. Questa chiusura si attua sia nei confronti della “petulante società degli esperti” che della “sorda società dei mariti”; “società” che, parimenti, negano alla madre il diritto di parola: la prima sovrapponendo la propria parola a quella delle mamme, la seconda non facendosi carico di ascoltarla. In entrambi i casi, dunque, entrambe le “società” oppongono degli ostacoli alla piena espressione di sé della madre, ostacoli che le Mamme 2.0 riescono a valicare grazie alle loro arene simboliche di produzione e resistenza culturale.
Dall’altro lato, invece, la web tribe opera una strategia di apertura, per così dire, totale. Infatti decostruendo, “dilaniando” il corpo femminile nella sua totalità, la tribe priva il potere sociale del sostrato su cui esercitare il proprio potere manipolatorio. Le Mamme 2.0 cioè elidono, occultano il corpo femminile, ovvero la materia grezza su cui una società di esperti (che si declina principalmente al maschile) cerca di inscrivere dispoticamente le proprie narrazioni sulla maternità. Tramite questo processo di elisione ed occultamento la web tribe delle Mamme 2.0 riesce, de facto, a riappropriarsi del suo di dritto di narrazione su se stessa e sulla maternità. Infatti, in ultima analisi, possiamo constatare come, attraverso il suddetto processo di decostruzione del corpo femminile, ci ritroviamo in presenza di due tipi di corpo materno: un corpo“dato in pasto”alla società ed un corpo“dato in pasto”al gruppo tribale. Il“corpo sociale”è un corpo in decomposizione, morto, privo di quella vita che costituisce l’oggetto privilegiato dell’esercizio del potere. Il“corpo tribale”, invece, è un corpo riportato a vita nuova, ovvero ad una vita declinata secondo modalità di costruzione culturale sancite egualitariamente dalle sue legittime proprietarie: le mamme.
http://www.etnografiadigitale.it
CONCLUSIONI RIASSUNTIVE
In conclusione riassumiamo per punti tutte le considerazioni fatte fin’ora sulla web tribe delle Mamme 2.0, di cui compendiamo di seguito tutti i tratti identitari e i codici culturali distintivi:
Le Mamme 2.0 sono giovani mamme (tra i 14 e 33 anni) che hanno dimestichezza con le nuove tecnologie della comunicazione e che sanno integrarle efficacemente nella loro vita quotidiana.
Le Mamme 2.0 amano rappresentarsi come esperte e “scienziate” della maternità. Questo consente loro di ri-appropriarsi di quel diritto di parola in campo di maternità che la società tende a negare loro.
Grazie ai prodotti e ai Brand per l’infanzia le Mamme 2.0 danno voce a quello che abbiamo chiamato the dark side of motherhood: l’esperienza del dolore fisico e della solitudine morale che spesso caratterizza la pre-neo-maternità.
Grazie ai prodotti e ai Brand per l’infanzia le Mamme 2.0 danno voce a quello che abbiamo chiamato the bright side of motherhood: la gioia di consacrarsi alla maternità e al benessere dei propri figli che prende corpo in un desiderio di acquisto compulsivo di prodotti per l’infanzia.
Nelle loro narrazioni di sé le Mamme 2.0 costruiscono delle figure maritali particolarmente negative: i mariti sottomessi, i mariti disattenti e i mariti riottosi. Ponendosi come nemici esterni, queste figure svolgono la cruciale funzione antropologica di rafforzare i confini interni della web tribe delle Mamme 2.0.
Grazie alle arene simboliche di discussione che si creano attorno ai Brand e ai prodotti per l’infanzia le Mamme 2.0 riescono a smantellare gli stereotipi culturali tradizionali della mamma passiva e remissiva.
Le arene simboliche di discussione che le Mamme 2.0 costruiscono attorno ai prodotti e ai Brand per l’infanzia favoriscono il trascendimento delle contraddizioni contenute nello stereotipo post-moderno della “madre indipendente”. Infatti offrendo uno spazio libero ed immediatamente accessibile di riflessione su di sé, di confronto e di sostegno reciproco, le suddette arene permettono alle Mamme 2.0 di essere autocoscienti ed autonome senza per questo essere sole.
I processi di produzione culturale articolarti dalle Mamme 2.0 assumono delle forme di resistenza estrema che si esprimono in un’operazione di decostruzione del corpo femminile: rappresentando il loro corpo di madri come un corpo sfigurato che va in pezzi le Mamme 2.0, da un lato, “denunciano” la condizione di dolore e solitudine a cui la maternità le costringe e a cui l’ambiente sociale che le circonda sembra disinteressarsi; dall’altro sottraggono al potere degli esperti (che spesso parla al maschile) quel supporto di base (il corpo appunto) su cui esso tende ad inscrivere dispoticamente e fraudolentemente le proprie“verità”sulla maternità.”
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8 febbraio 2011 alle 15:05
Ho provato a leggere l’articolo. Devo pagare con un tweet o un post sulla mia bacheca di Facebook. A me non va di farlo, quindi chi ha fatto la ricerca forse non ha intenzione di essere letto…
8 febbraio 2011 alle 15:12
infatti anche io mi sono seccata ma volevo leggerlo
ma se ti interessa vedo il modo di inviartelo diversamente io stessa??
fammi sapere ciao
8 febbraio 2011 alle 15:42
Ti dico solo che secondo me la relazione è stata stilata da un uomo, probabilmente un “marito riottoso”.
Ma dov’è che leggono che i mariti vengono denigrati?
Pensano che siamo delle deficienti che si tengono accanto un orso solo perchè ha lo stesso dna dei nostri figli. Ci credono incapaci di scegliere?
Questa frase poi:
Le arene simboliche di discussione che le Mamme 2.0 costruiscono attorno ai prodotti e ai Brand per l’infanzia favoriscono il trascendimento delle contraddizioni contenute nello stereotipo post-moderno della “madre indipendente”. Infatti offrendo uno spazio libero ed immediatamente accessibile di riflessione su di sé, di confronto e di sostegno reciproco, le suddette arene permettono alle Mamme 2.0 di essere autocoscienti ed autonome senza per questo essere sole.
Dipinge l’esatto contrario delle mamme blogger.
Ma quando mai le mamme si mettono a discutere di un prodotto nei blog? al massimo lo fanno in un qualche forum…ma nei blog diventa ampiamente discutibile e i post di pubblicità, spesso (anche se non ne capisco il perchè) sono evitati come la peste!
Non mi piace. Non mi piace che queste persone si siano arrogate il diritto di dipingere ME (perchè in quella ricerca mi sento chiamata in causa ANCHE io) senza prendere in esame un gruppo di mamme blogger con le quali collaborare seriamente ma solo Osservando…
Osservando con dei filtri sugli occhi che amplificano lo stereotipo della “mamma tradizionale”.
Anche no! Grazie
Scusa la confusione ma ste cose mi fanno veramente infuriare
10 febbraio 2011 alle 15:12
dai però sono carini, visti con il senno di poi… dicono tante parole difficili. #copiamoli
;-))
8 febbraio 2011 alle 20:40
ecco Flavia ….http://www.veremamme.it/mamamablog/2011/2/8/mamme-20-e-ci-risiamo.html
8 febbraio 2011 alle 20:47
si muovono i pezzi da 90!!!
http://www.vanityfair.it/news/lab/2011/02/08/mamme-20
8 febbraio 2011 alle 22:07
Ci sono considerazioni vere, ma espresse in una forma pesantissima, un mix di inglese e latino che può risultare letale.
Divertente l’idea della fascia d’età: dai 14 ai 33?
Condivisibile soprattutto dal Berlusca…magari facciamo 30 va’ che poi la tetta cade 🙂
9 febbraio 2011 alle 12:01
sì, quella delle fasce d’età è proprio carina 🙂
se non fosse l’idea di diventare nonna tra un paio d’anni…
10 febbraio 2011 alle 15:11
a me sono cadute dopo i trenta, ma ho 47 anni .. ma porto la 40, ma ho qualche rughetta, ma ho una figlia ados e una di due anni
aaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaa
chi sono??????
8 febbraio 2011 alle 22:29
Ciao ma c’eri anche tu?
Io c’ero silenziosa come nel mio stile però.
Rispondo a bismama in merito alle mamme blogger, loro non le hanno, anzi scusate, non ci hanno lette.
Si sono documentati sui forum perché di marche e passeggini e brand si parla soprattutto nei forum. Come ha detto Flavia durante l’intervento sui forum si fa “informazione” sui blog “conversazione”. A questi della ricerca non interessa la conversazione, tant’è che l’hanno evitata come la peste 😉
Posso chiederti di inviarmi la ricerca, non mi va neanche un poco di pagare con un tweet 😛
8 febbraio 2011 alle 22:53
Da questo link direttamente non si fugge dal pagamento del tweet?
Fai clic per accedere a Paper_EtnografiaDigitale.pdf
9 febbraio 2011 alle 13:07
@MC sei un mito, grazie per il link
9 febbraio 2011 alle 13:11
ho cominciato a leggere e superato titolo e indice mi son fermata gia’ a pagina 2 del testo: io non sono una blogger, ma mi pare che in questi anni abbia bazzicato un pochetto di qua e di la, beh non ho MAI visitato NESSUNO dei siti sui quali si son basati per l’analisi… mi sa che non leggo oltre va 🙂
9 febbraio 2011 alle 13:52
ci sono due o tre cosette non male … invece 🙂
10 febbraio 2011 alle 15:09
scusa se sono i ritardo ma ero incasinatissima.. sie riuscita ad scricare del link di mc?
se non fammi sapere che ti mando il matreial io… :-))
8 febbraio 2011 alle 22:51
Una visione parziale e limitata di un fenomeno e sottolineo FENOMENO, delle persone osservate e dei luoghi in cui si esprimono.
@bis, io non la prenderei sul piano personale. Questa pretende di essere un’analisi antropologica e non un giudizio sui soggetti analizzati.
Relazioni parziali possono essere stilate anche da donne, se non hanno le competenze per approfondire le ricerche. Possiamo anche pensare che non ci sia bisogno di “cuore” per fare delle ricerche.
Esistono quelle che denigrano i mariti e i padri, quelle incapaci di scegliere ma ne esistono anche molto altre che esprimono altro e che dimostrano che il fenomeno è un sistema molto complesso. Il problema è che le conversazioni registrate erano solo in certi luoghi, quelli spesso più affollati ma molto anonimi. Non è stata presa in esame la coda lunga dei blog.
Lo voglio sottolineare per non cadere nell’errore di uscirne impermalosite.
La verità è che non esiste la rappresentazione fotografica, né tanto meno pittorica della mamma blogger. Noi ci divertiamo a chiamarci così ma siamo così variegate che chiuderci in uno studio antropologico è una missione ambiziosa. Impossibile direi.
10 febbraio 2011 alle 15:07
@mc sai cosa .. mancano delle premesse molto molto chiare, per cui buone intuizioni finiscono per essere penalizzate da banalità tipo quella la mamma radiosa per il passeggino trio e quella rabbuiata dalla cacca splatter del microbino ….
10 febbraio 2011 alle 15:05
qui il mio commento .
https://pontitibetani.wordpress.com/2011/02/09/corpi-arene-simboliche-e-mamme-ancora-2-0-adesso-decostruiamo-noi/
.. per un disguido qualcuno ha pensato che questo fosse il commento .. in realtà era una parte del testo della ricerca.
chiedo scusa se ho ingenerato il pasticcio 🙂
10 febbraio 2011 alle 15:16
la staccata commenta così
http://lastaccata.splinder.com/post/24009586/analisi-antropologica-di-una-cacca
10 febbraio 2011 alle 16:49
Faccio ammenda: ho letto l’incipit della ricerca (grazie al link di mamma cattiva 🙂 ) e ho chiuso il file. Ho pensato che mamme-forum-pannolini non era per me. E’ un limite mio, a me i forum non piacciono.
Poi ho letto una risposta di Alessandro a Flavia sul suo blog, e devo dire che mi è sembrata interessante.
Di antropologia non so nulla, non sono in grado perciò di giudicare se una ricerca è scientificamente corretta (ma se lo è, i suoi risultati vanno discussi e non rigettati in blocco perché non ci piacciono), e mi mancano i numeri: così a naso però direi che le mamme che frequentano i forum sono una percentuale considerevole di quelle che frequentano la rete, e quindi con le rappresentazioni di sé che producono e i valori che esprimono qualche conto bisogna farcelo.
O no?
Però forse 1) ha ragione supermambanana, questo modo di discutere rimbalzando da un blog all’altro o su fb è poco efficace 2) bisogna dotarsi di un minimo di strumenti culturali per capire di cosa si sta parlando: insomma, magari un’infarinatura di sociologia bisogna averla – e io, come ho detto, non ce l’ho…
10 febbraio 2011 alle 20:12
leggendo i commenti al post di Flavia@veremame trovate anche la risposta di tal Alessandro, che è quello che ha scritto la ricerca…
http://www.veremamme.it/mamamablog/2011/2/8/mamme-20-e-ci-risiamo.html
10 febbraio 2011 alle 20:14
leggendo i commenti al post di Flavia@veremame trovate anche la risposta di tal Alessandro, come dice LGO, che è quello che ha scritto la ricerca…
http://www.veremamme.it/mamamablog/2011/2/8/mamme-20-e-ci-risiamo.html
@lgo intressante la risposta ma ….
sto lentamente esprimendo i miei dubbi … cfr altro post