Ma non parlo della manifestazione.
Ci sarò e ci sono alla scuola media della figlia grande.
Anche se siamo solo io e la mamma di X., rappresentanti di classe sparutissima avanguardia dei genitori, che pensano che fare i genitori sia un problema strettamente individuale (genitori che tal volta, con un poco di fortuna, pensano che sia un problema genitoriale, altre volte trasformano il proprio ruolo una indifferenziata “faccenda di famiglia”) …
Invece e’ anche uno straordinario problema collettivo.
Tanto più quando i genitori hanno figli che entrano in un mondo sociale e pubblico: la scuola.
E allora ci siamo state per avere una aula appena più grande, pulita e con un pavimento nuovo.
Ci siamo state accanto alla mamma del solito ragazzino vivace, a parlare di sospensioni, di vuoti educativi, di strumenti di supporto che mancano.
Siamo i genitori che restituiscono alla scuola, senza dubbio infastidendola e interrogandola con domande e dubbi, il senso delle scelte che fanno, del fallimento generato dalla dispersione scolastica, dalla mancanza di in progetto che non sia in termini di didattica. Perché la vita contiene anche la didattica, ma non solo, e il diritto allo studionon e’ un concetto astratto.
In fondo, visto il profitto scolatico di mia figlia, la sua capacita’ di concentrazione, e di studiare in autonomia, potrei anche disinteressarmene e autopensionarmi da alcune responsabilità di ruolo.
Eppure credo che la scuola sia un bene collettivo e comune da tutelare, nelle sue parti spicciole e pratiche, nell’incontro tra famiglia-docenti, nelle differenze di opinioni, nella dimostrazione pratica (per i figli propri e altrui) che attorno a loro resta e regge una rete di sostegno alla crescita, non necessariamente visibile, ma presente.
Non e’ molto (lo ammetto) ed e’ frustrante l’assenza di strumenti – per lo studio – di una piccola scuola … Ma la scommessa e’ non lasciare vincere la solitudine e l’apatia….
13 febbraio 2011 alle 09:08
Ci sono anch’io, c’è anche il capo che è la persona con meno tempo libero che io conosca e che comunque da un paio anni, su richiesta disperata della direttrice si spupazza la rappresentanza geitori come tesoriere.
E comunque mi scoraggio a volte, perché un mucchio di gente evidentemente pensa che avere un lavoro a tempo pieno ti esautori dal partecipare alla vita dei figli nella scuola.
A volte mi stanco e sogno scuole con una maggiore partecipazione in modo che si faccia tutti qualcosa e tutti di meno.
Poi tanto ricomincio.
15 febbraio 2011 alle 10:45
beh non è sempre facile anche perchè la struttura scuola (in italia ed è l’unica che conosco) come ogni organizzazione molto gerarchizzata fatica ad integrare ciò che è esterno, genitori, educatori etc etc
i genitori sono antagonisti.
per i genitori la scuola è un atagonista.
e la voglia di discutere manca …
ufff….
ma tanto io lo faccio lo stesso. ottusa e speranzosa.
e qualche varco a scuola si apre.
dagli appiattiti genitori lomellini mi aspetto molto meno …. però
13 febbraio 2011 alle 19:08
Mi interrogo spesso anch’io di cosa sarà la scuola per mio figlio. Per me è stato un lunghissimo “carcere delle idee”.
Qualche insegnamento ovviamente l’ho appreso anch’io, ma per la maggior parte è stata una perdita di tempo.
E’vero pure che l’abbandono scolastico primario è quello dei genitori (in particolar modo dei padri).
Noi abbiamo intenzione di iniziare dagli asili nido, favorendo la partecipazione dei papà che sono quelli che se la svignano di più, lasciano il monopolio della scuola alle mamme (che errore strategico!) :-))
Ma ho già visto che ci sono soluzioni più “estreme” che fra un po’ frse saremo costretti ad intraprendere: http://www.controscuola.it
15 febbraio 2011 alle 14:53
l’homeschooling mi attrae e atterrisce al tempo stesso.
mi sembra troppo oneroso per un bimbo ricevere tutta l’educazione in famiglia ….
non differenziare gli stili educativi e le incongruenze.
ad oggi penso sia ancora bello provare a cambiare, nei minimi consentiti, la scuola dal suo interno, attraversandola come professionista, come genitore e come rappresentante ….
ma mi piacerebbe una scuola più a misura di bambini, di educazione, di culture, di intelligenze multiple, in sintonia con il tempo, ma in grado di insegnare a tutti ad attraversare il sapere e la vita
avere i soldi … tanti tanti tanti sarebbe bello aprire scuole …
13 febbraio 2011 alle 20:00
Io ci sono (come genitore, intendo 🙂 ) e devo dire che come genitore lo scoglio più grosso sono proprio gli altri genitori. Che quando si tratta di sparare a zero sono in prima linea, ma se chiedi che tirino fuori qualche proposta si dileguano. Forse perché scuola pubblica per loro vuol dire semplicemente che non devono pagare rette, e tutto il resto è dovuto.
Magari la mia è solo un po’ di acidità serale, dato che ho il verbale dell’ultimo consiglio di istituto che mi aspetta 🙂
15 febbraio 2011 alle 14:57
ai tempi della “mia” scuola (diciamo almeno 30/35 anni fa) i genitori amavano aver a che fare con la scuola, per la prima volta presenziare, collaborare, partecipare poi scuola e famiglia, in reciproca, corresponsabilità si sono perse.
hanno cominciato a guardarsi in cagnesco e a vedere meno la strada comune….
ufffffffffffffffff
il problema, e lo dico come chi nella scuola spesso lavora come “esterno” dopo due anni di lavori fianco la scuola si apre … ma i genitori restano in fuga……….
argggggggggggg
15 febbraio 2011 alle 10:41
scusate il ritardo ma il 13 febbraio è stato impegnativissimo!!
bello e impegnativo