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Insegnate(gli) a pensare

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Oggi sull’unita’ on line leggo questo.


E penso ai professori di mia figlia che riconsegnano, a noi genitori e rappresentanti di classe, un gruppetto di ragazzini apatici e disinteressati allo studio, poco responsabili, poco motivati … poco di tutto. Quando non sono una classe irrequieta sono una classe appiattita e annoiata.


E ancora stamattina  … mentre stavo davanti alla timeline di twitter, che svelava gli intrecci di un mondo o di molti mondi, che narrava guerre e tsunami, nucleare, e ancora guerre e speranze e paure … davanti a tutto questo mondo  …..sono chiesta cosa insegnano questi insegnanti.

Perchà mia figlia vive in questo mondo. – Non in un altro mondo. – Ha tredici anni ed è parte di un blob apatico e demotivato. – E lei va in quella scuola lì.


M’è presa la rabbia, il nervoso frustrato e irrequieto. Mi sono riempita la testa di pensieri, frustrazione, domande, preoccupazioni ….

 

Davanti al post dell’unita’ cosi’ denso di domande mi sono chiesta cosa vogliono questi insegnanti? Ma cosa insegnate???

Cosa significa insegnare una materia se  non a trovare i nessi tra il contenuto e il mondo che l’ha prodotta, che la continua a sostanziare, che la connette ad ogni mattina ad ogni risveglio?

E le materie sono forse contenitori vuoti, senza storia, futuro, passato, senza sostanza, forma o corpo?

E cosa ci insegnate, come genitori? Che i nostri figli sono piatti, piatti come le pagine di un libro? Noiosi come una lezione ripetuta sino a perdere senso e nessi? Perché ce li riconsegnate tali e quali, intonsi. Con queste parole: “fate voi” … “Non hanno un metodo di studio, non sono responsabili, non sono interessati, curiosi, non fanno domande, sono senza fantasie e desideri.”




E’ certo che noi genitori abbiamo i nostri bei limiti; ma è certo non mi assumerei l’onere di insegnare il metodo di studio a mia figlia, come non le insegnerei l’italiano.

Ciononostante posso insegnarle il metodo nel fare qualcosa a casa, o provare a passare il valore della cultura che possiedo. Esiste un preciso confine in ciò che faccio: essere la madre di mia figlia. E’ il mio ruolo e il mio compito. Ma credo che  sia, specularmente e tecnicamente, impossibile che un professore insegni a mia figlia ciò che deve sapere come figlia.

Come genitori il nostro  fare qualcosa sta in relazione al nostro essere genitori.

Inoltre come genitori, rappresentanti di classe, una” cosa” siamo riusciti a farla, restituendo ad alunni e professori, una aula appena più dignitosa del tugurio precedente. Non capivamo come genitoricome mai la scuola, l’aula dovessero appartenere ad una visione quasi “punitiva” dello studio (…una classe piccola, brutta, scomoda, stretta, non abbellita), pure sapendo che tutti cerchiamo di abbellire i luoghi dove trascorriamo il tempo, casa nostra, il luogo di lavoro.

Come faccio a pensare che ciò che studio sia bello se il luogo dove mi insegnano qualcosa è brutto e triste? Abbiamo introdotto e consegnato una domanda di senso, si può imparare in un posto mal tenuto?


Ma allora voi, insegnanti, professori, cosa potete insegnare?

Perchè non “passare” (quasi sottobanco, quasi fosse merce pericolosa) un metodo, un modo, un medium per attraversare ciò che la scuola insegna??

Visto, ed è evidente anche a noi genitori,che sino ad ora i ragazzi non hanno imparato un metodo, hanno una cultura tutta frammentata, come se il sapere stesse in compartimenti stagni, sanno e non sanno. Persino la logica difetta in loro. (Ancora una responsabilità di noi genitori, una colpa, un compito non fatto.) E perchè? A cosa serve la scuola se non imparare ad imparare, la curiosità per ciò che non capisco, per una cosa non spiegata per un dubbio che mi semina, per una passione, per una seduzione irrisolta verso “i promessi sposi”; perchè la scuola non fa pensare, non obbliga ad una fatica onerosa per tutti?

Pensare.


Fare nessi, connessioni.

Come nasce uno tzunami e come uno tzunami provochi una disastro nucleare? Perchè la tessa si muove? Come posso prevederlo, chi studia i terremoti, che progetta una centrale nuclare? Come cambia la geografia del mondo? Perchè l’asse terrestre si spoata di 10 cm dopo una scossa, al nono grado della scala Richter? Perchè il mondo arabo è in fermento? Che differenza tra petrolio nucleare e fonti energetiche alternative? Quando facciamo orienteering stiamo studiando la geografia con il corpo. La storia cambia la geografia, e viceversa? Cosa vuole dire con altri paradigmi studiare i numeri relativi, a cosa serve? L’amore ha una chimica? Che differenza c’è tra scrivere un tema e completare una voce di wikipedia?

Riempiteli di domande, obbligateli a chiederci e a chiedervi cosa significa, obbligateli a domandare, a interrogare, ad aver dubbi e curiosità ..

NO! Vi prego, non restituiteceli, anche il prossimo anno, ugualmente piatti, noiosi, annoiati, astenici e tristi.

Non restuiteceli con la stessa affermazione/rassegnazione: “fate voi”.

Non restate piatti e astenici come loro.

One thought on “Insegnate(gli) a pensare

  1. Riempiamoli, di domande! A costo di venire zittiti perchè, uffa papà, che barba! Le domande dovrebbero scoppiettare attorno al tavolo di casa come popcorn in una padella, e maledico la mia umana debolezza che dopo 14 ore di camion mi restituisce ai miei figli piatto come una frittella e incapace di fare più di tanto. Va bene l’invito agli insegnanti, ma non c’è un luogo preposto al porre domande, le domande dovrebbero entrare nella quotidianità come cosa normale, impensabile non far(se)le! Vorrei dei figli seri, rispettosi e beneducati, certo, ma – con le dovute maniere – tignosi e rompiscatole. E penso di dover essere il primo a punzecchiarli per sperare di ottenere tanto.

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