Una riflessione piuttosto significativa, a mio avviso, anche per chi si occupa di educazione. Twitter fa parte di una una modalità comunicativa che fonde testo e oralità, e fa parte di un mutamento culturale, che si esplica anche nelle modalità di trasmissione e di insegnamento del sapere. Nonchè di co-costruzione del sapere.
Dicesi interazionale.
Posting in progress … (si può dire?)
Le vostre eventuali aggiunte saranno benvenute
Altre simpatiche digressioni su Twitter e socialnetwork le trovate qui e sebbene introducano altri sguardi, permettono di vedere l’uso dei socialnetwork e le modificazioni ad esso connesse. Web Conoscenza: Social Media Strategy – le slides e le infografiche sono sempre interessanti
E poi da Niemen Juournalism LaB e qui trovate l’intero articolo
“The dissonance here could be chalked up to the fact that Twitter is simply a medium like any other medium, and, in that, will make of itself (conversation-enabler, LOLCat passer-onner, rebellion-facilitator) whatever we, its users, make of it. But that doesn’t fully account for Twitter’s capacity to inspire so much angst (“Is Twitter making us ____?”), or, for that matter, to inspire so much joy. The McLuhany mindset toward Twitter — the assumption of a medium that is not only the message to, but the molder of, its users — seems to be rooted in a notion of what Twitter should be as much as what it is.
Which begs the question: What is Twitter, actually? (No, seriously!) And what type of communication is it, finally? If we’re wondering why heated debates about Twitter’s effect on information/politics/us tend to be at once so ubiquitous and so generally unsatisfying…the answer may be that, collectively, we have yet to come to consensus on a much more basic question: Is Twitter writing, or is it speech? “
(uno speciale ringraziamento ai tweet e ai post di facebook di #Mai:)Content che lascia tracce interessanti, queste, che seguo)
8 giugno 2011 alle 21:08
La comunicazione visuale predilige sicuramente il linguaggio scritto. Ma la scrittura deve essere usata con attenzione perché finisce per essere una modalità che viaggia a velocità differente rispetto alla realtà. Questo è il suo pregio ma anche il suo maggiore pericolo.
22 giugno 2011 alle 13:59
Leggi, se non lo hai già fatto di m.toschi la comunicazione generativa. E’ illuminante per chi si occupa di scrittura
1 agosto 2011 alle 09:11
grazie del commento.
sono osservazioni come queste che danno senso al lavoro che faccio.
1 agosto 2011 alle 12:57
Grazie Luca, sto leggendo e condividendo “la comunicazione generativa” con alcuni colleghi, ma trovo molto importante che ci sia anche la parte web che tiene connessi i discorsi. Il mio grazie va al tuo lavoro e al modo di condividerlo.
17 giugno 2011 alle 06:31
grazie per la citazine e per l’approfondimento 🙂
1 agosto 2011 alle 13:03
Avendo saputo di questo gruppo a maggior ragione…la disponibilità mia e di http://www.comunicazionegenerativa.org. sarebbe molto…generativo
1 agosto 2011 alle 13:22
Bello!
A settembre credo riprenderemo a riflettere sul tema e da li potremmo provare a pensare ad un incontro più complesso, e da un pò anche me intereressa costruire legami fra più paradigmi ..