Strati di vernice, intendo! Sessant’anni – più o meno – sono quelli che indossa questa nostra questa casa.
Da una settimana vado di sverniciatore, pennello, raschietto, paglia di acciaio, cartavetrata (significativa la presenza di olio di gomito). Oggi finalmente ho aggiunto la prima mano di cementite, su una porta restituita alla sua prima natura, il legno.
I lavori manuali son così: viaggi nelle storie delle cose, degli oggetti, e nella vita.
In linea discendente ho eliminato:
tre strati di vernice marrone scuro, uno di color crema, e ancora un bordeaux, un giallo, un argento.
La storia di una vita, di più vite stanno in quella porta, che conduce al giardino.
Una casa che ha sessantanni ne ha di storia addosso: ci si entra da giovani e passano gli anni, e poi qualcun’altro si occupa di ridare “smalto” alla porta.
Perchè c’è una nuova storia che si sta svolgendo. La nostra.
La faccenda si fa un pò più spessa emotivamente. La storia di quella porta si intreccia con la mia, con le mani che lavorano, sapendo cosa fare. Ne sono fiera, sto facendo un buon lavoro. Me lo ha insegnato mio padre, a non aver paura di sporcarmi con il lavoro, a maneggiare pennelli e vernici, a trattare le superfici, a recuperare un oggetto alla sua natura, o a restuirgli una faccia migliore.
Ogni passo in avanti che faccio nel togliere anni e vernici da quella porta mi addentra nel sapere che hanno le mie mani, che mio padre mi ha “autorizzato” ad usare. Insegnandomi a fidarmene, a riconoscerne la abilità.
25 agosto 2011 alle 07:06
Che post meraviglioso! Ci sono dentro sia il piacere che sta nel “sentire” la storia nelle cose che ci stanno intorno, sia quanto è bello compiere gesti che ci arrivano dalla nostra famiglia… le nostre radici…