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Facciamo che ero (da Maternità possibili)

7 commenti

Facciamo che ero … lo dicono sempre i bambini quando si devono trasportare in un mondo immaginario e si lanciano, quasi voraci, in una realtà che non c’è, ma che potrebbe esserci  o non esserci.

Facciamo che ero la mamma della prima figlia.

Non sapevo cosa fosse quel mondo lì, la maternità: così stravolto da nuove regole, tenerezze, abissi e paure, piccole gesti, meraviglie impreviste.

Come in una favola la prima gravidanza è stata costellata da un tempo lento, e arcaico.

La gravidanza e l’attesa, la nascita.

Tutto scandito con lentezza, e lì ho imparato che una nascita ti ferma il tempo e sposta la tua vita in un mondo immaginifico e sontuoso.

Una primipara attempata, quale ero allora, che scopriva la “gloria” della gravidanza, e di quell’amore assoluto, per la prima volta.

C’era una volta  … il corpo voluttuoso, gli abbracci che sanno di latte, la pelle della tua bimba, la fierezza e il mancamento di fronte all’incredulità.

Chi io?

L’eletta, la prescelta, la portatrice di tanta gioia racchiusa in un minuscolo essere umano.

Perfetto nel suo saper giungere al mondo.

Facciamo che sono qui e oggi, dopo 10 anni, la madre di una seconda figlia.

Colta e coltivata nell’umiltà e nel timore.

“La sua età, l’età della madre …  sa signora”, dicevano i dottori, “e … lei non è più giovane.”

Avere una seconda figlia è stato una omissione di pudore, è stato un voler aspirare nuovamente alla grazia precedente?  Un secondo peccato di orgoglio?

La villocentesi mi ha e ci (a me e a lui) ha rimesso i piedi a terra, in quell’humus concretissimo che ti danno certe diagnosi, anche quando non sono poi davvero brutte.

Ma tu, te ne esci già con le ossa rotte, ti hanno rotto la “magia”.

Facciamo che ero …

Ma poi sei qui nuda, sulla nuda terra, vestita di timori.

Senza più gloria o ….

Eppure oggi va tutto bene e benissimo.

Essere madre si riconferma un pezzo ineludibile, e necessario della mia vita, tassello di un puzzle che mi scompone, ricompone e da forma.

Ogni giorno.

Sono io la madre gloriosa e la madre umiliata.

Ho riconquistato la terra, l’humus. Un dono ricchissimo. Hubris e humus. Indissolubilmente fusi.

Sono qui che ricucio le due parti di me, e ritrovo i miei piedi che sentono la terra e il vento che scompiglia i capelli e i pensieri.

Le mie due figlie, sole e luna, terra e cielo, umanissime e concrete.

Sto ricucendo la parte volatile di me, alla mia storia umana.

(Monica Cristina Massola)



Le “Maternità possibili” è un progetto dinamico realizzato in diverse forme: spettacoli teatrali, mostre d’arte e libri. 

Questo volume racchiude le esperienze di 112 donne, madri e non, per lo più italiane e bulgare. I nomi delle autrici sono elencati all’inizio del libro, mentre i singoli testi rimangono volutamente non firmati. 

Il risultato è una sorta di puzzle che spinge il lettore a scoprire come la maternità cambia o potrebbe cambiare la vita di ogni donna.

L’edizione italiana, aggiornata e riveduta, esce a soli 5 mesi dalla prima edizione bulgara. Questa è la prima prresentazione ufficiale del progetto in Italia, seguono eventi a Chiari (Brescia), Venezia e di nuovo a Milano.

Il libro sarà presentato  a Milano alla libreria Trovalibri, viale Monte Nero 73, mercoledì 26 ottobre ore 18.30, saranno presenti alcune Autrici e una delle curatrici dell’opera Rayna Castoldi.

7 thoughts on “Facciamo che ero (da Maternità possibili)

  1. è ina iniziativa felice perchè la esperienza della maetrnità oggi va ricordata, è l’unica che ci congiunge a valori che la stessa donna,solo lei,può capire e gustare fino in fondo Essa è soggetto unico di vita Il corpo della donna è pieno di sensazioni non esprimibili che generano desiderio,fattore umano,il tutto si proietta nel rinnovare la vita,evento umano che ci porta in un mondo non facilmente descrivibile

  2. Monica, difficile “inseguirsi” in questo periodo, ma scrivi sempre cose meravigliose, e quel che è più bello è che non rimangono solo “scritture”.

  3. Hai ragione, è un macello non perdersi. Ma grazie davvero.

  4. Ciao, molto bello il tuo pezzo.
    Sto leggendo ora l’antologia in quanto sono un’autrice di due pezzettini anch’io!
    Sarò a Brescia sabato. Ci vediamo?

    Sara Ferraglia

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