(scritto in data 6/11/2011)
2€x10 leggi è una iniziativa che continua a suscitarmi alcuni dubbi, anche se per svariate ragioni “le” auguro successo, non fosse altro per l’impegno profuso per promuoverlo. … Ma …
Mi è costato molto scrivere questo post, e mi turba pubblicarlo. Lo dico chiaramente per via di una brutta discussione su twitter, quando mi sono permessa di dire che avevo un dubbio sulle 10 leggi e ancora prima di avere tempo argomentarlo sono stata attaccata da un qualcuno (un tweep che non corrisponde ad una vera e propria riconoscibilità web) con una prepotente contestazione capziosa e volutamente prevaricatoria, intollerante, tesa ad azzittire e non dare spazio all’altro. Mi ha turbato e molto, mi ha reso difficile l’arte del dissenso che ritengo sempre interessante, se posta in modo interlocutorio. E’ stato brutto, nel modo e nelle accuse: “una iniziativa di donne non va attaccata in quanto tale, come mi permettevo io che facevo parte di quel gruppo”donnexdonne”?. A parte che trovo sia difficile sapere se un pensiero dissonante è un attacco, se non lo si lascia esprimere e lo si atterra con veemenza, prima ancora che lo si esprima. Diciamo che tanto basta per chiudere ogni altra riflessione sul personaggio. Ricorda molto i nostri dibatti tv, attizzati per eccitare il popolo bue, non per insegnare a pensare alla politica. Un deja vù, sgradevolissimo se personalizzato così tanto. Ma nella Giornata contro la violenza alle donne, quell’azzittimento maschile (si trattava infatti di un signore) va trasforamto, ri-leggitimando me stessa nell’esercizio del diritto di dubbio. Il post è forse invecchiato. O forse no.
1. l’atto di Della Valle di comperarsi allo stratosferico prezzo di venticinquemila euro una pagina del Corriere delle Sera, per avere una ulteriore risonanza mediatica (Della Valle è ormai un ospite ricorrente nei residuali talk show politici) mi è sembrato un atto, certo fatto in buona fede, di arroganza economica/mediatica. Significativo – intrinsecamente – di una notevole fragilità del sistema democratico che (induce e) denuncia che, per avere voce, occorre comperarsi lo spazio.
2. mi ha colpito l’idea che alcune donne si siano sentite ingaggiate a replicare lo stesso atto, apparentemente senza coglierne la forma di arroganza economica. E’ un atto che dice, con i soldi, mi compro lo spazio per parlare. Non fatico ad immaginare la buona fede tanto dell’uno quando delle altre. Ma non cambia la criticità insita in ciò che vediamo accadere; si paga per poter parlare. Che strano paradosso, quando si ha a disposizione con un mondo (web) che sembra proporre una infinita bacheca, che rivendica sempre di avere la possibilità democraticamente legittimata di parlare sempre e comunque. Invece comperarsi il paginone del giornale dice altro. Si deve pagare per parlare, famosi o meno. In un altro mondo sarebbe il Corriere (o altro giornale) da offrire spazi, interviste, pressioni mediatiche. E pagare è diverso da rivendicare, o perseguire, o agire. Io non riesco a capire come la logica del me lo comprero possa essere funzionale.
3. all’inizio sembrava che l’iniziativa fosse nata in seno al gruppo, poi la persona che ha attivato il progetto ha chiarito che non lo era: l’iniziativa era nata su twitter, che resta – come spesso accade – un motore di spinta potente per iniziative web. ll progetto 10 leggi era poi stato pubblicizzato su varie piattaforme per dargli visibilità. Il chiarimento mi è servito, perchè non trovavo il nesso con le buone prassi. Le buone prassi sono azioni concrete, fisiche, e sono sempre replicabili in più contesti magari per creare una cultura (attraverso una azione fattiva, un progetto etc) che un gruppo di discussione reale sulla legislazione che aiuta a superare il gap di genere. Credo che solo la capacità di aggregarsi, come abbiamo ribadito anche nel corso delle giornata di Nuove professioni delle Donne, per proporre o promuovere iniziative collettive che si riconduce ad una buona prassi. Comperare una pagina di giornale lo è meno, soprattutto perché resta un evento non replicabile, e soprattutto poco accessibile a tutti. Direi che è proprio la discussione che si è appoggiata così frequentemente nel gruppo che ha ingenerato alcuni dubbi, mancava la connessione con un processo di riflessione prima e con le buone prassi poi.
Ma le domande per me poi sono rimaste.
4. A questa è connessa un’altra questione, legata al fiorire di iniziative simili. Sembra che il web sia una grande laboratorio democratico, ma è anche (ancora) molto elitario, in italia, e twitter lo è ancora di più. E le dieci leggi sono nate da una discussione su twitter, rischiano di nascere come azione elitaria. Mentre a me (opinabile è ovvio) sarebbe parso interessante che fossero collocate con chiarezza come manifesto di leggi da discutere prima, da diffondere su web e non solo, ma soprattutto farlo partire prima nelle associazioni, e nei luoghi dove si parla di genere, e di diritti, e di crescita culturale .. perché iniziasse come un vero movimento dal basso. La mossa mediatica del paginone a 25.000 avrebbe avuto senso (fermi restando i primi dubbi) solo dopo. Insomma prima ne parliamo: quali leggi, come per chi, quando, quanto, quali buone leggi già ci sono, quanto e quando vengono disattese, cosa dicono le persone sulla strada, non solo su web. Sarebbe stata innovazione parlarne prima, non vederla calato dall’alto. Sarebbe stato innovativo andare a dire che le donne (e magari anche gli uomini) hanno pensato che le buone leggi siano queste. Dicendolo nelle sedi dei partiti. Agendolo nelle manifestazioni. Etc etc. Una volta si diceva ascoltare la base.
5. C’è il rischio, anche con un buon successo, di creare bolle di sapone su eventi invece che non dovrebbero scomparire in breve tempo. Il rischio e la scommessa su web è di creare eventi virali web che si consumano troppo in fretta. Lo si evince dalla storia di #donnexdonne (e non solo quella, noi siamo state davvero una minuzia tra tanti eventi), #dxd è stata una grande esplosione, un ottimo evento web, ma ha un seguito che, per avere forma, avrà bisogno di molta (molta molta) manuntezione, cura ed impegno. Il movimento delle persone, su più fronti, sembra si stia attivando, mi sembra che le buone iniziative (magari questa lo è) non dovrebbero venire consumate dalla fretta del web.
6. Ed è oggi, peraltro, sempre più evidente non sarà il web a generare i cambiamenti. Anche se usare bene la rete significa avere il potere di renderli evidenti, fruibili, accessibili velocemente e a tutti. Ma senza ancoraggio nella quotidianità, temo, che le dieci leggi rischino il burn out.
5. Il rischio uguale e contrario da mettere a tema e la sempre più evidente la sostituibilità dell’attivismo territoriale con l’attivismo web, lo si legge ovunque. Un “mi piace” rischia di farci credere di aver fatto qualcosa, mai come oggi me ne rendo conto fisicamente*. Anche l’attivismo delle donne corre il medesimo rischio, così come rischia di succedere al gruppo #donnexdonne. E per capirlo è stato necessario andare al MomCamp a Milano e e NPD a Bologna, uscire dal digitale.. Allora le dieci leggi meritebbero di più altro spazio di quello rischioso del web. Avrebbero meritato la discussione prima, durante, dopo tra uomini e donne, tra associazioni, ovunque. Difficilissimo, oneroso da fare, è indubbio. Quindi l’iniziativa sembra collocarsi stabilmente tra due fattori di rischio: essere troppo web, aver grandi numeri, bruciarsi in fretta e non avere base concreta perché nutrita solo dai mi piace.
6. sulle 10 leggi in se, ho avuto una prima impressione di una genesi inizialmente molto femminocentrica, che fatico a condividere. (Ma io sono quella che crede che le buone prassi debbano creare una crescita trasversale, se no “buone prassi” non sono), comunque …
Quale che sia il valore delle dieci leggi, tale valore può prendere forma se le leggi che le donne scelgono sono chiaramente leggi per tutti, per l’avanzamento sociale, per una cultura più rispettosa di generi, per una pratica del rispetto delle differenze e delle necessarie uguaglianze per donne e uomini, in una prospettiva pedagogicamente orientata contro le forme di violenza (ogni forma di violenza, di chiunque su chiunque). Se la legge in corso privilegia i maschi, non ne farò una migliorativa solo per le donne, ma una davvero migliore per tutti. Insomma le dieci leggi sarebbero molto interessanti se fossero una scelta dalle donne per tutti. (2€X10leggiXtutti). Insomma se fossero nate come un bollino che segnala la qualità individuata su quelle leggi che promuovano la crescita di tutti. Sicuramente le leggi sono in ridefinizione rispetto agli inizi e spero siano davvero un manifesto da esplorare nella ricerca di una “ricetta” condivisa, dopo la giornata di blogging.
Va da se che per me c’è un principio che credo condiviso, viste le 10 leggi, il progresso sociale lo si costruisce tutti insieme, la ricetta della prevericazione ha già mostrato i suoi limiti.
7. e SE … tutti i soldi raccolti, venissero poi destinati con un epocale voltafaccia, con un coup de theatre ad un ben diverso tipo di progetto (venticinquemilaeuro non sono tanti me nemmeno pochi): che so qualcosa tipo:
50ideeX500euro – oramai le moltiplicazioni dopo donnexdonne mi vengono sempre benissimo! Per fare cosa? Progetti nelle scuole, o nei territori e/o destinati a tutti, all’accesso dei contenuti che sono pal prezzo popolare di 500 euro per pagare progetti di educazione di genere, di educazione alla civiltà, di educazione al pensiero critico, di educazione alla (non) violenza. Come a dire, che se vogliamo tirarcela un pò, le donne possono sempre stupire per gli effetti speciali, facendosi disingaggiare con estrema leggerezza, dai giochetti mediatici, dalle azioni stereotiate, dalle controdipendenze.
C’è una considerazione finale che ho conservato nei pensieri, dopo averla persa nel copia e incolla del post, una donna o un uomo sono liberi, non perché rivendicano di esserlo, ma perché si sentono liberi.
26 novembre 2011 alle 16:12
Cara Monica
innanzi tutto non so chi sia il tweep di cui riferisci, se sei stata offesa da qualcuno mi spiace, ma credo che sia giusto di fare nome e cognome, o account Twitter in questo caso, in modo che la persona tirata in ballo si spieghi e ti chieda scusa. Quel che è certo è che non eravamo né io né Stefania Boleso che siamo poi le sole ad aver in mano le redini dell’iniziativa (con gran fatica). Quanto al resto, risponderò, atto dovuto, punto per punto.
1 e 2. La risposta è già scritta in tutti i doc di 2×10, e la riporto pari pari. «#2eurox10leggi è un’iniziativa nata a seguito di un dialogo su Twitter di un gruppo di donne. Il tema del dialogo era l’acquisto, da parte di Diego della Valle, di alcune pagine di quotidiano per esprimere pubblicamente il suo disappunto. Per prima cosa quindi, #2eurox10leggi nasce per rimarcare, e stigmatizzare, un’anomalia, che poi è quella che solo chi dispone di denaro può far sentire la propria voce attraverso mezzi che pochi altri potrebbero permettersi». Data 4 ottobre. Quindi come vedi, non solo eravamo consapevoli dell’anomalia, ma con una provocazione (strumento dialettico al pari di altri e che ha la sua efficacia) l’abbiamo sfidata. Il che sembra riscuotere parecchio successo tanto da essere già arrivate, con interviste e articoli e senza versare una lira, su Il Corriere, La Repubblica, IODonna etc.. perché, come è ovvio ai più, la provocazione (l’acquisto di una pagina di giornale) è il mezzo e non il fine di questa iniziativa. Il fine è e saranno sempre le 10 leggi.
3. La “persona”, come dici tu, ha un nome e cognome. Si chiama Manuela Mimosa Ravasio e non si è mai tirata indietro a fornire chiarimenti e\o informazioni. #2eurox10leggi nasce sotto il segno della trasparenza (a cominciare dalla raccolta fondi) e della partecipazione e nel percorso sono state accolte anche osservazioni e correzioni.
4. La prima delle buone prassi è cercare di capire e conoscere. Non mi risulta che tu abbia mai cercato di informarti sul progetto, con me o con Stefania Boleso che pure conosci, mentre presupponi semplicemente che non ce ne sia uno. Bene. Purtroppo questo è tecnicamente un pre-giudizio e come tale, so solo che il concretizzarsi del processo #2eurox10leggi potrà fugarlo. Quanto all’aggregazione, ti invito a leggere il resoconto del Blogging Day che è nato grazie a Chiara Bogo e Maria Antonietta Barbara e le riflessioni che ha scatenato. E se i dati contano qualcosa, in 40 giorni e senza nessun appoggio, senza uffici stampa & co., solo la forza dell’idea ha aggregato più di 1500 fra uomini e donne. E fra queste, un gruppo di lavoro con donne di tutta Italia che sta lavorando su 2×10: hanno mandato una mail, hanno chiesto di partecipare e in tutta libertà lo stanno facendo.
4 e 5 e 6. Volente o nolente il web è la nuova agorà, la nuova base, e lo è soprattutto per le donne (non sono io a dirlo). Le 10 leggi sono state solo individuate su twitter e poi discusse sui blog e sul sito di 2×10. Ritengo comunque Twitter un strumento di veicolo delle informazioni più efficace, meno personalistico (non è un caso che sia stato scelto dai giovani arabi) e più impattante con la realtà. La scelta di iniziare con la partecipazione dal basso è cruciale per noi, ne è l’elemento fondativo. Fare crowdsourcing e crowdfundng non è facile, ma ci stiamo provando e quello che sta succedendo va molto al di là delle nostre aspettative. Se avessimo voluto chiamare 10 professorone da 10 associazioni e fare una bella lezione autoreferenziale sulle tematiche di genere avremmo fatto certo qualcosa di replicabile, ma saremmo state noi stesse mere repliche, e invece, considerato lo stallo in cui si trova il movimento femminile dopo il 13 febbraio questa era, secondo noi, l’unica cosa da farsi: mettere davanti le proposte politiche e dietro le facce. Dietro, i partiti, le associazioni e tutte quelle istituzioni ingessate che hanno contribuito a creare un gap tra cittadini e politica. #2eurox10leggi è partita dal web e ora sta immettendosi nella realtà, il che vuol dire non solo carta stampata ma eventi di persone vere in teatri veri con date vere: 17 dicembre per esempio. Qui il processo di we-democracy farà un ulteriore passo. Sei, sarete tutte invitate, al solito, a partecipare.
6 bis (a un certo punto ci sono i numeri doppi).. sul “femminocentrismo” ti invito, semplicemente, a leggere ciò che hanno scritto gli uomini su queste leggi, o Iaia Caputo, di cui spero riconoscerai l’autorevolezza. Mi limito solo a ricordare che l’assunto che dice che le questioni delle donne sono solo delle donne è uno dei motivi di arretratezza di questo Paese. E se l’ha capito uno come Monti, definendo indifferibili le questioni delle donne per far crescere il Paese tutto…
Quindi nessuna prevaricazione, per usare le tue parole, che le leggi chieste fossero per migliorare la vita di tutti era chiaro fin dall’inizio.
7. Bene. Siamo arrivate a più di 5000 battute (pensare che fanno la rivoluzione in 138 caratteri) e non ho trovato alcuna riflessione in merito alle 10 leggi. Ho ripetuto quello che abbiamo già scritto e riscritto. E al punto 7, questo mi offende personalmente molto, trovo, un’insinuazione, una malevola insinuazione. «SE dopo tutti i soldi raccolti, venissero poi destinati con un epocale voltafaccia…. » . Bene Monica, #2×10 è fatto da persone serie. Io, Manuela Mimosa Ravasio e Stefania Boleso siamo persone serie. Donne che si stanno impegnando, per come e quanto possono, generosamente in una cosa che sta riscuotendo molte adesione. A volte io mi sento responsabile di questo entusiasmo, più di quanto dovrei forse, ma non posso accettare che venga gettata nemmeno un’ombra di fango su #2×10. Al momento della scelta del finanziamento abbiamo scelto Produzioni dal Basso proprio perché prevedeva la prenotazione delle quote senza esborso immediato per non generare equivoci. Tutto doveva avvenire e avviene nella massima trasparenza. Senza se e senza ma. Almeno questo merita rispetto se non condivisione.
26 novembre 2011 alle 17:18
Solo due cose. il tweep in questione è un uomo, non ne faccio il nome. punto.
la mia proposta finale è una provocazione, ma forse non era abbastanza chiara, sul come sarebbe bello spendere i soldi in altro modo, e non certo per mancanza di serietà. Irrealizzabile ma provocatoria verso l’idea di un uso inusuale, irrituale e provocatorio del fondo. Non era una proposta.
Il resto è solo la traccia di un dibattito possibile. Per chì avrà voglia.
Come premesso auguravo e auguro un successo all’iniziativa e tanto (tanto) dibattito.
in my humble opinion
27 novembre 2011 alle 18:51
Monica, molto interessanti i tuoi spunti.
Proprio dell’iniziativa, che personalmente ho appoggiato, ho discusso con mio marito. Esiste un grande laboratorio di discussione in Italia dove sta accadendo quello che tu auspichi: uomini e donne si sono uniti, si incontrano anche fuori dal web per elaborare un’idea nuova di democrazia e provvedimenti urgenti per migliorare la vita di tutti, uomini e donne. Questo laboratorio ha prodotto il 5% degli eletti alle ultime amministrative, ma è ignorato dai media perché così fa comodo e si chiama Movimento 5* http://www.beppegrillo.it/movimento/
Grillo non ne è il leader ma l’ispiratore, le azioni concrete nascono dalla gente. Mio marito sta partecipando alla nascita di due liste civiche in due comuni vicini, Bedizzole e Desenzano (BS).
Per me i punti deboli dell’iniziativa sono:
– l’essere femminocentrici e questo non genera consensi (basta leggere i commenti merdosi sul corriere che rispecchiano la mentalità comune)
– l’essere campati in aria. Alcune delle proposte sono davvero nebulose e un pò sparate, irrealizzabili in questo momento storico in cui la crisi è pretesto per non investire più nemmeno nell’indispensabile, come la scuola o la sanità. Figuriamoci programmi per premiare studenti meritevoli che, comunque, non troveranno mai meritocrazia sul lavoro. E, ammesso che si riesca a pubblicare la richiesta sul giornale, cosa ne seguirà? Quale atto concreto e da parte di chi?
Le leggi le fa il parlamento, siccome abbiamo eletto un parlamento che non ci rispecchia l’unica mossa democratica intelligente è eleggerne uno che ci rispecchi. E se non ci sono candidati accettabili, per fare politica bisogna comunque rimboccarsi le maniche.
Punto di forza:
– fare qualcosa, qualcosa che lenisca il nostro senso di frustrazione e che almeno urli la nostra rabbia e avanzi delle proposte è comunque
apprezzabile. Anche se il movimento femminile dovrebbe crescere compatto (perché non coinvolgere SNOQ?) invece di continuare a frammentarsi senza mai raccogliere niente…
Con stima profonda per te e per le promotrici di 2Eurox10leggi..
Patrizia
P.S. degli attacchi violenti non ti curare, la mamma dei pirla e dei violenti è sempre incinta ahimé…
27 novembre 2011 alle 21:44
due cose veloci che dovrei preparare la lezione di domani (sigh!). Io ho aderito e comprato delle quote, come forse sai. Come forse anche sai, sono argomentativa di natura e di mestiere, e il fatto che abbia comprato le quote non significa che l’iniziativa la condividi 100%. Sono per esempio assolutamente daccordo con te con il merito delle 10 leggi, io ne avrei discusso di piu’, su alcune sono fondamentalmente scettica. Ma so anche che la cosa “odorava” di iniziativa che poteva dar adito a discussioni, e questo mi ha convinta. Credo che il tuo parallelo con della Valle funzioni fino ad un certo punto: lui, si, ha dato prova di grande arroganza, data dal denaro (e anche ha scritto cose molto qualunquiste). Ma un’iniziativa che parta dal basso ha invece un sapore differente, almeno per me. In quei due euro a testa non c’e’ arroganza, c’e’ la volonta’ di vedere fino a che punto l’unione fa la forza, non so se mi sto spiegando. Sarebbe quindi bello che lo stesso meccanismo, se funziona, si potesse applicare ad altre belle cose. C’e’ anche comunque un altro fattore: era un momento, quando l’iniziativa si e’ costituita, in cui c’era MrB, e non si subodoravano molto cambiamenti cosi’ drastici. Ora che MrB non c’e’ piu’, direi quasi che e’ venuto a mandare il fattore primario della opportunita’ di questa operazione. Ma tant’e’ 🙂
4 dicembre 2011 alle 17:33
Nota di lettura sui femminismi: http://www.carmillaonline.com/archives/2011/11/004113.html#004113