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C’è rete e rete e rete

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UNO
DUE
TRE

Sabato scorso ero ad una riunione per la formazione di una rete di comitati, così ho potuto osservare lo snodarsi di una serie di concetti di rete, che mi hanno incuriosito. O meglio, nessuno dei partecipanti e dei promotori ha realmente concettualizzato la sua idea di rete, ma tutti l’hanno agita, indiscutibilmente, mentre ragionavano di rete, di riunioni, di temi e di rapporti con altre reti.

La prima immagine (UNO) è assai simile quella della visione di rete che è “uscita”dalla riunione: la rete da pesca che raccoglie tutti, pesci piccoli o grandi, con un pescatore che si trascina dietro il pescato. Si rappresenta come è una struttura contenitiva e regolare, geometricamente prevedibile.

La seconda immagine (DUE) è quella della ragnatela, una struttura ancora regolare, mossa da un pensiero unitario (il ragno) i cui fili, nei loro snodi, vibrano ancora all’unisono. Anche questa immagine è pertinente allo sviluppo della riunione, c’è un coordinatore, delle teste pensanti, che tessono e tirano i fili.

Quello che invece non ho visto accadere – per ora – e’ la terza possibile rappresentazione di rete (TRE), quella che sta in analogia con il web. A me pare più probabile che la rete umana (costruenda) possa essere pensata come la rete web, dove gli snodi non sono geometricamente prevedibili, dove probabilmente si costruiscono e sviluppano, talvolta, anche indipendemente dalla volontà di coordinarla. Una rete che è più episodica, più complessa, strutturata su una pluralità di livelli e connessioni che si attivano, alle volte su un bisogno, una necessità, altre volte in modo capzioso. Una rete necessariamente più fluida, meno contenitiva, ma più snella e pronta ad attivarsi (o disperdersi in nessi poco efficaci).

Certo è che l’età media dei presenti (45/50 anni) non agevola la costruzione di una rete di terzo tipo, o almeno non riesce a concettualizzarla come possibilità organizzativa, perchè (imho) credo che questo concetto di rete si apprenda meglio usando e attraversando la rete web e i suoi rischi, nel suo essere modello/struttura di una realtà esterna e nello strutturarsi anche come realtà governata da leggi analoghe ma non identiche (digitali – anche ed appunto -). E statisticamente il digital divide appartiene ai più ageé. Ahinoi …

Anche se la concezione di una rete (di persone, comitati) che partecipa, molto attivamente e, dal basso sembra essere presente nei pensieri dei membri di questa rete , sembra mancare ancora la legittimazione reale di questa differenza che il web 2.0 ha vistosamente imposto. Imponendo una legittimazione nuova alla libertà di azione, di pensiero e di parola dal basso.

Le stesse perplessità espresse da alcune persone, che si raccontano e rappresentano come meno “potenti” di altri interlocutori esterni (associazioni, politici, organizzazioni), ricordano una asimmetria che invece nel web sta scomponendo, tra vantaggi e svantaggi. Le lobby sono più facili da costruire ma anche hanno una durata temporale minore, sono più episodiche. Anche i rapporti di forza con il sapere sembra essere meno sbilanciato, l’informazione stessa è più fluida, dinamica, condivisibile.

In sintesi: il web nella sua forma a più livelli e iperconnessioni sembra insegnare qualcosa di differente, anche a chi vuole costruire reti non digitali.

Immagine (TRE) tratta da

L’emergenza negli ecosistemi digitali e la scienza della complessità – E-culture – The Daily Bit – rivista di tecnologie e new media, che tra l’altro contiene un articolo, molto istruttivo, da leggere.

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