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Se non le donne…

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Vecchie storie. Storie da donne. …. Che se nessuno lo fa  …lo faremo noi. Ma con una serie di impliciti: siamo noi alla fine sempre quelle che si sacrificano, che sanno davvero fare funzionare le cose, che arrivano nell’emergenza. Che anche qui ce ne sarebbe da scrivere, delle derive del potere attivo o passivo, di maternità, femminilità, e passività, di comodità e non assunzioni di responsabilità. Reciproche, di donne e di uomini.

Ma se arrivassimo prima e insieme, se la parità smettessimo di leggerla sulle riviste per donne, o la rivendicassimo e basta con una serie di “mi piace” e  …..cominciassimo a coglierla, laddove essa c’è? Non solo. Se ci diciamo che la prassi, e’ ciò che è, e’ ciò che accade, ciò che è innovativo, diverso, emergente. Certo una cosa così semplice non ci renderà le eroine che salvano il mondo, saremo “solo” la massa critica che innesca il cambiamento.

Perciò si scava, in ciò che c’è, si sa e si conosce,e che spesso non si riconosce come qualità, se è banale non è qualità. Perciò oggi: nessun onore, nessun palco, nessuna home page, ma si va spulciare nel banale, ‘che alle volte il banale dice molto di più della home page di un giornale on line. Alle volte il banale cela in ciò che già facciamo e che non vediamo.

 Nessuno gli da peso, che tanto sociologia e pedagogia, sono discipline residuali e non sanno più raccontare a nessuno dei cambiamenti sottili che permeano la società, e degli insegnamenti che la attraversano. Il nostro privato e soggettivo, è banale. A meno di non darlo in pasto al tritarifiuti mediatico, che ce lo rende imbellettato, imbrillantinato, e reso funzionale al messaggio che i copy tv vogliono dare. Non noi, ma l’icona macchiettistica che ci rendono di noi stessi. E non è solo un problema da donne, quello della stereotipizzazione dei ruoli, dei personaggi, degli stili, ed è un problema serio. E qui cista bene dirlo, questa gravità viene segnalata potentemente dalle donne, che per sensibilità hanno colto prima il suo risultare lesivo e impoverente. Ma lo è non solo per le donne, è un impoverimento serio per tutti. A partire dagli utenti più fragili della tv, i bambini, i giovanissimi…

Così ciò che è interessante capire sta nel banale, in ciò che accade e nessuno vede:

*penso alle docenti di una scuola dedita, per necessità, all’integrazione multiculturale  che hanno una competenza altissima nell’insegnare le mille sfumature dell’italiano, credo assai più di un docente universitario, e sarebbe in grado di farlo meglio, e di insegnarlo a tanti;

*penso al mio vecchio cda di cooperativa, fatto fa 5 donne e 2 uomini, alle prese con l’avventura di governare i mille problemi dei soldi, dell’educazione, della relazione con i comuni e i tribunali, con le famiglie disagiate, cercando di conciliare economia, etica, solidarietà, e spirito di impresa rispettoso a partire dal proprio interno.

*penso ai nuovi progetti di lavoro, fatti di invenzioni e mediazioni, di genialità e fatiche, alle volte anche di competitività, che ben gestita diventa risorsa e non vincolo. Una tessitura di significati capace di tenere insieme anche le screpolature, di divergenze, i dubbi, le dissidenze.

*penso alla mia famiglia, in cui i ruoli uomo/donna (ho imparato a capirlo) sono in realtà assai più fluidi e funzionali alla realtà. Lui presidia l’alimentazione e la cura del cibo, io a quella della cose, ci correggiamo a vicenda, e ci commuoviamo a vicenda di noi stessi e di nostra figlia, di mia figlia grande, della nostra atipicità, della fatica di aver rinunciato ad alcune sicurezze del lavoro, per trovarne di diverse e capaci di ri_conciliarci con il posto in cui viviamo e con la scelta di essere una famiglia.

In tutto questo, e per me è prassi, so che ci sono sempre le donne, e gli uomini, capaci al di la del genere di progettare qualcosa di nuovo e diverso, spesso inconsapevolmente.

Nella mia esperienza oramai pluriennale di lavoro sento sempre il peso che hanno le donne, peso mai negato, mai evitato. Anzi tuttalpiù si vede la deriva del “se non le donne chi” di cui sopra, ma vedo che spesso le donne hanno imparato a delegare, a mollare la sindrome della perfettina cui tutte siamo sottomesse, alla deontologia che “se non ci fossi io”, innescando i processi di cambiamento e partecipazione, anche per maschi. E non è che tutti gli uomini stiano al palo, in attesa, alcuni si muovono e fanno la loro parte, innescando altri modelli di partecipazione.

Le donne che conosco e stimo, spesso sono già in parità, per questo mi viene tanto spontaneo pensare che dobbiamo solo affinare lo sguardo tra le rivendicazioni necessarie e tutte ancora da fare, e quanto già c’è ma deve essere applicato, attivato, reso fruibile. Ad occhio e croce, parte delle rivendicazioni sono gonfiate come specchietti mediatici, usate per creare un vociare confuso e che confonde, sono marketing mediatico e web.

Gli oggetti sostanziali di rivendicazione solo per le donne sono pochi, molti quelli che invece fanno parte di una rivendicazione che deve essere per donne e per uomini. Ma se è “cosa da donne”  e se sono “le cose delle donne” i soliti detrattori misogini, avranno solo buone carte per fare finta di nulla.

Dobbiamo solo parlare con gli uomini (non per gli uomini o degli uomini), e trovare i codici comuni, dobbiamo trattare le questioni di genere come questioni di generi e di diritti, selezionando con cura gli oggetti su cui impegnarci.

SE NON ORA ….: lasciamoci colpire da quello che già succede, e sta succedendo. Ora è già qui.

SE NON le donne … : se non lo faranno le donne  da sole, forse può andare bene  .. lo faranno le donne con gli uomini, sollecitati, questo si, a dire la loro parte nel cambiamento, nei nuovi bisogni di lavoro e di paternità, di istanze di coppia e di famiglia, legittimati a pensare che ci sono anche loro.

Insieme e lo hanno fatto i nostri nonni in guerra e nella resistenza, nelle lotte sindacali degli anni 60 e 70. E ora, la crisi economica, ci offre un nuovo scenario di resistenza. Stiamo uscendo a fatica dalle derive paludose del berlusconismo (e non solo, le caste non sono  la migliore espressione di governance degli ultimi anni), del peggio eletto a sistema, della squalificazione delle donne, (assurte a oggetto da sesso) e degli uomini (assurti a “ometti/inetti” da comperare), Per fortuna, lo ammettiamo tutti, che le donne si sono sentite dichiarare guerra da quel sistema, ma è evidente che la guerra era stata dichiarata anche agli uomini.

Quindi ci deve essere un impegno su temi comuni e specifici, con la capacità però di sapersi fermate ad osservare ed imparare dai modelli di sviluppo e azioni (buone prassi, lavoro, conciliazione, educazione, politica e attivismo, cultura e molto altro ancora), che già hanno cambiato ed innovato. Mi pare l’unica soluzione per evitare di intraprendere vecchie contestazioni, o impuntarsi in oggetti che non meritano tante energie e focalizzarsi sui cambiamenti. davvero necessari.

Mi sa che son stata troppo ecumenica, ma s’avvicina il solstizio, il natale, e la fase in cui le energie vanno raccolte …  questo è quel che mi veniva da dire.

Commossi e capace di correggerci vicendevolmente.

2 thoughts on “Se non le donne…

  1. Mi piaci molto ecumenica.

  2. santa subito!!! 😉

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