La figlia grande, per “grazia ricevuta” e’ in fase di uscita dalla media, e ci prepariamo tutti (con sollievo infinito) il commiato ai professori e all’esperienza come genitore e come rappresentante dei genitori.
Uscire da una esperienza deludente meriterebbe più di un post, che dia forma alla fatica, alla stranezza di una esperienza poco interessante … Anche se lei, la pargola 14enne, io spero, visto l’impegno nello studio, i risultati brillanti (“core de mamma” lasciatemi questa bieca e residuale soddisfazione) e le conquistate amicizie con i coetanei ne uscirà comunque formalmente “bene”… Certo non è solo quello che avrei voluto fosse la scuola … e io sono la “solita” mamma italiana …
Ecco il mio saluto ai prof …
“Ai gentili professori Classe XYZ
vorrei aggiungere un paio di pensieri a riconferma di quanto dicevo e al mio salutare questa esperienza di scuola media come madre e come rappresentante dei genitori.
Premettendo che non ho mai messo in dubbio le singole competenze tecniche dei singoli docenti, ne la mia “stima” nella scuola quale struttura fondativa della formazione di base dei nostri figli.
Ma mi addolora dovermene allontanare con una sensazione di una evidente reciproca frustrazione, quasi una sconfitta che tocca tutti noi genitori /rappresentanti, voi professori ed i ragazzi, se qualche sensazione passa da quella corazza (spero apparente) di lontananza e indifferenza.
Ci sono mille buone ragioni e anche la situazione di crisi economica, culturale, valoriale che tutto il “sistema Italia” sta attraversando, affatica un po’ tutti, singoli e istituzioni.
Gli stessi tagli alla scuola sono una offesa tanto verso di voi, che verso di noi, che verso le generazioni dei nostri figli che si vedono scippate di una qualità scolastica, che alcuni di noi conoscono, e che hanno attraversato ed apprezzato.
Mi addolora sapere che i ragazzi, non in quanto singoli, ma in quanto gruppo classe sfuggiranno alla scuola media, con la sensazione di “felice” fuoriuscita, ma anche con il vissuto di una esperienza pallida e svalutata, in cui la stima reciproca e l’autostima di tutti ne escono malconce.
Ho ricordo di mia figlia che tornava dalle elementari con gli occhi brillanti e mi raccontava con fierezza cosa le aveva detto la maestra, e la stima per quella maestra le aveva raccontato qualcosa di nuovo, che io non sapevo, e che lei reputava nuovo e importante.
Per me questa è la scuola.
Sapere che le mie figli imparano qualcosa di nuovo ed importante che esula dal mio sapere, dalla loro cultura familiare, e che comporta sempre un qualche stupore.
L’incontro tra scuola, ragazzi, e famiglie si è tenuto tra distanze siderali, con la involontaria complicità di tutti, ognuno troppo preso dalle sue problematiche. Non si è innescato un processo virtuoso che avrebbe forse portato magari non al raggiungimento di votazioni più alte, o a una classe più tranquilla, ma alla scoperta rinnovata che a scuola si può “imparare”, non solo “contro”, non unicamente per dovere, ma anche per curiosità, stima e fiducia nei docenti, per voglia di scoprire la “ricchezza” che sta nella testa di ognuno. Alunni, bidelli, professori, genitori…..
Mi rattrista temere, e spero di avere torto, che questo non abbia insegnato una “cosa” ai nostri ragazzi: la fiducia. Fiducia nelle strutture pedagogiche, nella scuola, nei genitori, negli adulti e soprattutto nella loro capacità e responsabilità di incontrarsi e trovare soluzioni, tutte quelle necessarie a risignificare il sapere condiviso; e anche di aver offerto la possibilità di imparare e insegnare, di insegnare imparando, del dialogo autentico e chiarificatore, della capacità di accogliere uniti, e come adulti, le sfide educative di generazioni sempre nuove, e sempre portatrici di nuove domande.
Ma forse i ragazzi, e ci sta nel novero delle possibilità, invece sapranno anzi usare l’esperienza come trampolino di lancio, in modo accorto e intelligente; perché le loro sfide future saranno più dure di quelle che abbiamo attraversato noi rispetto al mondo del lavoro, dovranno affrontare un mondo più scomposto e scoordinato, meno certo. “
5 aprile 2012 alle 13:57
l’amarezza di questa madre per il metodo formativo che la scuola gestisce per orientare i ragazzi nella vita è condivisibile perchè trattasi di una realtà molto duffusa.Innanzitutto vi è un po dapertutto un gioco frustrante degli aspiranti insegnanti che chiedono la manipolazione nelle graduatorie :(accade a Napoli) e non si sa mai quale sia la preparazione professionale dell’educatore I valori della società,quelli che possono essere ritenuti fondanti di un vivere civile con rispetto della società sono notevolmente devalorizzati con grave rischio per la coesione sociale .Sono timori che affiorano,anche se d’altra parte emergono CON FORZA esperienze diverse cioè formative,appassionate di insegnati che si dedicano a far crescere i propri alunni,per cui il rapporto triangolare scuola,ragazzi famiglie non è COMPLETAMENTE DECEDUTO.
6 aprile 2012 alle 13:09
speriamolo