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Elisabetta, Ada, e il tempo dello scrivere

1 Commento

Elisabetta Setnikar si descrive così:

“Un marito, tre figli adolescenti, due cani. Cosa può fare una cinquantenne casalinga milanese per sfuggire ai pomeriggi di tè con le amiche o alle partite di burraco, se non scrivere ? E così, da una frase a un pensiero, da una mail a un articolo, è arrivata a scrivere libri.”

(scrive anche su news.liberoreporter.ue)

Elisabetta, l’ho conosciuta di recente, quando con una collega abbiamo preparato una serata dedicata alle maternità. Volevamo soffermarci, in una serata, a raccontare e pensare a come l’essere madri non risponda ad una unica iconografia, una unica forma, come se la maternità non sia solo un fatto di pancia e di parto, ma una espressione di ciò che le donne sono e non sono, possono essere e non essere, in virtù di quella possibilità di essere madri, di essere educate a diventarlo, anche quando scelgono di non fare un figlio, o non possono, o lo adottano, o decidono che la maternità si esterna in un lavoro o nella cura di un giardino, o nella possibilità di scrivere libri, di fare crescere un progetto …

Ecco che in tale gamma di possibilità, Elisabetta, si è stagliata dallo sfondo come una donna imprevedibilmente tradizionale, “strana” per me, che, di donne che hanno fatto la scelta consapevole di essere casalinghe e madri, ne conosco ben poche. Almeno nella mia generazione, le mia amiche, siamo tutte donne che lavorano, e che hanno espresso o voluto esprimere se stesse nella dimensione professionale …. 

Lei è apparsa nel suo essere modernissima ma anche una donna che rivendica la sua maternità, la sua scelta, la sua battaglia con forza ed energia; una mamma combattente per i suoi figli, una madre che si identifica con se stessa e la sua scelta, con una determinazione e sicurezza notevoli. Quasi senza paura e sbavature, che scompaiono quando si racconta nel suo fare quotidiano, ci si batte se è per i figli, per la famiglia …

Di colpo, ed è ciò che mi intriga, il mondo familiare si schiude alla scrittura, al testo, alla narrazione, ancora familiare (Ada è la storia di sua nonna) ancora vicino, ma già qui si fa voce pubblica, ecco come incrocio Elisabetta, e la “incontro”.

Aggiungo solo che la voce pubblica, a partire da (noi) delle blogger, delle donne, del lavoro, fanno parte della mia idea di buone prassi che con #donnexdonne ho tentato di introdurre, esplorando l’idea di alleanze al femminile, trasversali, e capaci di lasciare più segni in un mondo spesso colorato al maschile. Non è un paradosso che una delle voci che voglio ascoltare, è proprio quella di una madre “tradizionale”, anche capace di sganciarsi dal suo saper per esplorare nuovi concetti ….

Intervista:

D. sembra che tu ti muova tra modernità e tradizione, tra una vita da casalinga e un impulso a scrivere. che significato ha questo muoversi su queste due coordinate …

R. Non”sembra” che io mi muova, lo faccio davvero e il significato è da ricercasi nelle cose in cui credo. Credo nei valori dell’amore, della famiglia, del matrimonio, della cultura che sono le mie radici nella tradizione. Allo stesso tempo, però, sono molto curiosa e critica quindi la modernità mi attira come un orizzonte nuovo e a disposizione di chi lo voglia esplorare. Io lo faccio. Non rinnego da dove vengo, ma mi piace stare al passo con e nel tempo in cui vivo e conoscere tutto il nuovo che mi viene offerto. Credo che tra modernità e tradizione ci possa e debba essere  una sana e stimolante convivenza. Lo stesso trovo valga per la mia posizione di casalinga e scrittrice dilettante.

Il ruolo di moglie, madre e casalinga, come tutti i ruoli che la vita ci fa offre  deve mutare come tutto cambia intorno a noi. Trovare diletto e piacere nella scrittura è stata l’evoluzione del mio essere casalinga. Quando i figli crescono e la famiglia cambia e con lei mutano le necessità anche il ruolo di casalinga deve cambiare. Sono cambiata. Ho trovato un modo di non fossilizzarmi in quello che ero stata e andare avanti in una veste nuova e altrettanto soddisfacente come quella passata e che mi permettesse  in ogni caso di essere sempre presente e vigilie sul ” fronte casa ” dove credo non si debba mai abbassare la guardia finché i figli non siano ancora completamente autonomi.

D. In una occasioni parlavi delle battaglie che hai fatto per  figli, e mi ha colpito la forza interiore che ti portavi dietro, che radici ha, come l’hai imparata, e da chi?

R. Non so se io ho una particolare forza interiore, piuttosto credo di avere la forza interiore che viene a tutte le mamme che hanno avuto problemi con i figli. Questa ha radici nelle difficoltà da superare per forza, senza concedersi mai tregua finché il problema non sparisce. Non so se si impari o si assorba inconsciamente da chi ci ha cresciuto; quello che so di certo è che grazie alle difficoltà sono diventata una leonessa nei confronti dei miei figli e dei loro problemi ormai superati per fortuna. I miei ragazzi sono stati una grande iniezione di autostima per me.

D. In cosa ti senti tradizionale, madre tradizionale/casalinga? e cosa ti rappresenta nella modernità.

R. Credo di aver già risposto..

Mi sento una madre tradizionale in tutto; dall’ essermi sposata in bianco, al tipo di rapporto che ho con mio marito, dalle torte di mele ecc.. La modernità…mi rappresenta nell’analizzare e nel cercare di capire, senza rinnegare i miei valori,  tutti i cambiamenti che avvengono così  rapidamente oggi più di ogni altra epoca passata. Ancorarsi a valori ritenuti validi,  senza osare il confronto è debolezza e occasioni mancate di crescita e arricchimento.

D. Perchè raccontare la storia di Ada? cosa significa per te? Cosa può insegnare a chi lo legge?

R. Raccontare Ada è stata una casualità, una delle più belle casualità che la vita mi ha offerto. Volevo scrivere la biografia di un caro amico giornalista e scrittore. Per farlo in modo originale mi ero messa a cercare delle possibili domande da fargli che lo facessero conoscere in modo insolito. Una delle prime domande possibili che mi vennero in mente recitava così “quel’è il tuo ricordo più vecchio, il primo ricordo che hai di te stesso?”

Per gioco incomincia a scrivere quello che avrei risposto io se fosse stata rivolta a me e per circa 200 pagine non mi sono più fermata e così è nata” Ada”

D. C osa pensi di raccontare nel tuo nuovo libro, e in che modo ti rappresenta?

Nel mio nuovo libro parlo di maternità. Parlo delle gioie e delle paure che  una mamma appena nata, cioè di quello che si può provare nei primi momenti a casa da sole con il proprio bimbo anche lui appena nato.

E’ un momento meraviglioso che va affrontato con grande serenità e pace, ma che può anche a far paura. Insomma un periodo che è può essere paragonato al passaggio su  un ponte tibetano…non si vuole tornare indietro, ma si ha il terrore ad andare avanti e ci vuole solo qualcuno che dall’altra parte del ponte ti dica che ce la puoi fare sicuramente.

Ritengo che proprio in quei primi momenti sia importante trovare tutta sé stessa, le proprie doti e il proprio coraggio nella continua ricerca di un nuovo ed entusiasmante equilibrio tra quelle che si era e si è diventate, il proprio compagno e il nuovo esserino.

Mi rappresenta nel ricordo di ciò che ho vissuto io, nel fatto che non sono un medico, un addetto ai lavori insomma, ma solo una mamma che ha messo a disposizione la sua esperienza per chi ha voglia di avere un po’ di comprensiva compagnia silenziosa in quei primi giorni.

One thought on “Elisabetta, Ada, e il tempo dello scrivere

  1. Che bello! grazie per questa bella intervista che mette in luce un punto fondamentale per le donne, oggi. Non importa quale scelta si faccia (anche se a volte parlare di scelta è già un traguardo). Essere donne inserite nel mondo del lavoro o dedicarsi solo alla famiglia o ancora cercare di essere entrambe le cose. La questione veramente importante è sentirsi a proprio agio in quello che si fa. Sentirsi appagate e stimolate e avere stima di se. E’ una condizione che personalmente ho faticato a raggiungere ed attiene alla capacità di avere chiaro in mente cosa si vuole (o vorrebbe). Leggerò volentieri Elisabetta Setnikar.
    Ciao a presto.

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