Si parte con quelle faccende di una delle tre gatte, con cui condividiamo la casa, che è intollerante ad una serie di cose, e tende a non gradire l’abituale cibo per gatti.
Così si vanno ad esplorare le potenzialità offerte dal marcato alimentare felino. Così si osservano le buste di cibo che hanno un aspetto di contenere qualcosa di simile a quanto scritto sulla confezione: “pesce”, e una volta aperte confermano pienamente quanto dichiarano. La gatta apprezza. Ma il costo è improponibile, a meno di far patire di fame alle famiglia, infatti le 2/3 buste giornaliere a 1 euro per tre gatte (vuoi discriminare?) per un anno fanno …. 3250 €.
Così si passa al famoso secco. Si va al negozietto di animali della signora tanto carina, che vende cibo naturale e non testato su animali, che anche un pò antiallergico. Più costa e meno causa allergie. (Prendete nota) Una prende tutto per buono. In fondo la gatta deve pur mangiare e si cerca una sorta di compromesso tra qualità e costo.
Poi si torna a casa con un tarlo nel cervello, ma quando mai il cibo (pollo, manzo, pesce, agnello, riso, verdure) va testato su animali? Ma quando mai io faccio assaggiare il pomodoro appena colto, al vicino di casa? Putacaso gli venga il mal di pancia, io sto al sicuro e gli faccio fare la cavia umana.
Com’è questa faccenda che il cibo per animali va testato, con cosa lo fanno? Se lo fai con cibo normale, il cibo non si testa. E non si testa con gli animali … o no?
Il che apre molte domande sull’industria alimentare, per gatti, cani e umani…
10 agosto 2012 alle 19:50
già…c’è molto marcio; non so se serve ma ti lascio un link in cui trovare cibi non testati e sapere quali testano(spesso quelli più “famosi” lo fanno..e non dico altro)…un abbraccio.
http://www.consumoconsapevole.org/pet_food_e_vivisezione.html
10 agosto 2012 alle 19:54
Comunque è una cosa completamente assurda! :((