E’ ricorsivo.
Nelle bacheche Facebook una tesi impera. Non solo, è di oggi anche in una mail giuntami, a buttar benzina sul fuoco.
Gli italiani sono un popolo di fuchi, di invertebrati che non vanno in piazza a protestare (come i piu’ bravi compagni di classe spagnoli ed greci); ma fanno folla, massa critica, popolo, piazza solo per andare a comperare l’iphone.
Iphone oggetto peccaminoso capace di ledere, evidentemente ogni congnizione.
Iphone versus primavera rivoluzionaria e mancata (o autunno non caldo)
Eppure …
http://www.elmundo.es/elmundo/2012/09/28/navegante/1348791513.html
http://economia.elpais.com/economia/2012/09/28/agencias/1348792636_273974.html
Va da se che anche i più vigorosi spagnoli (politicamente) sono attratti dal seduttore tecnologico, lo si comprende dagli articoli.
Perciò sembrerebbe poco efficace trattare la questione sulla dicotomia: o piazza o Iphone.
Semmai la questione iphone va trattata altrimenti, assieme alle domande inquietanti sulla delocalizzazione del lavoro e lo sfuttamento, che anche stavolta tale prassi (ahinoi) non e’ stata inventata da Steve Jobs.
CosÌ, troverei appena un po’ più sensato tentare capire cosa impedisca agli italiani di accettare le vittimizzazioni dei vari sallusti e le esternazioni urlate dei vari renzi o dei grillo, la camice fluorescenti di formigoni e le polverini con la corte di individui loschi. E cosa ci inibisca davanti a tutta quella genia di giornalisti spazzatura e di politici corrotti fino all’osso, che occhieggiano dai giornali.
Cosa ci vieta dI stracciare i giornali, di evitare i congressi.
Ci “cibiamo” di cialtroni.
Cosa ci impedisce di andare in piazza, di reagire?
Non l’iphone, dai. Non siamo credibili ad affermarlo.
Ammettiamolo il marciume (peri e post) berlusconialo, arriva ben prima del primo iphone.1994, se non erro. E quanto segue non è “colpa” delle seduzioni di Cupertino.
Abbiamo ormai tutti una endemica fatica a bilanciare i costi e consumi, a fare selezione, c’è una classe di persone che non hanno problemi economici del tutto inconsapevole (o menefreghista) della crisi, c’è una politica sguattera e serva di se stessa, e un tessuto socioculturale smagliato.
Quella va indicato, la crisi di senso collettiva. Per l’iphone e gli status simbol tutto il mondo è paese, e la loro sopravvalutazione simbolica fuorvia il nostro pensiero …
Non e’ un telefono che ci tiene lontano dalle piazze… Proviamo davvero a capire cos’e’???
3 ottobre 2012 alle 08:17
abbiamo un modo diverso di reagire rispetto a greci e spagnoli.Le urla,le piazze affollate,i corteioceanicioggi quale possibilità potrebbero avere nello spaventare la politica sguattera?Purtroppo il nostro paese è senza ossatura sociale inesistente al tempo di tangentopoli,inesistente nel ventennio berlusconiano che ci ha definito coglioni e tale definizione è diventato nostro vero simbolo.Non è vittimismo ma un realismo sociale in cui personaggi di alta politica e di importanti istituzioni sfidano il senso comune del benessere sociale,fondativo di un paese.,mostrando un’arroganza che è nella politica trasformatasi oramai “felicemente” in un antipolitca di lungo corso.L’unica risposta a questa sodomagomorria,termini usati solo come simbolo di un nuovo futuro che forse ci triverà quali schiavi della nostra incultura sociale,sono le elezioni,che purtroppo alle stato attuale, per colpa di tuttii partiti sono una chiaccherata dei partiti stessi.Il buon senso può solo provenire dai cittadini,oggi sudditi,che valuteranno con attensione il diritto di voto distorto a finalità di dominio di lobbi politiche
4 ottobre 2012 alle 08:56
E hai ragione. Tristemente ragione, Alfredo.
Grazie