In Corsica, in bici, mi ci ha portata il moroso del tempo, lo stesso che convinto dal lavoro che facevo, mi aveva portato ad arrampicare: “Tu sei una psicomotricista quindi puoi arrampicare”.
Assiomatico, no?
Forse no.
Ma aveva ragione lui, avevo arrampicato, la prima volta sul calcare ligure, vivendo una delle più straordinarie esperienze della vita.
Incollata come una statuina sul duomo di Milano, sulla parete, faccia a faccia con la (mia) paura vera e pulita.
Aver paura e aver coraggio è diventata quella sensazione lì, netta e precisissima, con quell’odore del corpo e la scoperta di chi sei o chi potresti essere.
Dopo il calcare ne era conseguita la vacanza in Corsica in bici, partendo senza preparazione alcuna, nemmeno fosse l’Olanda.
Che é notoriamente piatta.
La Corsica no, è tutta monti. Soprattutto se la prendi partendo da Bastia e la percorri verso “il dito” e poi oltre verso lìil cuore ombroso della Castagniccia.
10 giorni su ruote! Abbronzatura da ciclista, gambe nere davanti e pallide dietro, i quadricipiti come Tyson.
Ma ce l’ho fatta. Probabilmente sempre per via della psicomotricità …
E anche qui, con il senno di poi, aveva ragione lui.
All’inizio ero furibonda.
Tutta quella fatica, per cosa? Per la sete, i muscoli sfiniti, la fame tra un paesino e l’altro.
Le scorte di cibo risicate, e il campeggiare sotto le stelle, l’assenza di docce e comfort.
Ah gia’ le stelle.
L’ultima notte con aghi di pino abbiamo fatto un enorme nido, morbido e odoroso di resina. E guardato la luna, sorgere dal crinale, assieme al cielo stellato.
Sotto i castagni ho letto Castaneda, senza sapere che anche il mio viaggio sarebbe stato di consapevolezza.
L’entrata nella castagniccia, un tuffo incredibile nel verde dei castagni, è stato preceduto dal viaggio in una terra desolata e fumigante dall’ incendio dei giorni precedenti.
Una notte stanchissimi abbiamo dormito sulla sabbia soffice e quella seguente sotto una croce, svegliati all’alba dal raglio degli asini e dai grugniti dei maiali selvatici. Roba da incubo!
Ho iniziato a parlare finalmente in francese, superando la timidezza, non appena siamo entrati a Corte, ovviamente nel posto meno indicato. Un vecchietto, mentre ci dissetavamo alla fontana, mi ha dolcementa redarguita. In francese no, non si parla! Si parla in italiano!!
Si dice buon giorno e non bonjour”!!
E poi siamo stati accolti come “fratelli” italiani.
Un tenerissimo vitellino, che volevo avvicinare, (un realta’ un torello) ha preso il mio zaino rosso per una muleta, e ovviamente ho sperimentato il piacere di una partenza a velocità imprevedibile ..
Cos’altro!? Almeno altri 19 post servirebbero raccontare per quella vacanza, meravigliosa, irritante e viva.
Attimo per attimo, sudore dopo sudore, muscolo dopo muscolo.
Grazie a chi, oggi, ha aggiunto sapore e nitidezza a questo ricordo.
2 aprile 2014 alle 14:31
Bello..mi è piaciuto il tuo “viaggio” e me ne ha ricordato uno mio. A piedi sulla “via del sale”…chissà magari ne scriverò.
2 aprile 2014 alle 20:02
Oggi mi hanno regalato belle sensazioni che mi hanno ricordato quel viaggio. Contagio virtuoso! 🙂