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“Ai miei tempi” e il tempo nel web

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Fortunatamente non sono ancora giunta all’età in cui senta opportuno rammaricarmi del fatto che il tempo della mia gioventù fosse insindacabilmente migliore di questo mio tempo.

Non che non veda i segni della crisi del tempo, ma so che a 16, 24, 32 anni ero troppo ora giovane, ora troppo affaccendata in altre cose della vita per chiedermi se ci fosse un tempo migliore.

Eppure adulti, come me, già segnalano come questo sia un tempo peggiore; hanno in parte ragione, son tempi strani, per quanto sembra che ne abbiano maggior ragione o diritto gli anziani, come lo faceva una battagliera signora ottantenne, incontrata ieri.

“Una volta c’era meno cattiveria, e la gente si aiutava” diceva, dimenticando che l’età dell’oro, bella nei ricordi, era anche quella della barbarie nazifascista.
Insomma l’età imbellisce qualche ricordo e modifica la narrazione.

L’età giovane, quella in cui si vive giovani o da giovani, non ha ancora misure di paragone o giudizio, in cui non servono i bilanci.
Ecco … Il web mi sembra di quella età senza giudizio storico e definitivo, della sperimentazione e di qualche esperienza sedimentata, ma per la quale occorre fare e imparare, imparare a vedere e poi dire “era meglio/peggio ai miei tempi”.

O forse sarà che sento ancora e profondamente mio questo tempo, web annesso e “connesso”.

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