La figlia piccola è una attenta osservatrice delle strade che percorriamo per andare a scuola o a far la spesa, quando non gioca, chiede, curiosa, spiega.
Da un pò di tempo in qua, mi indica gli autovelox e si raccomanda di rallentare. Oggi ne abbiamo visto uno quando era troppo tardi, e di fronte alle mie imprecazioni 😁😳, si è detta preoccupata. Le ho spiegato che al limite mi sarebbe arrivata la multa.
“Ma non è giusto, loro hanno tanti soldi e noi pochi” ha detto.
Le ho spiegato che le multe si pagano, se si sbaglia.
Avrei dovuto spiegarle che le persone civili pagano le multe, ma molti altri disinvoltamente tendono a fregare tutto e tutti.
Intanto facevo la gimkana su strade ridotte a sequenze infinite di buche, e pensavo ai comuni che fanno cassa a suon di autovelox.
Pensavo ai soldi che mancano per i servizi basilari, e alla fortuna che ritengo di avere nel lavorare nel sociale, dove mancano i soldi e quindi anche molte delle tentazioni di evadere le tasse, e al fatto che dipendo da uno stipendio (striminzito nonostante i 26 anni di onorata professione educativa) e le tasse le prelevano a monte.
In fondo la sostenibilità e l’etica e la cura, quaggiù tra l’umanità a rischio e dolente, sono merce di scambio tutt’altro che rara, sono “cose” cui è necessario pensare e maneggiare.
Per fortuna.
Ma che fastidio mi da l’idea che in questo paesello italico, a tanti faccia piacere dimenticarsi del debito di cura e attenzione che ci dobbiamo offrire reciprocamente, con equità e senza inganni.
Un paese da furbetti.
Roba triste.