Fatto sta che casualmente uno dei due grembiulini destinati alla scuola dell’infanzia è arancione e non rosa.
Altri dettagli non pervenuti. 🙂
Il nostro tempo ora è il vostro ….
E’ quello che ieri hanno lasciato i “nostri” ragazzi:Â un testimone, per i loro compagni di seconda e prima media (ora scuola secondaria di primo grado), offerto con ironia e leggerezza.
E poi tutti a piangere, insieme, maschi e femmine, abbracciati e arrossati, una commozione che si è propagata anche ai più piccoli, che invece si vedranno solo tra un pugno di mesi.
E poi un spettacolo bello e ben fatto, tra balli e musica, accompagnati dal un prof munito di un enorme sax baritono. Loro, i ragazzi ora con le voci ora con i flauti dolci a ripercorrere le strade dei musical, alcuni appartenenti alla mia adolescenza o giovinezza Jesus Christ Superstar, Grease, Fame …. Continua a leggere →
Una bella giornata trascorsa in università , ad un convegno, uno dei lussi di chi ha molto tempo e ancora si dispone ad imparare per poter lavorare.
Eternamente precaria, ma nella libera professione.
Non importa, sono tornata elettrizzata come una ragazza, con i neuroni lustri e sfavillanti; e nemmeno forse importa che a 48 anni non si faccia.
E non riesco ad immaginare me stessa nelle vesti di  quelle docenti belle, ed eleganti, capaci di pensare il pensiero, di offrire stralci e squarci di pensieri che ci introducono ai mondi, al possibile, al pedagogico che è anche politico e culturale, ed etico e quotidiano; in bilico perfetto tra teoria disincarnata e prassi che si fa viva nel pensiero. Io sarò sempre una donna di pasta grezza tra pensiero che si fa corpo e corpo che si fa pensiero,  parole che si fanno bit, e pensieri in forma digitale, ma che tengono il contatto con il corpo e la sua irriducibile complessità . Confusamente. Sarò e sono anche una blogger, se sono riuscita a capire ciò che rappresenta questo nome.
E perciò esser me stessa non è grave, oggi.
Dei meriti e delle criticità più tecniche ne proverò a scrivere nei blog pedagogici (famiglia a strati e ponti e derive) ma lì, in università , io ho portato a anche la me stessa- pontitibetani blogger – “ritrovandomi” nelle parole di Claudia de Lillo, meglio nota come Elasti, e di un paio di altri esploratori del web e dei media.
Il tema era la famiglia, ma la famiglia nei media e nei social media diventa anche attraversamento, smodellizazzione, confronto, dialogo, mondi, ricostituzione di nuovi modelli,  caleidoscopio di mondi e forme, ridisegno dell’autorevolezza, passaggio culturale, autorità contestuale e non antecedente, categorie meno dense, restituzione di un nuovo luogo delle famiglia spaesata che trova nuove appartenenze, complessità , ambivalenza e co-costruzione. Tutte categorie che legittimano la necessità di capire sia lo spaesamento di tutti, che le strutture della modernità , per diventarne fruitori, utenti competenti alle scelte, non solo vittime nella dipendenza acritica o nella negazione assoluta.
Certo il mondo accademico ha esibito qualche resistenza, ma anche ed insieme ha condotto analisi e metanalisi di ampio respiro. Restituendo un incontro suggestivo tra cultura alta e cultura pop, ad occhio e croce una salto in avanti epocale.
Una necessità basilare tra chi lavora nella comunicazione e chi comunica per educare.