Ed ecco trovata la pergola di uva americana che sta, oramai dimenticata, lungo l’argine, tra baracche in disuso.
Si cercano grappoli, maturi e dolci, destinati alla marmellata.
La mattina e’ tarda, un’aria sottile fa stormire le foglie.

Un suono strano e irregolare, quasi alieno. Come se gli alberi parlassero con voce stonata.
Son le foglie, oramai inscheletrite dal passaggio della processionaria, si esprimono in modo estraneo.

Tutto il pioppeto attorno e’ ridotto a una lunga serie di involucri svuotati e ingrigiti, e la lunga estate rovente ha reso tutto polveroso.
Solo il bambu’ sopravvive alle insidie dei bruchi.
Una piccola biscia sta ingoiando una piccola lucertola, che ancora scuote la coda, ma è subito chiaro che è improbabile salvare la poveretta.
Si deve distogliere lo sguardo, tra ribrezzo e dispiacere.
La pergola offre ancora una ricca ombra, riparo e ristoro, ma le processionarie, cadono al suolo, ogni volta che si scuote, seppure lievemente una fronda o un grappolo.

Anche le cimici, insetti notoriamente altrettanto improbabili e instabili, cadono a terra ad ogni sfiorar di grappolo.
Una sorta di pioggia ronzante, fatta di insetti, cade a terra e trasforma il suolo, in un tappeto vibrante

I segni del passaggio umano cominciano a sfumarsi, mentre le piante rioccupano la loro terra.
Un suono persistente e costante, oltrepassa il ronzio di api e vespe ubriacate e attratte dalla dolcezza dell’uva. Sono le mandibole delle processionarie che triturano le foglie.
Ammettiamo la natura non è poi così new age, talvolta diventa inquietante, perfino un pò gotica.
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