Ma non parlo della manifestazione.
Ci sarò e ci sono alla scuola media della figlia grande.
Anche se siamo solo io e la mamma di X., rappresentanti di classe sparutissima avanguardia dei genitori, che pensano che fare i genitori sia un problema strettamente individuale (genitori che tal volta, con un poco di fortuna, pensano che sia un problema genitoriale, altre volte trasformano il proprio ruolo una indifferenziata “faccenda di famiglia”) …
Invece e’ anche uno straordinario problema collettivo.
Tanto più quando i genitori hanno figli che entrano in un mondo sociale e pubblico: la scuola.
E allora ci siamo state per avere una aula appena più grande, pulita e con un pavimento nuovo.
Ci siamo state accanto alla mamma del solito ragazzino vivace, a parlare di sospensioni, di vuoti educativi, di strumenti di supporto che mancano.
Siamo i genitori che restituiscono alla scuola, senza dubbio infastidendola e interrogandola con domande e dubbi, il senso delle scelte che fanno, del fallimento generato dalla dispersione scolastica, dalla mancanza di in progetto che non sia in termini di didattica. Perché la vita contiene anche la didattica, ma non solo, e il diritto allo studionon e’ un concetto astratto.
In fondo, visto il profitto scolatico di mia figlia, la sua capacita’ di concentrazione, e di studiare in autonomia, potrei anche disinteressarmene e autopensionarmi da alcune responsabilità di ruolo.
Eppure credo che la scuola sia un bene collettivo e comune da tutelare, nelle sue parti spicciole e pratiche, nell’incontro tra famiglia-docenti, nelle differenze di opinioni, nella dimostrazione pratica (per i figli propri e altrui) che attorno a loro resta e regge una rete di sostegno alla crescita, non necessariamente visibile, ma presente.
Non e’ molto (lo ammetto) ed e’ frustrante l’assenza di strumenti – per lo studio – di una piccola scuola … Ma la scommessa e’ non lasciare vincere la solitudine e l’apatia….