La signora XX era la madre di un ragazzo disabile, conosciuta mille anni fa. Persona molto intelligente, sensata, ironica e capace di grandi ricchezze umane.
Era, e penso che lo sia ancora, una donna esuberante e coraggiosa. Si era rifatta il seno, e lo diceva con la fierezza di una che l’inferno lo ha passato davvero (un tumore al seno), come di una rivincita della sua femminilità mai arresa. Che dire?
Non si tratta di avercela con le donne rifatte, ma di donne che sembrano aver perso con il senso profondo e la capacità critica, di se. Senso perso in una operazione (o più) chiurgica o estetica che annulla l’espressività, riducendo la bellezza ad una maschera informe e quasi grottesca, ad una mummia femminile.
Non vorrei più vedere queste cose, eppure comprendo la necessità femminile di non perdere la propria natura femminile.
Ma è solo l’estraneazione estetica che ci mantiene donne?
Si torna il post precedente, con la domanda inesausta di non farci scippare il corpo, e stante l’interconnesione psiche-soma che ci rende unità … possiamo autorizzare gli altri a toglierci la nostra essenza??
Mi sono chiesta se questo post andasse infilato nel blog pedagogico http//:pontiederive.wordpress.com o in quello di progetti guerrieri, più psicologicamente orientato grazie alla mia competenza della mia blogger-socia. Ma ho capito che era una mia paranoia così mi trovo a cacciarlo qui. A disagio tra le riflessioni estive e leggere, e non tanto approfondite.
Vi dico da dove parto, un programma di case su un canale monotematico satellitare.
Una casa bellissima, in Africa, di proprietà di una tipa piuttosto bella, che spiega la genesi, l’epica, la psicologia della sua casa in Africa. Piccola perché di soli 200 mq…
Ma la casa e’ davvero bella, patinata, bianca e prefetta.
Guardo la tipa, perplessa, ma non capisco cosa non funziona, i padroni di case, in questi provammi, sono fruibili, umani, le cAse sanno di vita, di fragilità amore entusiasmo progetti intenzione!
Qua’ c’è troppo bianco, troppo bello!
Ok! Guardo la comunicazione non verbale della tipa, qualche nozione qui e la’, per lavoro me la sono data…
Brava, buca l’obbiettivo, sorride, duetta e civetta con la telecamera, mostra costantemente che e’ bella, che si piace e si fa vedere, tocca i capelli, se li riassetta, sorride ancora. Anche quando parla delle scelte più personali della casa, lo sguardo non dimentica mai la telecamera, non si abbassa e mai schermisce.
(si scopre alla fine che il suo lavoro e’ la modella, il che giustifica la libertà davanti ad un obiettivo).
Tanti gesti, illusioni e magie delle mani, confondono e non comunicano l’entusiasmo delle voce curata ed educata, eccedono a ripetersi.
La tipa sembra alla fine bella e bianca come la sua casa, destinata a piacere per forza, curata, patinata come da rivista.
Ogni oggetto e’ curato e scelto. Mostrato al suo meglio.
Lei e’ un oggetto, come la casa.
Studiate, affascinanti, senza sbavature, dubbi, imprecisioni.
Estetica pura, senza anima.
Noi egocentrici di risulta, narcisisti riottosi, pasticcioni del look, del glamour e della casa, abituati al dictat del vedere il vuoto, un po’ ci sentiamo smarriti.Siamo vittime e complici di un vedere scatole vuote, e splendidi esempi di packaging, ci facciamo sedurre e poi alla fine scombiniamo il bello fuori che avevamo costruito ad arte. E se la natura ci ha dotati di alcune fragilità narcisistiche ci facciamo limare dalla vita e dalle rughe, per non perderci davvero.
Ma degli egocentrici vediamo anche le sbavature,
di vuoto.
Case e cose di immagine che non mostrano l’anima.
Ben brutte, alla fine.
Una mia docente, di psicologia della comunicazione non verbale, ci mise davanti questo monito… “gli egocentrici muoiono soli”. Non ne capivo il senso, fino a che pensavo alla solitudine come un dato esistenziale della vita, non solo della morte.
Quella tipa, dalla bella casa in Africa, mi ha ridato la misura di quel morire, soli, giorno per giorno.
Vuoti perché l’anima di se e delle cose se la son giocata per mostrare il bello della propria parte esterna.
Senza davvero mai sapere che invece mostrano solo il vuoto!
Alla fine roba ben triste!
Quel narcismo mortifero diventa greve e grottesco quando indossato da certi uomini di potere, e infinitamente triste se indossato da una donna.
Resta un dannato buco nero, che osservi impotente nel cuore di una persona.
(chi è Monica Simionato: “donna, mamma, psicologa ad orientamento sistemico-relazionale. L’incontro con l’educazione l’ha ulteriormente spinta a meticciare e condividere equilibri ed equilibrismi che aiutino a crescere e a far crescere”)
… _ …
Ricordate la pubblicità di quella marca per bambini che NON nominerò, ma che fa giochi, vestiti, passeggini….insomma proprio quella, quella che fa pagare una cifra i giochi che fa produrre in Cina…ecco sì, mi pare proprio quella. Qualche anno fa ha fatto una pubblicità di un passeggino che ritraeva una mamma che si apprestava ad iniziare la sua giornata tra passeggini, pannolini e bebè con una danza maori (haka). Mica con un caffè, un thè, il passaggio dal parrucchiere (come in altre pubblicità per vendere biscotti per la colazione…), né con una mega dose di pappa reale…no, iniziava con una danza rituale e propiziatoria anche piuttosto antica. Come dire il ritratto di una guerriera nella quotidianità.
Quell’immagine mi ha accompagnata abbastanza, anche perché il mio essere mamma è iniziato più o meno nello stesso periodo in cui davano lo spot. Ma cosa è passato? Non certo l’aspetto esteriore né l’esibizione in sé…credo, piuttosto, si tratti di qualcosa che, seppur edulcorato dal linguaggio pubblicitario, riguardi e rimandi ad altro. Il nome del passeggino non lo ricordo, ma la danza maori sì…ma cos’è un “haka”? E’ un rituale, una complessa danza comunicativa che rimanda allo spirito guerriero. E’ un modo per caricarsi e per impressionare, è disciplinata ma anche emozionale. Da Wikipedia: “È, al suo meglio, un messaggio dell’anima espresso attraverso le parole e gli atteggiamenti.”
Mmmm.. il guerriero, anzi, in questo caso la guerriera, usa tutto il corpo (occhi, mani, piedi, testa, bacino, voce..) e, insieme, l’anima…interessante.
Qui emerge una grande differenza tra essere soldato e guerriero. Il soldato si arruola in una gerarchia, in un certo senso si fonde nel “corpo” dell’arma che rappresenta, il guerriero no, rimane un individuo: è richiesta l’anima, inizia un percorso di crescita. In questo viaggio le armi vengono utilizzate principalmente per combattere le parti immature di se stessi e il frutto che si conquista sono le virtù personali, tra cui la consapevolezza. Quindi, viaggiando, si impara.
E il valore aggiunto del femminile? Pur condividendo quanto detto per il guerriero, si aggiunge forse una specificità che credo sia quella di tenere insieme, di riuscire a far coesistere ancora più fronti.
Il personaggio di Bradamante nel “Cavaliere insistente” di Calvino in questo senso è esemplare. Alterna ed utilizza strumenti differenti (come nella danza maori…): meditazione e clausura si accompagnano a momenti di azione in battaglia … inoltre riesce anche ad innamorarsi, a vivere una passione e a trasformarla in altro nel corso dei capitoli…profondità e leggerezza, insieme…
Come ci insegnano discipline olistiche come lo Yoga: il giorno (Surya è il sole, la vitalità) e la notte (Chandra è la luna, la quiete e l’intuizione)…insieme danno la creatività. Quindi, insieme alla consapevolezza, uno dei frutti che aiutano a “sopravvivere imparando” tra le molteplici sfide è proprio la creatività.
Che non è perdersi nel fare (ah…la condanna del “multitasking”, soprattutto per le donne) ma essere “trasformative”, generare cambiamenti, percorrere opzioni nuove…ma anche costruire ponti e alleanze tra persone, condividere parole nutrienti e silenzi densi di possibilità….
Che ne dite di una danza maori insieme?
« Batti le mani contro le cosce
Sbuffa col petto
Piega le ginocchia
Lascia che i fianchi li seguano
Sbatti i piedi più forte che puoi.
È la morte, È la morte! È la vita, è la vita!
È la morte, È la morte! È la vita, è la vita!
Questo è l’uomo dai lunghi capelli
è colui che ha fatto splendere il sole su di me!
Ancora uno scalino, ancora uno scalino, un altro
fino in alto, IL SOLE SPLENDE! »
Irene A. ha mandato il suo contributo, (una presentazione Power point) … immagini che parlano di donne nel loro essere guerriere.