PONTITIBETANI

Zone Temporaneamente Autonome


14 commenti

Lezioni di figlia grande: ansia da prestazione

La pagella della grande è stata una costellazione di 9, esclusi due 8 in scienze e geografia perchè non usa ancora con sufficiente padronanza i termini tecnici.

I suoi quaderni sono impeccabili da quando le maestre, di quest’anno, le hanno rimproverato il disordine.
Lei scrive molto bene, è brillante e capace di essere ironica e spigliata, nello scrivere. Si impegna, applica, legge un sacco e se la cava bene nel disegno .. ama poco la matematica, e sinceramente mi dispiace.
Ma se la scrittura, l’arte, la musica, il disegno, anche la medicina, l’attività fisica sono oggetto di stimolo familiare (nella famiglia allargata), di chiacchiere, di scambi scambievoli e curiosi. La matematica no. In questo io sono un panotto di ghiaccio e a scuola nessuna maestra sembra riuscire a trasmettere quel fascino dei numeri, che ho scoperto esserci l’unica volta che un collega matematico si è applicato a mostraci il fascino del gioco dei numeri.
Insomma se non si è portati per istinto, verso i numeri, prevale lo standard e non ci si innamora della materia.
Peccato.
In ogni caso, lei, se si applica anche lì va bene.
E allora che ca*** voglio?
Io niente!!
Ma loro, a scuola, che ca*** vogliono?
Che bisogno hanno di trovare l’eccellenza nei bambini, è vero fanno un bel programma didattico, ma non è possibile sgarrare, le attese sono molte e anche le pressioni.
Stanno malati, ma i compiti si devono fare, sennò la maestra si secca a dover recuperare: ma questo lo dice solo a lei, a me dice invece “non si preoccupi signora, si recupera benissimo, tutto, e solo in un paio di giorni”.
Digressione (scusate ma voi quando siete a casa malati, vi portano il lavoro a casa,
chessò tubi se siete idraulici, o una macchina nel letto se siete meccanici? beh i bambini si portano il lavoro a casa anche se sono malati. mah!!!)
Vanno a scuola 5 mattine e 4 pomeriggi ma hanno sempre un sacco di compiti.
Tutti i gg e nel week end.
Sicuramente è una ottima scuola.
Però nonostante ciò e nonostante lei sia una ottima allieva, mi suona stonato qualcosa.
L’ansia da prestazione, da voto, dal bel risultato, che le maestre distribuiscono a pioggia e lei si porta a casa.
L’altro giorno mi dice dimmi un castigo che posso darmi da sola … se non imparo bene le parole precise di scienze e geografia.
:-/
EEHHHHHHHHHHH????????????
:-O
!!!!!!!!!!!!
Così le ho parlato, spiegandole sommariamente, che questo genere di menate se le potrà fare alle superiori … e che stava dicendo una cavolata. Che a me è ed era sufficiente il molto che già fa!!
Ho provato a coinvolgere suo papà ma temo di aver peggiorato le cose, le ha detto che:
secondo lui, la sua esposizione della lezione, quando lui la interroga, è criticabile perchè gesticola troppo, usa troppo intercalari, quando ha un dubbio sulla lezione, è troppo dispersiva.
Magari dovevo stare zitta. Dovevo stare zitta e basta, senza magari.
Così ogni mattina lasciare casa per la scuola è fonte di ansia.
Che cosa serve nella vita l’ansia da prestazione?
Io mi accontenterei del piacere di imparare, della curiosità, della convivenza a scuola con altri e altre regole.


Lascia un commento

fragilità


ricevo regolarmente una newsletter di una casa editrice che organizza anche convegni, corsi, seminari, laboratori. (area psicologia pedagogia riabilitazione e similia)

quest’oggi l’invito è ad un seminario per insegnanti psicologi educatori pedagogisti e per spiegare loro come occuparsi dei bimbi adottati extracomunitari.
il taglio è psicologico e verte sulla dimensione emozionale e sulla fatica che questi bambini e (immagino) le loro nuove famiglie incontrano.

la riflessione invece va allo sguardo che culturalmente diamo alla fatica delle transizioni, dei cambiamenti.
il filtro è spesso psicologico, ma di quella psicologia residuale, da giornale, da divulgazione spicciola in cui oramai galleggiamo ogni giorno.
la psicologia ha sostituito la sociologia, l’antropologia, l’etnologia, la pedagogia e infine la filosofia – dato già segnalato in un post precedente parlando di come proliferano le riviste a marchio “psy” -.
psicologia “è”  chiave di lettura di quasi ogni fenomeno.
così come oggi ogni esperienza è osservata cme se fosse primariamente soprattutto psicologica.

ma la psicologia nasce storicamente come studio della psiche ma anche e soprattutto come cura.
cura delle esperienze, delle sofferenze, delle ferite e dei traumi.
ma, ogni esperienza fa male, lascia tracce, segni e ferite; quindi seguendo questa onda di pensiero sono “da curare”,  sono malate e sono malattie.

e questo ci rende fragili, deboli, eternamente esposti a dolori da curare, a ferite e traumi, eternamente malati.
avevo letto una statistica che denunciava la crescita esponenziale delle depressioni.
oh! siamo tutti, ma proprio tutti malati.

ma è davvero così?
e … non è pericoloso?

siamo davvero dei vasi di coccio in mezzo a vasi di metallo (manzoni non la metteva giù così, più o meno, quando parlava di don abbondio?).

tra l’altro il rischio è di individualizzare le sofferenze (anche se è chiaro che si cura meglio un solo individuo che tanti) e di non vederle eventualmente come un dato esistenziale, umano collettivo.

si perde l’idea sofferenza come passaggio, transito fatica da uno stadio all’altro delle età, del vivere e delle esperienze.
e quindi come opportunità di crescita: personale, sociale, singolare e plurale, condivisa e condivisibile.

così di ogni cosa che si parla di deve iniziare dalla sua intrinseca psicologia.

per chiudere, recentemente, la maestra della figlia grande (quella delle strane domande) mi ha detto, in un colloquio, che vedeva certe timidezze della bimba ma non voleva dare loro troppo spazio, e quindi non si metteva a enfatizzare la richiesta di aiuto dando credito alla bambina della sua capacità di superare la fese di cambiamento (scuola, maestre, compagni).
avrei potuto infuriarmi per la mancata sensibilità oppure fidarmi della maestra e di mia figlia, che farà fatica ma supererà anche questa prova di crescita.

monica


Lascia un commento

le mie maestre?

la maestra della grande è per me infinita fonte di domande ed inquietudini.

non c’è giorno che non debba trattare le perplessità della pargola che puntigliosamente la maestra le alimenta e che lei si riporta a casa, assieme al peso dei libri.
breve elenco:
  • m. arrivava da una scuola di piccolo paese (2000 anime ca) – in cui ha frequentato 3 anni di scuola dell’infanzia e 4 di scuola primaria        ….    alla scuola di una grande metropoli (voghera)
  • e “cavoli!!!” non aveva ancora fatto l’analisi logica, grave assenza di un pre-requisito scolastico.   ovviamente tale fatto non viene compensato dal fatto che l’altra maestra facesse anche arte in aula e abbia davvero insegnato l’uso del pc. in fondo il fatto di dover studiare fino ai 400 anni non incide minimamente E se l’analisi logica non l’hai fatta entro i 10 anni sei mesi ed un giorno ti si blocca l’imprinting della faccenda.
  • m. ha scritto per compito, una poesiola sulla luna, molto carina molto ben fatta – ma  inequivocabilmente scritta da una decenne e non ha luzi o quasimodo- la maestra scrive sul foglio “ma è tutta tua?” paventando la copiatura da internet
  • m. non è battezzata e quant’altro. per scelta genitoriale. la religione è roba da grandi. volendo sarà libera di scegliere più avanti. nel frattempo gli adulti non si esimono dalle risposte complesse e nella spiegazione o sugli sguardi che le varie religioni pongono sul senso della vita. fino ad ora non era mai parso un fatto grave (nel paesino di 2000 abitanti, intendo!).  ma ora la maestra trova incongruenti la non religiosita della bimba “sei atea?!” (sob”^! sigh!         ç°°°# gulp!!!)                                                                     “e allora perchè festeggi il natale?”                                                                                                  e finisce brillantemente con un   “te lo richiederò quando ti sarai chiarita” NO COMMENT
  • la maestra invia a casa un modulo di adesione ad una iniziativa della scuola. la mamma di m., nota rompiscatole chiede delucidazioni alla bimba – che ovviamente non ne ha.            si da per scontato che la famiglia e la bimba dopo 50 gg di scuola sappiano tutto “per magia”. nessuno accenna ad una spiegazione in più su contenuto/orari/costi/svolgimento dell’attività.                                                                                                                                            ma la maestra minaccia l’intera classe: in mancanza di adesioni anche di un solo alunno l’attività verrà cancellata. la mamma di emme è perplessa, sul modulo c’era scritto aderisco/non aderisco, perciò pensava di essere libera di scegliere. la bimba si mostra preoccupata della reazione della mamma e della maestra e di bloccare i compagni. se la mamma non firma succederà un casino. cavolo pensa la mamma, io volevo solo capire di cosa si trattava e se dovevo portare emme in giro, dovendomi organizzare anche con la micropinga di tre mesi…. tracollo!
  • la mamma di m. si chiede cosa salterà fuori oggi???
p.s. e per fortuna che c’è l’altra maestra, quello di inglese e quello di educazione fisica che spezzano il circolo vizioso…. maestro unico? no grazie!