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Guerriere – Monica S. feat. Pontitibetani

Link di approfondimento

1. aspetti archeologici

2. alcune guerriere nel cinema

3. le amazzoni secondo wikipedia

4. alcuni dubbi e visioni dalla politica

5. le antiche donne guerriere berbere

6. simone weil la guerriera

7. nell’arte marziale

GUERRIERE di Monica Simionato

(chi è Monica Simionato: “donna, mamma, psicologa ad orientamento sistemico-relazionale. L’incontro con l’educazione l’ha ulteriormente spinta a meticciare e condividere equilibri ed equilibrismi che aiutino a crescere e a far crescere”)

… _ …

Ricordate la pubblicità di quella marca per bambini che NON nominerò, ma che fa giochi, vestiti, passeggini….insomma proprio quella, quella che fa pagare una cifra i giochi che fa produrre in Cina…ecco sì, mi pare proprio quella. Qualche anno fa ha fatto una pubblicità di un passeggino che ritraeva una mamma che si apprestava ad iniziare la sua giornata tra passeggini, pannolini e bebè con una danza maori (haka). Mica con un caffè, un thè, il passaggio dal parrucchiere (come in altre pubblicità per vendere biscotti per la colazione…), né con una mega dose di pappa reale…no, iniziava con una danza rituale e propiziatoria anche piuttosto antica. Come dire il ritratto di una guerriera nella quotidianità.

Quell’immagine mi ha accompagnata abbastanza, anche perché il mio essere mamma è iniziato più o meno nello stesso periodo in cui davano lo spot. Ma cosa è passato? Non certo l’aspetto esteriore né l’esibizione in sé…credo, piuttosto, si tratti di qualcosa che, seppur edulcorato dal linguaggio pubblicitario, riguardi e rimandi ad altro. Il nome del passeggino non lo ricordo, ma la danza maori sì…ma cos’è un “haka”?                   E’ un rituale, una complessa  danza comunicativa che rimanda allo spirito guerriero. E’ un modo per caricarsi e per impressionare, è disciplinata ma anche emozionale. Da Wikipedia: “È, al suo meglio, un messaggio dell’anima espresso attraverso le parole e gli atteggiamenti.”

Mmmm.. il guerriero, anzi, in questo caso la guerriera, usa tutto il corpo (occhi, mani, piedi, testa, bacino, voce..) e, insieme, l’anima…interessante.

Qui emerge una grande differenza tra essere soldato e guerriero. Il soldato si arruola in una gerarchia, in un certo senso si fonde nel “corpo” dell’arma che rappresenta, il guerriero no, rimane un individuo: è richiesta l’anima, inizia un percorso di crescita. In questo viaggio le armi vengono utilizzate principalmente per combattere le parti immature di se stessi e il frutto che si conquista sono le virtù personali, tra cui la consapevolezza. Quindi, viaggiando, si impara.

E il valore aggiunto del femminile? Pur condividendo quanto detto per il guerriero, si aggiunge forse una specificità che credo sia quella di tenere insieme, di riuscire a far coesistere ancora più fronti.

Il personaggio di Bradamante nel “Cavaliere insistente” di Calvino in questo senso è esemplare. Alterna ed utilizza strumenti differenti (come nella danza maori…): meditazione e clausura si accompagnano  a momenti di azione in battaglia … inoltre riesce anche ad innamorarsi, a vivere una passione e a trasformarla in altro nel corso dei capitoli…profondità e leggerezza, insieme…

Come ci insegnano discipline olistiche come lo Yoga: il giorno (Surya è il sole, la vitalità) e la notte (Chandra è la luna, la quiete e l’intuizione)…insieme danno la creatività. Quindi, insieme alla consapevolezza, uno dei frutti che aiutano a “sopravvivere imparando” tra le molteplici sfide è proprio la creatività.

Che non è perdersi nel fare (ah…la condanna del “multitasking”, soprattutto per le donne) ma essere “trasformative”, generare cambiamenti, percorrere opzioni nuove…ma anche costruire ponti e alleanze tra persone, condividere parole nutrienti e silenzi densi di possibilità….

Che ne dite di una danza maori insieme?

« Batti le mani contro le cosce

Sbuffa col petto
Piega le ginocchia
Lascia che i fianchi li seguano
Sbatti i piedi più forte che puoi.

È la morte, È la morte! È la vita, è la vita!
È la morte, È la morte! È la vita, è la vita!
Questo è l’uomo dai lunghi capelli
è colui che ha fatto splendere il sole su di me!
Ancora uno scalino, ancora uno scalino, un altro

fino in alto, IL SOLE SPLENDE! »

Irene A. ha mandato il suo contributo, (una presentazione Power point) … immagini che parlano di donne nel loro essere guerriere.

Per vederla seguite il link …


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P come possibilità o come problema

Flame in rete.  Incendi e distinguo. Discussioni improbabili. Il giusto è quà e non di là, io sono buono e tu no.

Non dissimilmente a quanto accade in politica, (anche se lì, ne son certa, c’è chi gioca ad un altro gioco … sporco) si finisce per dicotomizzare le posizioni.

Per quanto posso, mi voglio tenere lo sguardo del possibile, del complesso, dell’incasinato, del contraddittorio e del paradosso. Un pò taoista come posizione, nevvero?

Soprattutto nei luoghi del web 2.0, delle conversazioni e dei confronti, ci sta l’incontro, anche teso, per ridefinir ruoli e posizioni; ma senza dimenticare che nessuno inventa niente davvero. Impariamo, ridefiniamo, siamo dei formidabili elaboratori di saperi, li riadattiamo e contestualizziamo, forse è una abilità frattale umana (che bello! chissa se si può dire??), creiamo nessi e poi  nemmeno più ci ricordiamo da dove siamo partiti.

La rete è un emulatore del nostro cervello? Se lo è almeno in parte, significa mld di conessioni possibili, interpretazioni e nessi che nemmeno sappiamo da dove partano.

Una mia amica (la mia oracola) parlava di questa cose – rete intrenet etc- almeno 12 anni fa e si sentiva già un brontosauro! (vabbè l’abilità femminea alla non autostima è potente, per me resta l’oracola!!)

Insomma oggi non c’è nulla di quanto non abbia nessi con ciò che si faceva anni fa e se la rete è (o se fosse) una emulazione “nuronale” si capirebbe subito come diventi difficile dire chi ha iniziato …

Allora il problema, la questione sta dove indica A. Einstein: “La formulazione di un problema è spesso molto più importante della sua soluzione”, sta nella “necessità” di formulazione, e anche di complessificazione,  sta nel leggere e complessificare il problema e non nell’individuare soluzioni semplificate, che si traducono in tu sei cattivo io sono buono.

Sta nella possibilità di stare e contemplare la complessità, di coglierne i nessi, gli scarti e le possibilità e poi scegliere, sapendo che ogni scelta opera selezioni, e che ci farà perdere qualcosa a favore di qualcosa di altro…

 

 


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elogio della bellezza

(scritto e pubblicato per donne pensanti)

alle volte un dubbio mi si insinua.

alle volte ricordo ciò che mi ha allonatanato dal femminismo.

alle volte temo gli attacchi verso le altre donne. (ecco l’unica che se sento attaccare è la gelmini, mi va bene così, si attacca la sua velleità di un legiferare incapace che sta distruggendo la scuola e questo mi spaventa per il nostro futuro collettivo).

un paese senza scuola è un paese morto, senza memoria, passato, presente e futuro.

ma ecco il mio elogio del bello.

io non credo di essere una donna bella, o meglio “figa”, non una di quelle che fanno girare la testa per strada, nemmeno una di quelle che esibisce la femminilità attraverso trucco&parrucco.

sono, credo piacevole, ho imparato ad esserlo piacendomi.

non mi è chiaro come anche così sono piaciuta ad alcuni uomini, che poi sono stati i miei fidanzati e/o compagni.

non ho disdegnato di essere “oggetto” di attenzioni maschili, o “soggetto” attento ai maschi che gironzolavano …

quando ero giovane.

sono attratta dalla bellezza dei corpi, dalla loro espressività, dal fascino, dalla cura, dalla differenza che c’è tra gli uni e gli altri.

come tutti, credo.

peraltro vedo la bellezza anche dove altri non la vedono.

come tutti, immagino.

il mio lavoro mi ha aiutato, a cercare bellezza dove c’è (anche nella disabilità, certo)

il fatto di amare le immagini e la fotografia è stata una molla potente.

sono cresciuta in mezzo a fotografie e libri di fotografia.

insomma lo sguardo è un motore potente, la vista lo è, la bellezza pure.

la dinamica dei sessi si basa anche sulla vista, sulla bellezza, e alle volte sull’armonia dei corpi.

alle volte temo che alcuni discorsi mettano alla gogna il desiderio di piacere, un piacere che sentono le donne, e di piacere agli uomini.

antropologicamente, e fisiologicamente è un dato necessario ad ogni cultura, all’incontro e alla procreazione, all’amore, al desiderio.

è una necessità che si veste di colori, tacchi e trucchi, di pettinature, tatuaggi, treccine, piume collane, artifici più o meno piacevoli (talvolta), che abbisognano anche culturalmente del giudizio altrui.

il giudizio implica anche la scelta.

non tutto ciò che critichiamo è sudditanza agli uomini.

il rischio del vecchio femminismo era quello di una battaglia contro gli uomini. e contro le donne che non si omologavano.

io voglio dialogare con la signora velina, incontrarla, capire insieme a lei una scelta diversa.

io voglio capire se la donna con il chador è schiava o una musulmana praticante.

io, di necessità, voglio stare nella ambivalenza del vivere, che tenta si metter insieme opposti inconciliabili.non per farli andare in sintonia, omologarli ma per legittimarli come pari …

e poi da li, da quell’incontro – anche critico – crescer in una cultura più complessa, attenta, “pensante”, portatrice di valori e disvalori, di valori nascosti da scoprire, da cercare  anche nel letame (purtroppo) … o di falsi valori mascherati da buone ragioni che vanno eliminati.

è un lavoraccio. ma va fatto.

lo so che è un pensiero ancora incompleto, non perfettamente definito, anche nella forma, forse privo di alcuni nessi … ma temo che giudicare troppo severamente chi usa la bellezza possa ritorcersi contro a noi stessi …