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A come amplificato

disclaimer: sto leggendo info sui bimbi amplificati, e mi sembra una questione che riguarda i genitori dei bimbi vivaci, peraltro mi sembra aiuti ad affrontare i problemi che li riguardano…Non voglio qui aprire un flame sul tema. Voglio provare giocare ed ironizzare con le mia paure di mamma di una bimba impegnativa: la minina. ©omprendendo pure le altrui preoccupazioni, qui ed ora .. voglio scherzarne.

Oppergiove … oppergiunone.

Ho una bimba amplificata. Tutta colpa di certo del mio primo moroso, quello degli hifi (hi fi .. alta fedeltà … non wifi!! ‘che poi  a quei tempi se dicevi picci tutti pensavano a falce e martello).

Insomma amplificato fa pensare agli stereo, alle casse (home teather, si chiamano oggi  …miei cari!!), agli ampli e alle puntine allo zaffiro. Amplificato, pre-amplificato. Qualcosa che rende potente qualcosa che non suonerebbe senza.

AH! e la minina cosa c’entra??

Però si, è un pò amplificata, almeno se ben capisco. Amplifcata è un modo per parlare dei comportamenti dei bimbi, di circoscriverli e capire come fare, no??


Okkey, becchiamoci pure l’amplificata. D’altronde la figlia grande risultava, secondo una amica, una bimba indaco.

Ma insomma noi si lavora con la disabilità, da 21 anni, circa. E  quindi l’allergia alla categorizzazioni per sindromi ci sta, pardonnez moi!

Alla fine tolte la categoria,  le scelte terapeutiche, educative, e robe simili … si finisce lì, davanti ad un altro essere umano.


Si. La minina è amplificata, credo.  Di sicuro molto più di me.

Irrequieta. Anche io non scherzo, tiè!

E’ strana. Non più di suo padre.

E’ veloce. Ma io con il multitasking me la cavo meglierrimo!

S’incazza da morire, come me e suo papà. Sua sorella invece è il nostro Buddha!!!

S’inerpica ovunque e con abilità inquietante. Pippi Calzelunghe è il suo modello culturale di bambina per bene.

E’ testarda. Ma di sicuro non m’assomiglia … 😉

E’ indipendente. Nata il 4 di luglio.

etc etc etc

Insomma amplificata.

🙂

Dedicata a E. e alla fatica di imparare di nuovo a fare la mamma. Acc!!!
E. a 6 giorni





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Cose orribili e marchelle. Ovvero ciò che i genitori raccontan dei pargoli per anni ed anni …

C’era una volta la deliziosa E., piccola tendetta e dotata di una intera nuvola di capelli ricci, issati sulla testa; alla domenica si incontrava con la scintillante amichetta A. bella, bionda e riccia come un in quadro rinascimentale.

Voi, già ve le immaginate sedute sul tappetone, le piccole teste ravvicinate, i capelli ricci, i visetti angelici; sono appena tornate dalla piscina, (simpatica attività domenicale e paterna).

Una giornata dedita ai bagnetti, al pranzo con gli amici, e ai teneri giochi infantili.

Ma l’aneddoto grazie al quale la famiglia, additerà per anni , anzi milllenni, le due pargolette (almeno quella in nostra proprietà) è  ….. questo…..!
Zitte zitte le due, s’allontanano dagli occhi bovini e pasciuti dei grandi, intenti a chiacchiere varie, di cui certo poi si pentiranno …dico i grandi .. delle loro vane chiacchere!
In lontananza sentono un rumore di sabbia, smossa e agitata, ma le bimbe restano silenti, non litigano, forse parlottano. I grandi restan sicuri.
Dopo 5 Minuti, una delle due, ritorna al desco lamentando fastidio agli occhi; la ricerca della correa rivela il misfatto.
Il contenuto della cassetta delle gatte, sabbia più deiezioni varie, giace sparso sul pavimento della stanza, e la botticelliana E. sorride agli adulti, cercando conferma e lodi.
Pare il gioco sia stato piacevole.
Si risparmiano dettagli infimi.
C’era una volta …


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baby talking (in pontitibetani’s style)

Mia madre mi ha ricordato che con la figlia grande ho sempre spiegato tanto, sin dall’inzio, sin da quando era piccola piccola; parlandole come se “potesse capire” la parte più complessa dei liguaggio

“sai mamma va al lavoro e torna tra 3 ore e tu stai con la nonna G. e poi io torno e mangiamo la pappa”

” non ti preoccupare, io vado e poi torno, torno sempre sai, perchè sei la mia cucciolina e ha tanta voglia di vederti e stare con te”

Mi sono sempre impegnata tanto perchè il mondo attorno a lei fosse mediamente prevedibile e sicuro, o quanto meno raccontabile, dicibile. E perchè quello che la vita mette(va) nella casella “imprevisti” potesse prima o poi diventare anche “possibilità”.

Così è poi stato da parlare delle assenze lavorative del papà, (costretto lontano 5 gg della settimana), del presentificarglielo anche se era lontano, e poi da costruirle una possibile serenità nel momento brutto della nostra separazione, spiegandole ciò che poteva essere detto. Così ancor oggi e ancor oggi lei cerca di aver racconti sulle “cose” per costruirsi i suoi punti i attraversamento.

Mi sono accorta però che con la minina non lo facevo, o meglio non lo facevo così tanto, per mille ragioni. Mi sembrava che io vado fosse sufficiente, che fosse quasi capace di capire via dna, intuito, che sapesse già capire che nell’andirivieni familiare ci fosse stabilità, costanza, una sicurezza quasi endogena. Si certo, mamma c’è. Ovvio.

Ovvio si, per me. Per la grande. Per la parte di sicurezza che sento di poter offrire.

Mancava solo tutto il resto, tutto quel parlottarle a lungo nelle orecchie, dire le cose piccole, affettuose, dolci che aggiustano ogni cosa. Il dirle “si torno da te, proprio per te, e non vedo l’ora di farlo”. Così ho cominciato a farlo, anche con lei, sottovoce mentre ieri sera la mattevo a letto.

Stanotte ha dormito, nonostante il raffreddore, in modo più tranquillo. Forse è un caso, o anche no.

Ma io ho ritrovato una rotta. Anche per me.

un grazie di cuore a cindry che con il suo honest scrap mi ha fatto ricordare le rotte della delicatezza, e l’importanza di dirle e di percorrerle, e di percorrerle nominandole – e  a mia mamma che ancora riesce ad essere la mia memoria e la mia coscienza.