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“Credulonia” .. tagli selvaggi e futuri improbabili

Una collega mi racconta che i servizi di tutela minori (quelli che si preoccupano di fare qualcosa per i bimbi maltrattati o abusati o in grave difficolta, insomma i bimbi, lo dice  o direbbe il nome, che vanno tutelati) e  alcuni servizi sociali che vengono letteralmente decapitati, dalla scure della finanziaria. Tutti hanno meno soldi e comuni e regioni tagliano, dove e come possono.

Così da un giorno all’altro la famiglia affidataria/adottiva/problematica, la madre maltrattata/ il genitore di un bimbo con difficoltà/il bimbo abusato si vedono sparire  figure di  riferimento a cui chiedere supporto, o che già fornivano un sostegno.

Ovviamente ( ma perchè deve essere così ovvio?) nessuno avvisa nessuno: i servizi evaporano, spariscono, fluttuano … E persone (non cose o oggetti) restano chiaramente e “tecnicamente” abbandonati.

Non è così dappertutto, ma intanto comincia a succedere.

 

 

Tutti i genitori sanno dei tagli previsti dalla Riforma Gelmini, più alunni, meno insegnanti, meno sostegno ai disabili e via dicendo.

L’ottica è il risparmio, anche qui si taglia e si toglie.

Così i bimbi disabili non hanno più quelle figure che li aiutavano nel percorso scolastico e restano abbandonati alle “buone” volontà di qualcuno. …

E gli altri bambini?

Ma suvvia … in fondo siamo cresciuti tutti con il grembiulino, i voti e il maestro unico .. e non siam morti.

 

 

Marchionne promette vaghi futuri e ricatta ( a mio personalissimo avviso) in nome di un risparmio …

Taglia anche lui, e cerca il risparmio, in una logica che a suo modo ha “una logica”…

 

Tutto questo ha una sua logica: c’è una grave crisi economica mondiale, e i soldi mancano, quindi si risparmia e si taglia su qualcosa.

Una logica (che si dice essere) inevitabile.

La prospettiva “dei tagli” ricade straordinariamente sui diritti, che vengono negati in nome della crisi.

E non basta, perchè questi tagli NON vengono promossi/proposti come un male necessario ma estemporaneo; non sono  “compensati” da servizi suppletivi (più ecomici o leggeri) che indicherebbero una volontà di NON azzerare i diritti.

Questi tagli raccontano di una cultura che non racconta più che quei diritti sono fondativi, perchè indicano :

un pensiero “civile” sui diritti che sparisce (tagliato anch’esso?)

un pensiero adulto sugli sprechi (che dice taglio lo spreco ma continuo a presidiare le fragilità)

un pensiero proiettivo (che si chiede cosa succederà continuando a negare i diritti)

un pensiero progettuale  (diretto alla necessità di tornare a spendere ,e magari meglio, per garantire i diritti).

Eppure io, persino io, in fondo capisco che in un mondo così flessibile una parte di flessibilità è intrinseca, e pertanto muteranno le cose, gli scenari, i pensieri, e le scelte. Magari muterà anche il modo di definire i diritti, di erogarli.

Ma ciò che NON riesco pensare sono i diritti del tutto negati, nella pratica, in un ottica di risparmio e flessibilità.

Ed è ciò che sta succedendo.

Non posso pensare che un bimbo abusato non troverà nessun operatore pronto ad accogliere il suo problema, a supportarlo; non una psicologa che lo aiuterà ad elaborare il trauma, non un educatore, un servizio, non un operatore.

Solo perchè il servizio è scomparso, perchè non ci sono i soldi …

 

Ma potrei anche pensare che la cosa NON mi riguarda,

in fondo (non fosse per il mio lavoro) tutte queste cose potrebbero non toccarmi,

a scuola le mie figlie se la caveranno bene lo stesso (suppliremo come famiglia, e come famiglia allargata avremo persino più chances di offrire una cultura diversificata e variegata),

non siamo metalmeccanici,

non abbiamo problemi legati a qualche fragilità, disabilità, anzianità, etc …

 

Resta però solo un dubbio inesausto …

ma che razza di mondo avranno in dote le mie figlie, vedranno gli adulti oggi disinteressarsi dei loro compagni con disabilità, lasciare soffrire un compagno maltrattato, vedranno che i diritti non hanno valore (anche se esistono pompose giornate dei diritti, per qualsiasi cosa, che resteranno scatole vuote), vedranno un mondo che sostanzialmente che se ne frega.

Qui cresceranno, vedranno, diventeranno donne, adulte … il cinismo magari sarà quotidiano.

I problemi saranno lasciati alla deriva.

Non avrà valore avere fiducia.

Avranno un futuro.

Improbabile perchè svuotato dei diritti.

 

 

lo so, non mi è venuto bene questo post, stanchezza e turbamento si mescolano.

spero però sia chiaro.. sorry

 


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Le molte età di una madre: adolescenza, infanzia ….

La figlia grande, oramai si è infilata nel lungo tunnel dell’adolescenza da quale ne uscirà solo cambiata e più adulta.

Mi accorgo che i libri in materia e anni di lavoro con gli “ados” non sono serviti a nulla, contrariamente a quanto mi dicono i conoscenti “ahhhhh tu, con il tuo lavoro sei una esperta …!!”

Allora la professione di educatore non è affatto identica al ruolo genitoriale, sapere cosa aspettarmi, aver visto adolescenti e genitori, non mi ha comunque preparato, questa è la mia tappa, la mia prova e la mia vita …

In più non mi riconosco in nulla nel motivetto mille volte sentito per il quale  … la mamma di una adolescente va in crisi perchè va in crisi il suo diventare una donna “passata”. Non è certo mio questo problema, perchè mi gioco troppe identità e ruoli per soffermarmi sul mio diventare “vecchia”.

Sono la mamma giocherellona e divertita, sedotta e imbrogliata di una frugoletta di quasi due anni…

Sono anche la compagna collocata in una “giovane” coppia (a prescindere dalle età anagrafiche) con bimba piccola, quindi in preda di tutti quei temi di una famiglia nata da poco: i ruoli in casa, il lavoro, la conciliazione lavoro famiglia, i rapporti con i nonni, l’essere genitori, l’essere coppia…. etc etc etc

Eppure sono anche una donna separata con figlia adolescente. Insomma non è il problema età che può davvero ingaggiarmi  …

Ma mi sento, come mamma e come non mai, imbranata e goffa con lei; affaticata dal trovare un nuovo modo di parlarle e di ascoltarla. Ancora poco capace di starle accanto con differenti vicinanze, ed è proprio il fatto di avere una bimba piccola che fa esplodere la differenza, con la piccola è tutto ancora molto ovvio e naturale (ora che abbiamo conquistato il nostro modo di stare in sintonia); con la grande mi sento di dover fare una nuova rinascita come madre.

Perdere una pelle e lasciare che appaia quella nuova. Lo so precorro i tempi, vorrei essere già al punto in cui potrò conoscere la donna che sarà, incontrarla lì .. in un tempo in cui mi sento capace.

In questo tempo strano ed incerto mi sento un bradipo, o uno struzzo, un animale greve che si muove su territori sconosciuti.

Forse essere madre significa ogni volta, rinascere insieme ai figli ad una nuova fase della vita, così come la mamma di un neonato deve imparare a sincronizzarsi sui suoi ritmi di sonno-veglia, alimentazione, pianto comunicativo … anche io oggi devo affrontare questa nuova fase di crisi/crescita sua e mia, per continuare la mia funzionematerna ed educativa, rimodulandola su un individuo che cresce e al quale non posso più dare le stesse “cose” ….

Certo è che ho perso un pò di sicurezze e navigo a vista, più che mai …

In fondo è ciò che succede anche a lei …


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cambio casa .. strategie di crisi.

stupefacente.

non nel senso di sostanza chimica atta al generare stati di coscienza alterati.

niente affatto.

solo che la crisi economica si sente anche qui e genera un sacco di downshiftig (qui c’è da leggere come se ne ragiona su donne pensanti e qui)

ma la crisi affonda le sue dita gelate e sgradevoli, offrendo esiti imprevisti.

cambieremo casa, andando a vivere nella casa dei nonni del mio compagno, cioè ad una parete di distanza  (10/15 cm) dai suoi genitori, che nell’iconografia ufficiale sono anche i miei suoceri e i nonni della minina.

essendo io e l’uomo di casa due proverbiali teste dure (mi astengo per decenza dal nominare meglio il nostro stile di teste di rapa), più abituate all’anarchia nella sua deteriore definizione, alla completa indipendenza, alla assoluta autonomia, al totale monopensiero che la cosa sembrava non solo strana ma anche improbabile.

la crisi, un lutto e qualche altro principio alchemico intangibile ci ha messo in testa qualcosa di nuovo, la possibilità di contare sulla rete, sugli affetti, sulla solidarietà, su un immediato risparmio e che contiene anche una prospettiva futura di sostegno verso i suoceri, che prima o poi invecchieranno.

rinunciando, certo, a quella indipendenza totale che vorrebbe essere la priorità necessità di una relativamente giovane famiglia …

l’esito immediato è stato un senso di liberazione e di maggiore stabilizzazione  a livello di coppia. come se ammettere che non siamo così del tutto indipendenti avesse attivato un circuito di affetto e sostegno più efficace.

ci aspetta la prova dei fatti, ma l’esito immediato è buono.

se la crisi ci permette di ri-sitematizzare i valori che danno forma alla nostra vita e stare paradossalmente meglio forse non va rigettata in toto, ma accolta (non subita) per quel che comporta.