E’ stata una giornata dura, piena di inconvenienti, in cui faccende faticose si assommano ad altre faccende fastidiose. Una giornata in cui anche la genitorialita’ e’ un peso, e si trascina tra imposizioni inascoltate e voglia di sparire per un po’. Una giornata in cui capisci che anche la paternità e’ nello stesso brodo primordiale di fatiche e insicurezze.
Mentre stendo l’odiato bucato, freddo e molliccio, penso al perché fare i genitori sia così pesante. Perché viviamo con il timore che le nostre fatiche umane finiscano per traumatizzare questi figli. Che sembrano piu’ fatti per rompersi in mille pezzi, piuttosto che per durare.
Viviamo da genitori onnipotenti e tendenti alla perfezione con figli vissuti come fragilissimi.
E continua a ronzarmi in mente che questo non va e non funziona.
Per educare i figli ci vuole un villaggio, e questa massima mi piace, e non genitori che aspirano a non sbagliare, a dare il mille per mille, che aspirano alla sicurezza per i figli, che pensano che scgliere una scuola più famosa sia garanzia di un futuro scevro di ingombri.. Ci stiamo dimanticando della nostra umanità, degli errori che insegnano.. Della paura che fa parte della dose necessaria all’incremento della adrenalina che ci porta a vivere.
Tutti a comperare i dannati paraspigoli di gomma, le sicure per i cassetti, i corpipresa.
Tutti a incazzarci per la scuola, o a correre per il corso di calcio che si sovrappone a quello di pattinaggio artistico.
Paura, paura che i figli non riescano, non sbocchino, non vivano nella mainstream della vita.
Mentre ci rodiamo dentro quando c’è una giornata del cavolo, come questa.
Ma da quando la genitorialita’ ha cominciato a sconfinare con la follia del genitore perfetto??
Ho una teoria:
non e’ solo per via della famiglia che nuclearizzandosi si e’ ristretta perdendo il vilaggio che educa e sostiene, o a casusa di una società che ha reso impossibile la solidarietà orizzontale, trasformandola e professionalizzandola. Una soluzione che ha aumentato il problema!
C’e un altro elemento di criticità abbiamo perso la filosofia e la pedagogia, a favore della psicologia e della medicina.
Abbiamo avuto a disposizione come genitori tantissima psicologia divulgata, da aprire un abisso dove siamo precipitati. Ogni teoria psicologica che ci diceva come va educato un bimbo psicolgicamente sano, ci introduceva il dubbio necessario su come crescerlo, appunto sano, con una mente sana, una psiche curata con attenzione così come un corpo che diveniva oggetto di attenzioni perché fosse sempre sano.
E non e’ brutta roba, ne la psicologia lo e’, ne la medicina, o la prevenzione.
Trovo sia brutta e antieducativa la deriva che ci ha indotto a pensare che potevamo aver gli strumenti per dare noi un futuro ai nostri figli, sforzandoci di presidiare la cura, la sanità psichica, la protezione… Dimenticando così tutto ciò che e’ il resto, ossia la vita.
Attraversare la vita …. Son “cazzi” amarissimi, c’e la morte, la paura, il tradimento, il rischio, la sorpresa e ilmresto collocate ad arte e con imprevedibilità. Ci tocca stare qui con i figli, con noi stessi, con i nostri traumi (ora sappiamo che nome dargli) infantili, attanti a non riprodurli, attenti a non urlare, educare con amore pazienza, con i no giusti al momento giusto …
Ma esser umani, no,non e’ previsto.
Cocludo: oggi in libreria non finivo di contare i libretti che dicono come si fa a far fare qualsiasi cosa con i bimbi, mangiare, dormire, la cacca, giocare, sgridare …
Tanti, troppi per una sola vita.
Vorrei che il mio manuale di viaggio coma madre e genitore fosse più leggero, fatto anche di errori, non programmazione, un pizzico di fatalismo, e una grande fiducia nell’intelligenza delle mie figlie, a diventate donne nonostante me.
Madre scassapalle.
Buon anno a tutte e tutti!
(sto ancora incazzzzzzata! Grrrrrr!!)

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