Mamma: No, non tutti, alcuni rubano quando hanno molta fame, altri rubano per prendere le cose agli altri, così le hanno loro.
Lei. Ma rubano di notte?
Madre: spesso si.
Lei: ma di notte noi dormiamo a casa. …
Madre: è vero ma di notte, proprio perché è tanto buio, e tutti dormono, si riescono fare le cose “di nascosto”. Anche perché i ladri non vogliono farsi vedere, perché se li scoprono vanno in prigione.
Lei: allora le gazze ladre vanno in prigione …
La strada è lunga, piccola, tu fai domande facili e difficili, io do risposte difficili e facili che spigano il mondo come lo vedo io, l’adulta, o come lo immaginiamo noi la tua famiglia, e come lo raccontano gli altri; e tu lo ritraduci con ciò che capisci e che sai.
E già ci incolli alla responsabilità delle parole, dai fatti, della tuo quotidianità, mediamente questo ci ingaggia (me e tuo padre) a dare un senso e una forma appena migliore al mondo che attraversiamo insieme.
questa proposta nasce da una breve riflessione con Lorenza di milanoelorenza via twitter sulla scuola, il suo post introduce bene un argomento: mandare i figli a scuola tra scuola pubblica e scuola privata.
E da questo punto in poi vi vorrei convocare su una riflessione, ed eventualmente anche ad una azione congiunta come blogger, madri, padri, genitori, professionisti, lavoratori dell’educazione, persone che riescono e sanno esplicitare alcune riflessioni in modo pubblico, in questo senso mi è sembrata molto valida la azione sulle #quote rosa (per chi non fosse stata coinvolta si trattava di una serie di post pubblicati da diverse partecipanti in uno stesso giorno e che riflettevano diverse opinioni, saperi, esperienze, pareri sulla legge sulle quote rosa in fase di votazione in quei giorni in parlamento), sia per il suo valore collettivo e plurale, e capace di contenere idee diverse.
Aggiungo questa riflessione ho studiato alla scuola pubblica, ma parte della mia formazione è avvenuta anche in strutture private; ma fino a qualche tempo fa non ho mai vissuto il disagio verso la scuola privata e certo non avrei disdegnato il pensiero mandare le mia figlie alla scuola steineriana o a quella montessoriana, che sono private (le seconde sono anche statali).
Ad oggi però c’è una deriva, spesso ideologizzata, che mi ha costretto a pensare come dare più valore, quasi difendere la scuola pubblica, che pure conosco professionalmente come portatrice di diverse criticità. Eppure oggi quasi fatico a trovare spazio per pensare alla critiche, su una scuola così strapazzata come si può aggiungere altro (?)
…..Ma anche la scuola privata, spesso lasciata sola e senza controlli, formazione supervisione, rischia di perder il suo orientamento; e lo vediamo nel sempre più frequente collasso dei piccoli asili privati che diventano degli incubi per i bambini. Senza rete, supporto, formazione, idee, creatività, la scuola fatica ad esercitare il suo ruolo, e non solo quella pubblica. Senza connessione con il mondo attorno implode in se stessa.
Ma la scuola, pubblica e privata, è destinata a crescere le nostre figlie e figli, e tutti gli uomini e le donne di domani, e quindi coloro che saranno a produrre la cultura , il sapere, i cittadini, i professionisti, il lavoratori, la famiglie di domani, la politica. Cosa decisamente rilevante, almeno io la sento così. Posso ancora fingere che la scuola possa andare avanti così? Oppure come è accaduto con la questione femminile, con le quote rosa, occorre iniziare a discuterne anche nel villaggio globale?
Il mio impegno di donna, e madre ma anche professionista non manca, ma non (mi) basta e (mi) manca un confronto più allargato e complesso, sulla scuola, così in questa mail ho invitato persone, professionisti, madri, padri, docenti, blogger, alcuni che vivono all’estero ( e che quindi conoscono anche una altra scuola), per inventare un modo di confrontarsi e lasciare il segno.
Da qui possiamo capire che è interessat* a partecipare, ampliare il gruppo e capire come condividere e diffondere l’iniziativa via web. Non cambieremo la scuola, com’è ovvio ma potremmo moltiplicare idee e pensieri – sulla scuola – e idee e pensieri quando sono sul web non sono mai persi.
Vacanze natalizie, casa, discussione politicamente animata sui perchè lsd, dagli anni 70, non sia stata più studiata nonostante i promettenti risultati in campo medico.
Una ricerca bloccata, non più finanziata, per il timore che una droga così potente …. (??)
Insomma questione non risolta, forse la questione “droghe” evocano una serie di resistenze, risolte in modo semplificatorio tra quelli che si drogano/drogherebber
o e quelli che no. E anche la scienza si è trovata ingabbiata in questa scissione? Fattore piuttosto imbarazzante visto che gli studi scientifici hanno sperimentato anche in modo eticamente, altrettanto, imbrazzante.
Alla fine forse, quella sera sarebbe stato meglio non vedere la tv che ci aveva suggerito cotanta verve nella discussione. Difficile quando tanti temi si intrecciano, attorno ad un argomento, e lo ingarbugliano tanto. Tutti sanno che ci sono questioni che implicano tante sfaccettature che ne escono con le idee chiare solo gli integralisti, per tutti gli altri non resta che una serie di dubbi, eventualmente risolvibili soltanto quando uno finisce in mezzo alla questione, quando si viene tirati in mezzo alle decisioni personali che toccano l’etica.
(aborto, eutanasia, ricerca genetica, sperimentazione sulle staminali, eutanasia, testamento biologico e simili) …
b.
Facebook, becco una bella discussione sul parto.
In cui qualcuno sostiene che il parto in assenza di dolore (epidurale) è osteggiato in Italia per via di un malcelato senso cattolico che sottomette le donne al dolore come accettazione. O espiazione, resta sotteso.
Insomma ci fan partorire con dolore perché così vuole la chiesa … Mah! E che il dolore del partorire può essere sedato come avviene in caso di una estrazione di un dente… (guiro!!)
“uno spunto di riflessione: anche togliere il dente con dolore è naturale, ma penso che a nessuno faccia schifo l’anestesia del dentista …”
Ho espresso le mie perplessità con quel piglio da maestrina acida, che talvolta mi supporta con forza ….
Chissà perché, da non cattolica certe riflessioni sui complotti vaticani mi lascian perplessa. Almeno la riflessione sul dolore della Chiesa mi è pure relativamente nota, ma non mi pare ci azzecchi con il parto.
Un figlio non è un organo malato, un dente cariato, il dolore del parto è fatto di mille e uno fattori.
O meglio il parto è fatto di mille uno sentimenti, dolore compreso. Ognuno decida pure come lo vuole vivere.
Ma non toglietemi la sua complessità.
In ogni caso io di quel dolore me ne sono fatta qualcosa, in termini di forza e resistenza, e di debolezza bisogno della presenza di una brava ostetrica e del padre delle bimbe.
Una esperienza di incontro, non solo con il dolore, ma con la nascita – ogni volta nuova – delle mie due figlie. E con tutto ciò che esso comporta.
Ma lo ammetto, io che azzero ogni accenno di cefalea, con la chimica più becera … non capisco la paura del dolore nel parto. Sono proprio ottusa in questo senso, così come capisco anche meno chi vuole partorire in anestesia totale, quel buco nero della coscienza …. a maggior ragione prima di vedere tua/o figlia/o.
Detto questo resta da ragionare sul senso del dolore, sulla medicalizzazione del parto (è più cara e quindi più conveniente per gli ospedali mi spiegava un ostetrica), su una esautorazione della donna e della coppia nel processo di nascita del proprio figlio, una lettura di un evento naturale come se fosse “malattia”.
Può anche darsi che per qualcuno la resistenza/sopportanzione del dolore sia un tema che attiene alla sua sfera religiosa, ma mi sembra più un dato personale che una trasversalità.
Mentre il movimento nato da Leboyer in poi sembra piuttosto evocare una riflessione più collettiva sui riti e le prassi del nascere.
c.
Il futuro dei figli.
La butto lì grevemente, ma la crescita e il futuro di un figlio quanto dipende dalla scelta della scuola. Io ho il timore di essere una madre un pò chioccia, ma ho la sensazione che non basti una scuola più “figa”, le attività sportive, a dare ad un figlio gli strumenti per il futuro.
Che so mandare un figlio a studiare lontano (dopo la scuola media, non parlo di università momento nel quale l’uscita dal nido consogliabile, imho) per avere una scuola migliore, negli anni della crescita/formazione emotiva, sociale, culturale, affettiva, sessuale ….
Io ho molte resistenze e dubbi, e mi pare che questa enfasi su scuole di alto livello, come garanzia di chissà cosa, sia sproporzionata.
Gioco con una riflessione al ribasso non è che i figli del famoso Avv.to Agnelli siano stati così felici, o solidi. Avranno studiato nelle scuole migliori, e hanno una barcata di soldi.
Sono per questo persone migliori, più felici … ?
Per quanto io conduca una battaglia, minimalista, sul bisogno di scuola e di cultura, però penso che il futuro delle mie figli passi anche da una carta capacità di resilienza, che ad oggi non viene incentivata dalla scuola