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Visionarie, capitane coraggiose o organizzatrici …

Conosco un paio di signore che, dopo una vita professionale di alto profilo, continuano a partecipare alla vita sociale, assolvendo nel mondo associazionistico ruoli importanti. Sembrano usare le medesime doti che hanno usato nel mondo del lavoro, capacita’ organizzativa, di leadership, e comunicazione efficace. E lo dichiarano.  Continua a leggere


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Elisabetta, Ada, e il tempo dello scrivere

Elisabetta Setnikar si descrive così:

“Un marito, tre figli adolescenti, due cani. Cosa può fare una cinquantenne casalinga milanese per sfuggire ai pomeriggi di tè con le amiche o alle partite di burraco, se non scrivere ? E così, da una frase a un pensiero, da una mail a un articolo, è arrivata a scrivere libri.”

(scrive anche su news.liberoreporter.ue)

Elisabetta, l’ho conosciuta di recente, quando con una collega abbiamo preparato una serata dedicata alle maternità. Volevamo soffermarci, in una serata, a raccontare e pensare a come l’essere madri non risponda ad una unica iconografia, una unica forma, come se la maternità non sia solo un fatto di pancia e di parto, ma una espressione di ciò che le donne sono e non sono, possono essere e non essere, in virtù di quella possibilità di essere madri, di essere educate a diventarlo, anche quando scelgono di non fare un figlio, o non possono, o lo adottano, o decidono che la maternità si esterna in un lavoro o nella cura di un giardino, o nella possibilità di scrivere libri, di fare crescere un progetto …

Ecco che in tale gamma di possibilità, Elisabetta, si è stagliata dallo sfondo come una donna imprevedibilmente tradizionale, “strana” per me, che, di donne che hanno fatto la scelta consapevole di essere casalinghe e madri, ne conosco ben poche. Almeno nella mia generazione, le mia amiche, siamo tutte donne che lavorano, e che hanno espresso o voluto esprimere se stesse nella dimensione professionale ….  Continua a leggere


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La cura a metà

Un post che non saprei dove collocare nella pluralità di blog che maneggio, dovrebbe stare in tanti posti. Nel dubbio meglio la casa madre. Qui.

Su facebook nella consolidata realtà femminil-femminsita di #donnexdonne si parlava della prevenzione della violenza sulle donne e nello specifico a seguito del crescente fenomeno degli omicidi, statisticamente e stabilmente in crescit in Italia: i “femminicidi”, da oggi chiamiamoli così.

Ma come? Si può attraverso provvedimenti legislativi, azioni politiche, rivendicazioni femminili e maschili, cambiamenti culturali in atto e che forse vanno colti e mostrati …

E poi … a me non basta. Devo potere rintracciare nella quotidianità queste esperienze, devo capire se e cosa può indicare una strada di differenza. Per quanto possa sembrare scomoda e non sia poi definitivamente o necessariamente la strada giusta. Ma le divergenze, le dissonanze, gli scarti vanno nominati per capire se rappresentano una possibilità interpretativa interssante e sufficiente. Continua a leggere