PONTITIBETANI

Zone Temporaneamente Autonome


Lascia un commento

Senza titolo

A te cos’hanno regalato, per il tuo compleanno?

Schegge di mezzo secolo, o quasi!

Commuoversi
La commozione e la capacità di mettere tra le virgolette alcuni pensieri.

Immagini
La fotografia vera e immaginata, che coglie con commozione le cose grandi e i dettagli di alberi, istanti, fiori, tramonti, case e animali.

Memoria
I ricordi nascosti da una vita, i ricordi dell’infanzia custoditi in una parte della memoria che non si sapeva nemmeno di possedere.
Ecco qui, leggero come il vento, un pezzo di infanzia.
La memoria che dicono sia “cosa da Vecchi”.
Ma non mi sento vecchia.
Mi sento solo lieta di ritrovare questi ricordi che credevo di aver perso.
Tutta la vita e’ lì, e ne trae significato.

L’amore.
Scoprire che in uno stesso tempo molto breve si è diventati capaci di amare e non si è ancora capaci di amare abbastanza, o bene.

Le parole.
Che messe lì, tutte insieme, una dietro l’altra, con un po’ di cura e attenzione riescono a dire qualcosa e diventare una forma….
Una forma compiuta non si perde; e la parole non restano dentro, o perse o dimenticate.

Le epifanie.
I momenti in cui tutto si rimette insieme, in un unico momento, in unica forma. Dove convivono bene e male buono cattivo piacevole e spiacevole facendo percepire l’esatto profondo senso della vita. Per un secondo o due.

Capire.
Capire che si è potuti andare un pochino avanti oltre se stessi e che – comunque – non si era (e’) capito proprio tutto.
E che cadere e sbagliare talvolta ha a che fare con il saper ridere di se stessi, avendo pazienza perché c’è ancora tempo di imparare.


2 commenti

Prima o poi si arriva a 50

50-anni-di-infradito

50-anni-di-infradito

50 anni. In arrivo sul binario 27 fra un anno e poco più.

Per allora mi spettera’ un post d’oro, tipo nozze. Mezzo secolo di pazienza, di tolleranza verso me se stessa e le mie insipienze. Ma visto per ora non ho voglia di pensare a quanto ho dovuto sopportare da me stessa, in un quasi cinquantennio, mi tocca rivolgere l’acidume accumulato verso il mondo attorno… limitandomi pure.

Ma aspetto ansiosamente solo il momento di diventare una vecchietta petulante, in grado di dire tutto, senza peli sulla lingua!

Che sollievo.

Continua a leggere


3 commenti

dei veri saggi, sapienti, soloni e presuntuosi storici (e le donne)

I vecchi son saggi. Non tutti, però. E non dovrei dirlo visto che mi avvicino progressivamente alla categoria…

La deriva storica che viviamo è quella di un mondo fatto di presuntosi storici (da anni presumono di dover insegnare agli altri), di tronfi “soloni” della ultima ora grevi e pedanti, e di qualche raro e sporadico saggio. Questi ultimi sono devvaro radi e preziosi, nel loro illuminare la strada con azioni e parole. Uno per tutti buono anche per noi laici: Don Andrea Gallo. Saggi son quella strana gente che si limita a offrire luce, laddove ognuno possa percorrer strade diverse con maggiore leggerezza, sapendo che quella luce permetterà di vedere un pò più lontano; qualcuno che fa luce senza arrogarsi alcun merito, con gentilezza e forza, passione e intelligenza. Merce rara, preziosa ma che si riconosce subito.

Per contro la rete, navigata di giorno in giorno, ci mostra un altro mondo possibile con meno presuntosi e più persone capaci di costruire, di offrire, regalare, insegnare senza pretesa (ma la rete non è Italia, si capisce). Laddove ci son pochi saggi, molto squali, e una marea di persone che provano a fare cose, tra rete e tempo quotidiano, tra idee e azioni, consapevoli che si può fare a patto di “star giù di dosso”, smontando i panni fastidiosi dei maestrini, dei finti vecchi saggi, mostrando la voglia di ascoltare e capire la divergenza, perchè la rete non è età, non è maschio, non è donna; un luogo dove si è e si può essere solo in base al valore che si riesce ad esprimere.

Insomma dove non ci sono i veri saggi, sarebbe più interessante, fuori dalla rete emergesse la pluralità delle voci, degli scambi, della condivisione, dell’ascolto, di una prassi nuova che fa posto ai giovani, in cui le donne osano prendere voce, in cui le intelligenze prevalgono sui saperi stantii e arroganti.

Ne sto facendo scuola in questi ultimi giorni, una realtà di “rete” (non web) dove mancano i giovani, e le donne son poco capaci di prendere voce, ed emerge in tutta la sua potenza la vecchia politica, la vecchia cultura, della presunzione, della verticalità, dell’ordine di beccata, la solita Italia stantia, dei vecchi asfittici e senza giovani, senza donne, senza prospettive.

Vorrei potermi prendere solo il meglio, oggi e in questo nuovo anno: più giovani, più rete, più donne, e qua e la la voce di qualche vero saggio e magari anche di qualche saggia.