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imperativi e allergie …

premetto che l’idea del

Fa’ la cosa giusta!

mi piace davvero e spero di riuscire a farci un salto, quest’anno.

Ma proprio quel “fà”  appiccicato a “giusta” …  mi sta dando noia.

Lo sento troppo imperativo, troppo impegnativo quel:” tu fai”, ma chi io? ma non faccio abbastanza, non faccio “giusto” ?…

Perchè quest’anno (crisi economica docet) quel fare non è sempre così facile, e molto relativo a possibilità limitate e vincolate.

Vale a dire non ci si permette più l’intera spesa al supermercato del biologico, per esempio.

Ma poi ci si dice che quaggiù al paesello la (non) connessione tra mezzi pubblici trasforma pochi  km in una epopea da far west se non ci si muove in auto. Vi fugurate arrivare a Milano?

Così usi l’auto e non fai la cosa giusta.

Le verdure bio ce le dà la suocera. Faccio la cosa giusta.

Uso l’auto a gpl, mezzo punto scarso per il gpl e 10 punti meno per l’auto. Faccio una cosa quasi giusta.

Siamo vegetariani, 2 punti a favore. Faccio una cosa giusta.

Compero gli abiti ai centri commerciali (costano meno), 2 o tre punti meno. Non è la cosa giusta.

(non proseguo a fare lo scanning della mia vita ma si capisce subito che qui la coerenza assoluta fatica a uscirne sana).

Siamo un pò ciatroni, noi, non facciamo la cosa giusta!!

‘azz.

E’ una vita che tento di capire cosa sia questo aggettivo “giusto” che mi perseguita.

In ogni caso perchè non dire “facciamo la cosa giusta”, collettivizzando questo impegno, rendendolo un dovere collettivo, un imperativo collettivo.